Lungi questo elenco da essere una classifica, abbiamo pensato di proporvi una selezione di 10 giochi che nel corso di quest’anno hanno colpito particolarmente la redazione. E’ bene specificare che i titoli scelti cercano di spaziare tra tipologie diverse, considerando sia i valori produttivi, che dei criteri spesso troppo trascurati in questo settore come l’originalità o l’innovazione. Il tutto senza tralasciare la scena indie, ritagliandole uno spazio all’ombra dei giganti.
Il link ad una recensione dettagliata è disponibile cliccando su ogni titolo.
il titolo di Hideo Kojima riesce a fondere l’originalità di un gioco indie, con i valori produttivi di un Tripla-A commerciale, recuperando una voglia di sperimentare che dovrebbe essere più presente nei titoli di alto profilo. Le sue meccaniche propongono una gestione dell’inventario e degli oggetti decisamente rivoluzionaria: ciascun accessorio infatti è determinante per attraversare un mondo dove lo spostamento è un’operazione meno sicura, scontata e automatica di quanto non sembri. Il giocatore lotta per ogni singolo metro percorso, nel mantenere in sicurezza il suo prezioso carico. L’inventiva del creatore di Metal Gear si esprime anche nella trama, creando uno dei pochi esempi di fantascienza veramente originale che sia stata proposta nei videogiochi da anni a questa parte.
Il gioco di From Software è la consacrazione del genere “soulslike” anche al di fuori della saga maestra che ne ha creato il mito. Inaugurando una nuova serie gli sviluppatori hanno dimostrato che la loro idea di videogioco funziona, grazie ad una giocabilità tanto punitiva, quanto appagante e coinvolgente. Sekiro segue l’impostazione tipica dei Souls, ma cambia l’ambientazione, passando dal fantasy occidentale a quello nipponico, attingendo al suggestivo folklore della terra del Sol Levante. Un titolo duro e impegnativo, ma coinvolgente e capace di tenere impegnati molto a lungo.
Quando devono rilanciare una serie, spesso molti sviluppatori ne reinterpretano le meccaniche al limite dello stravolgimento, forse per paura che senza emulare i giochi contemporanei, si possa quasi sembrare vecchi o obsoleti. Devil May Cry 5 invece si presenta con la stessa baldanza e sicurezza del suo protagonista Dante, proponendo un’impostazione generale che non cambia di una virgola dai capitoli precedenti, ma che risulta comunque eccezionale nella sua solidità e capacità di divertire.
I tre personaggi sono dotati di un parco mosse e abilità differenziate in modo perfetto, arrivando a toccare livelli ineguagliati nel campo degli action quando si tratta profondità e varietà del sistema di combattimento. Le mosse infatti sono tantissime, rendono ogni personaggio un’esperienza a sè stante e consentono un numero di variazioni tali che per provarle tutte bisogna giocarlo più e più volte.
Nell’anno di Apex Legends, dei guadagni vertiginosi di Fortnite, sembra strano che uno sparatutto in singolo si faccia notare a dispetto dei modaioli Battle Royale, eppure Metro Exodus ci riesce benissimo. La sua ambientazione e la sua trama crepuscolare si posano come un leggero strato di neve su di una giocabilità eccellente. La componente sparatutto è molto precisa nelle sue dinamiche, ma anche valorizzata da una rosa di armi che ben si differenziano per utilizzo e stile di gioco. In aggiunta le meccaniche survival sono implementato in modo encomiabile, risultando perfettamente calzanti e adatte a renderlo più vario rispetto alla concorrenza.
Capcom ha alzato l’asticella per quanto riguarda i rifacimenti, arrivando a creare un titolo che per molti è andato pericolosamente vicino al meritarsi il premio di gioco dell’anno in assoluto, nonostante si tratti di una riproposizione di qualcosa di già giocato vent’anni fa. Il nuovo motore grafico infatti raggiunge vette qualitative altissime, colmando l’unica lacuna tecnica di un titolo che ludicamente rimane eccezionale. Non paghi di ciò, gli sviluppatori hanno anche inserito parti inedite, tanto per non far sentire troppo rilassati i giocatori veterani e donando anche a loro un ritorno capace di regalare qualche emozione nuova.
