Con un po’ di amarezza mi adagio verso FIFA 23, raccontando la mia esperienza con una recensione della versione per Xbox Series X. Mi guardo indietro e ricordo quel primo calcio d’inizio su Super Nintendo. Quando ancora si chiamava FIFA International Soccer e riuscì ad impressionare tutti per quella scelta isometrica nel presentare un incontro di calcio. All’epoca avevo appena 8 anni, con la maglia di Alex del Piero come mia seconda pelle (ricordo che la portavo anche sotto il pigiama). Nonostante i campioni vanno e vengono, nella mia vita l’unica costante è stata sempre la famosa “partita a FIFA”.
Tornavo da scuola e prima di fare i compiti la infilavo sempre, quasi come se fosse una scusa per evitarli, anche se in realtà non lo era affatto. Un rito che poi è diventato un mantra. Quante risate e quante litigate, gomito a gomito, quando ancora il multigiocatore e gli esports erano solo nei film di fantascienza. E adesso mi ritrovo qui, con tanta amarezza – e un carico di tristezza che la metà basta – a raccontarvi l’ultimo grande FIFA. Attenzione, però, a non travisare le mie parole. EA Sports non cesserà il suo franchise, bensì fa una sorta di rebrand causa mancato rinnovo della licenza ufficiale. Dal prossimo anno, infatti, si chiamerà EA Sports FC ed arriverà in formato GAAS al pari di eFootball.
Senza pensare inutilmente al futuro, godiamoci il presente con FIFA 23. Come succede in ogni edizione, l’iterazione annuale arriva carica di novità e con annosi problemi di bilanciamento. Le prime riguardano, in gran parte, il gameplay giocato, così come pure le seconde. Come sempre si mette il tutto su una bilancia che, a mio modestissimo parere, ha un nome e cognome e si chiama FUT. La modalità competitiva di FIFA, dopo aver fatto i conti (e forse sembra averli risolti in gran parte) con le note problematiche di connettività, sembra arrivare carica a pallettoni.
Le altre modalità di FIFA 23 trovano una giusta collocazione anche in questa edizione ma non portano nulla di significativo e tale da farci sobbalzare sulla sedia. Al netto della mia esperienza di gioco – e in maniera del tutto aderente al nostro credo progettuale – vi andrò a raccontare il “mio” FIFA 23, con una recensione della versione per console Xbox Series X.
Rivoluzione gameplay parte II
Prima di urlare al miracolo del gameplay, bisogna un attimino capire dove quello che abbiamo oggi è cominciato. L’anno scorso è stata introdotta per la prima volta la tecnologia HyperMotion. Questa particolare feature permette di catturare in tempo reale i movimenti dei giocatori in maniera organica e direttamente in azioni di gioco vere e non simulate. Tutto questo è reso possibile grazie alle tute Xsens, indossate da tutti e 22 giocatori in campo, in grado di inoltrare un volume enorme di informazioni. Queste vengono elaborate da un algoritmo di machine learning che apprende, elabora e rianalizza le informazioni per donare un’intelligenza tattica a tutti gli NPC in campo.
Ora, se pensate che prima di tutto questo si ragionava in camera stagna, dove si analizzavano i singoli movimenti e si sommavano tra gli undici in campo, capite bene che il “salto mentale” tra FIFA 21 e FIFA 22 è stato epocale. FIFA 23 prosegue nella strada già tracciata dal suo predecessore, aggiungendo, però, un ulteriore pizzico di realismo. 6000 animazioni in più rispetto lo scorso anno sono tantissime. Queste vanno a contribuire in quel “Toh, sembra di guardare una partita in TV”. Ma la realtà è ben più sottile di questa.
Sono i dettagli che questa volta vanno a confezionare quello che assomiglia al FIFA migliore di sempre, o meglio, al FIFA più completo di sempre. Le luci e i suoni del giorno partita (sempre se cuffia-muniti), restituiscono quelle sensazioni di una partita di calcio vista in TV. Con il controller in mano il fattore immersione regalato da FIFA 23 è quasi senza precedenti (anche se il mio preferito resta ancora FIFA 98 Road to World Cup).
Entrando ancora più in profondità, i movimenti e le reazioni fisiche dei giocatori sono imparagonabili rispetto al passato. Le articolazioni delle mani e dei piedi reagiscono alle sollecitazioni esterne. L’impatto della palla con la mano del portiere piega le dita, le caviglie dei giocatore non sono più dei blocchi monolitici e quando si accelera in corsa la postura del corpo cambia in maniera dinamica. Stesso discorso per altri elementi di contesto, come il pallone, la rete e il terreno di gioco, che finalmente stringono la mano alla fisica. Alla ricerca di quella simpatica cosa che prende il nome di realtà.
Take your time in FIFA 23
Mai come quest’anno costruire un azione di gioco è diventato difficilissimo. Merito o colpa di tutto questo è la scelta di preferire un approccio più ragionato rispetto le passate stagioni. In FIFA 23, infatti, il gameplay è forse il più ragionato se confrontato con le passate stagioni, con una velocità di gioco tra le più basse delle ultime edizioni. Scordatevi i rush e i tiki taka snervanti. Adesso i difensori vi “mordono” alle caviglie, e quando serve entrano duro con coscienza e volontà. Discorso che vale sia in situazioni 1vs1 che se esteso agli 11.
Sul fronte difensivo è stata rivista la famosa meccanica del contenimento difensivo, conosciuta dagli addetti ai lavori come “jockey movement”. Il posizionamento del difensore è in gran parte deciso dall’attributo lettura difensiva, novità assoluta di questa edizione. Una specie di evoluzione del parametro posizionamento che guarda anche cosa fanno i compagni prima di istruire il giocatore circa il modo di difendere. Il contenimento può essere con o senza fretta, nella misura in cui si deve decidere se premere o meno il tasto della corsa. La gatta frettolosa ha fatto i figli ciechi per cui fate di necessità virtù.
Interessante è anche la scelta di inserire l’intensità del contrasto duro. Un contrasto alla Paolo Montero rischia di farvi finire la partita prima del tempo, anche se al tempo stesso è una bella scossa di energia che arriva al vostro avversario. La psicologia è importante quando si gioca in competitivo, per cui dosate bene il tutto. Anche in chiave offensiva la musica è cambiata parecchio. Se siete degli amanti di schemi e tattiche, FIFA 23 incontrerà, senza meno, il vostro palato. Le transizioni di gioco sono lente e ragionate, con l’avversario che ha tutto il tempo di prendere le misure e capire qual è il vostro modo di giocare.
Lo spazio con il difensore si è accorciato drasticamente, con gli NPC che sembrano più temibili di quelli giocabili. Il movimento organico di squadra vi aiuta, questo è certo, a patto che non facciate andare la squadra troppo “a vuoto”. Le letture difensive talvolta fanno cilecca, e i portieri, almeno nel momento in cui scriviamo la presente recensione, ancora non sono all’altezza del loro ruolo. Troppo facile mettere la sfera dietro le loro spalle, il “solito” problema di FIFA.
Si punta tutto su FUT
EA Sports fa capire chiaramente a tutti quali sono le sue idee sul FIFA che verrà. Parliamoci chiaramente, la nota software house non fa beneficenza e la sua gallina dalle uova d’oro la sa sfruttare egregiamente. Passando al modello GAAS in maniera definitiva si è fatta due conti in tasca e ha cercato di preparare il terreno per EA Sports FC. Il risultato è quello di un FIFA 23 con un’interfaccia identica a quella di FIFA 22, e con pochissime innovazioni sulle altre modalità extra FUT.
Pro-Clubs è vivo ancora per miracolo, è deve ringraziare quella parte della community che ha “spaventato” EA in questi anni, quando l’azienda era in vena di tagli. Di fatto questa modalità si sta “trascinando” al punto di finir inglobata all’interno di VOLTA Football (creando non poca confusione). La scelta di questa joint venture è data dalla progressione condivisa, con il giocatore che cresce in entrambe le modalità.
Una piccola menzione la merita anche la Carriera, che quest’anno si arricchisce di illustri presenze. Il Richmond di Ted Lasso vi farà rivivere le emozioni televisive, entrando nel roster delle squadre selezionabili sin dal D1. Ovviamente ci sarà tutto l’entourage del club, con tanto di animazioni e filmati dedicati. E ovviamente con il mitico Ted alla guida del suo Richmond.