Come si potrebbe definire Control se non una specie di Max Payne con forti influenze sci-fi? Un connubio dovuto ad una direzione artistica sorprendente nella trama e nello stile, unita ad una giocabilità tipica delle opere migliori di Sam Lake . Verrebbe quasi da dire che Remedy sta agli sparatutto in terza persona per l’occidente, quanto Platinum Games sta agli action per il Giappone; entrambi forse non celebrati abbastanza dai grandi numeri per i loro meriti creativi, eppure capaci di lasciare un segno ogni volta che pubblicano qualcosa di nuovo.
Avendone citato gli artefici, ecco una posizione dedicata espressamente ad Astral Chain. Può sembrare ridondante la sua presenza avendo già dedicato uno spazio a Devil May Cry 5? Decisamente no, in quanto l’ultima fatica di Platinum Games dimostra come, anche con specifiche hardware più modeste, la ludoteca di Switch riesca a proporre titoli seducenti. La polizia futuristica creata seguendo il tratto di matita del celebrato mangaka Masakatsu Katzura (famoso per Video Girl AI) risulta frizzante, briosa e vivace nel suo modo di combattere minacce iper-tecnologiche. Immancabile la giocabilità frenetica, ma assuefacente, per cui gli autori di Bayonetta sono famosi.
Obsidian è per molti utenti PC un sinonimo di gioco di ruolo e anche stavolta confermano la loro fama con un ritorno in grande stile. The Outer Worlds riporta nei GDR tripla-A un sistema ruolistico e delle missioni secondarie progettate con tutta la perizia di chi questa tipologia videoludica ben la conosce. Nel settore indie un lavoro analogo è stato fatto in Disco Elysium, tuttavia c’era davvero il bisogno della stessa cura anche nei giochi tecnicamente più ambiziosi. La galassia popolata da mercenari, mercanti e strani pianeti è stata riempita con una serie di attività e compiti variegati, perfettamente adatte ad offrire ad ogni giocatore una sua interpretazione del personaggio principale.
Anche qui, ci addentriamo a dare uno spazio ad un titolo che pur avendo qualche pregio in comune con un collega, ne sviluppa i tratti salienti in modo personale. Se infatti Outer Worlds è il seguito ideale di Fallout 3, Disco Elysium si pone come il nuovo Planescape Torment, non tanto per essere un GDR isometrico, ma per la enorme cura posta nel tratteggiare trama ed componente ruolistica agli estremi livelli. Raramente infatti si può giocare un titolo che permetta di interpretare dialoghi e scelte di un personaggio in modo così eterogeneo e dettagliato. In aggiunta l’ambientazione è davvero fuori dal comune, mettendoci alla guida di un investigatore della polizia in uno stato immaginario più vicino alla contemporaneità che non ad un mondo fantasy o fantascientifico.
Erroneamente (ed ingiustamente) posto da alcuni in confronto e competizione con gli open world delle grandi case, Shenmue 3 invece è una produzione indie a tutti gli effetti, la quale riesce a raggiungere livelli che sino ad ora non si erano mai visti per un gioco uscito da Kickstarter. Continua l’avventura di Ryo Hazuki in una Cina dove l’assassino del padre si fa sempre più vicino. Tra arti marziali, investigazione e attività secondarie, ogni compito da svolgere è minuziosamente studiato per avere un senso e un’utilità nell’insieme, senza proporre cose da fare che risultino pretestuose o slegate dal contesto. Ritornano anche i personaggi con i loro compiti e routine legate agli orari e ai luoghi, creando un open world pulsante, vivo e credibile, capace di ammaliare e coinvolgere chi non ama i giochi free roaming troppo dispersivi o riempiti con cose di scarsa interazione.
Il Castlevania che volevate, ma non osavate chiedere, ma che fonde in modo perfetto azione, esplorazione, piattaforme e combattimento. Bloodstained è un esempio di quando la scena indie sa rispondere in modo ineccepibile alle richieste dei giocatori. Un esempio di come le due dimensioni spesso rimangano la formula migliore per declinare determinate meccaniche e proporre esperienze ludiche che tradotte nelle tridimensionalità forse funzionerebbero meno bene.