È ovvio che il sottoscritto va di parte. Per quanto non mi sia mai interessato troppo a tutto quello che eccede la modalità FUT – eccezion fatta per The Journey di Alex Hunter (e mannaggia a EA) – l’offerta contenutistica non è molto esaltante. Ormai FUT è diventato una calamita che vuole attirare a sé tutta la base giocabile. Per farlo utilizza degli artifizi molto intelligenti come I Momenti, un modo furbo per creare delle SCR (Sfide Creazioni Rosa) giocabili e al tempo stesso guadagnare pacchetti. Anche la costruzione dell’intesa è stata semplificata, eliminando il concetto del link. Le “aderenze” di club, nazionalità e campionato trascendono il posizionamento in campo, semplificando la costruzione di una squadra.
FIFA 23, un grande RPG
Ritorniamo al fulcro di FIFA 23, ovvero il gameplay, cuore pulsante di ogni edizione del simulatore calcistico. L’introduzione dell’HyperMotion, con una seconda release di questa tecnologia, ha cambiato drasticamente il nostro modo di giocare. Siamo stati sempre abituati a non delegare mai nulla, con uno scambio ossessivo compulsivo del selettore giocatore per evitare di finire infilati. Al mio livello – che definire amatoriale è quasi una barzelletta – le velocità di gioco sono talmente basse che la scelta di rallentare il tutto è quasi un toccasana. Il problema è che l’AI non sempre aiuta, costringendo ad un approccio ancora più tattico di quello delle edizioni precedenti.
Il salto mentale, però, mi impone di prendere carta e penna per capire chi selezionare nel mio 11 titolare. Rispetto al passato mi devo preoccupare di tutti gli attributi chiave dei giocatori, al di là del “come gioco” la partita. Se sono uno che fa volare i terzini sulle fasce per arrivare in fondo al campo per il cross, devo essere sicuro che le mie torri abbiano dei valori di posizionamento altissimi. Questo perché l’AI ci aiuta a muovere la squadra, con l’algoritmo che prevede le nostre intenzioni per far trovare l’uomo giusto, nel posto giusto e al momento giusto.
È ovvio che tutto questo passa per la tattica di gioco, motivo per cui l’introduzione di alcuni nuovi moduli può essere d’aiuto per creare lo schema perfetto. È altrettanto vero che il mio schema di gioco va disegnato non solo rispetto le mie competenze ma anche su cosa l’AI può fare al mio posto. Ed ecco che quindi viene fuori, mai come in questa edizione, l’animo RPG del gioco, con gli 11 ruoli in campo da analizzare con estrema attenzione.
Il ricorso al pacchetto è divenuto fondamentale, e al tempo stesso il mercato – almeno per quel poco che abbiamo visto in questi giorni – sembra più accessibile rispetto alle passate stagioni. Sicuramente verranno fuori le squadre “perfette”, quei moduli che permettono di esaltare tutte le caratteristiche salienti dei giocatori utilizzati. Mi aspetto di veder proliferare tutorial e best practice su “come spendere 100K e costruire la squadra dei sogni”. Ben vengano, a patto che il rispetto e la correttezza in campo arrivi sempre prima di tutto.
La recensione in breve
Oddio siamo davanti al FIFA più bello di sempre? Assolutamente no. La perfezione è ancora lontana ma la strada intrapresa è sicuramente quella giusta. Il noto simulatore calcistico di EA chiude qui la sua carriera con licenza ufficiale, e si appresta ad aprire una parentesi del tutto inedita, al pari dello storico nemico made in Konami. L'ultima iterazione si presenta con molte novità lato gameplay giocato, con un feeling rispetto al match di assoluto rilievo. Di sicuro non è l'edizione con offerta contenutistica più ampia, anzi forse oserei dire quasi il contrario. Resta il fatto che sotto il profilo organico, il gameplay giocato è tra i migliori rispetto ai miei ricordi. La modalità FUT è una vera e propria calamita, con il competitivo che quest'anno promette scintille sotto il profilo del divertimento.
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Voto Game-Experience