È proprio vero, le belle storie non temono il tempo. Può sembrare una di quelle frasi fatte “da post su Facebook, didascalia per foto di tramonto sul mare”, ma la verità – anche nel mondo dei videogiochi– è che, quando un’avventura riesci a viverla davvero anche attraverso un semplice pad, beh, c’è poco da fare, difficilmente te ne sbarazzerai presto. Inutile dire che l’epopea di Nathan Drake, in questo quadretto, ci sguazza alla perfezione. Oltre cinque anni sono passati da uno degli epiloghi più riusciti di sempre, un saluto agrodolce per quello che è stato il miglior canto del cigno immaginabile per il celebre cacciatore di tesori; quasi quattro e mezzo, invece, da uno spin-off tanto inatteso quanto sorprendente, l’ultimo omaggio a milioni di giocatori che, un po’ ostinatamente, ancora auspicavano un futuro per il franchise Naughty Dog. Perché è inutile girarci attorno, è sin dall’esordio su PS3 che Uncharted è sinonimo di avventura: una civiltà perduta che ha mille segreti da raccontare,le pagine latine che si mescolano al fischio dei proiettili, miti, tradizioni e leggende che si avvicendano tra un’arrampicata a mani nude, un combattimento a centinaia di metri sul vuoto, un salto calcolato al millimetro nella speranza che il rampino non molli la presa. In quattro titoli principali, uno spin-off per console domestiche e uno per PS Vita – l’ottimo Uncharted: l’Abisso Dorato – di situazioni come queste ne potremmo contare a migliaia. Ma se Nate, Elena, Sully e soci sono diventati, al pari di una certa miss Croft, le icone digitali dell’avventura, della “caccia al tesoro” che sin dai tempi dei Goonies ci affascina beh, di buoni motivi non ne mancano certo. E l’arrivo sugli scaffali di Uncharted: l’Eredità dei Ladri per PS5, tutto sommato, ne è soltanto l’ultima gradita conferma.
Chi nasce ladro…
Con L’Eredità dei Ladri Naughty Dog chiude “l’operazione Amarcord” iniziata la scorsa generazione con l’ottima Uncharted: The Nathan Drake Collection. Con il già citato capitolo PS Vita fuori dai giochi per ovvi motivi, comporre questo succulento pacchetto in esclusiva PS5 (almeno per ora) è compito del meraviglioso Uncharted 4: Fine di un Ladro e dell’altrettanto memorabile L’eredità Perduta, unico episodio nella storia dell’allora decennale franchise (stiamo parlando del 2017) in cui la figura di Nathan Drake sia poco più d’una semplice reference narrativa. Due titoli che di tutto hanno bisogno tranne che di presentazioni, considerata l’acclamazione (specie nel caso del quarto capitolo) riservata tanto dalla stampa quanto dai possessori della vecchia ammiraglia PlayStation, ciascuno in grado di dare a proprio modo un contributo indelebile alla prestigiosa nomea del franchise.
Prendiamo Uncharted 4, ad esempio. Al netto dell’evoluzione in termini tecnologici, della maggior varietà delle sezioni shooting/action e, più in generale, della maestria nell’ incarnare alla perfezione il concetto di action game in terza persona frenetico ed avvincente, è impossibile non lasciarsi ammaliare dal tocco umano e personale di Neil Druckmann nella cabina di regia. Una storia incredibile di pirati e tesori perduti che si fonde con quella più intima di un eroe e della sua crisi d’identità, perso nei rapporti difficili con la moglie, nel tentativo di recuperare 15 anni in cui non ha avuto un fratello e di essere l’uomo che vorrebbe essere senza per questo deludere o far soffrire le persone importanti. Una storia introspettiva e umana avvolta in una bandiera nera col teschio bianco, verrebbe da dire, che culmina in un finale così memorabile e delicato che sì, un groppo in gola ce l’abbiamo avuto un po’ tutti.
Meno emozioni forti, almeno sotto quest’ultima lente, ma più sperimentazione con L’Eredità Perduta, dove Naughty Dog, a sorpresa, regala a Chloe e Nadine una sezione open world in miniatura che lascia la libertà di scegliere parte delle proprie tappe e, entro certi limiti, l’ordine di progressione della storia, dando la possibilità di abbandonare la main story per avventurarsi nel recupero di una dozzina di artefatti “secondari”. Non un mondo aperto nel senso puro del termine, è bene sottolinearlo, ma una novità circoscritta in un level design per il quale, più o meno ingiustamente, si è spesso tirato in ballo il celebre “corridoio” – Il tutto infarcito da un’ottima storia e da un rapporto, quello tra le protagoniste, che evolve in modo costante, evidenziando la profondità della sceneggiatura e della caratterizzazione effettuata dal talentuoso team di sviluppo. Il che non è affatto poco, per un semplice “spin-off”.
Lungi da noi addentrarci singolarmente nell’analisi di queste due perle, una scelta che obbligherebbe chi vi scrive a prendersi un paio di giorni di ferie – su Fine di un Ladro e L’Eredità Perduta sono già state spese così tante parole e così tanti elogi che ok, i nostri andrebbero soltanto ad aumentarne il volume. Per quest’analisi ci addentreremo piuttosto in quelli che sono gli aspetti più critici per una riedizione neo-generazionale di due titoli di questo calibro: la componente tecnica, i miglioramenti che il nuovo hardware ha portato in dono nella transizione e, non ultima, la domanda più importante. Se ci fosse davvero bisogno, vista la retrocompatibilità di PS5, di questa Uncharted: L’Eredità dei Ladri.
Cacciatori di tesori next gen
Inutile sottolineare che, muovendoci nel perimetro delle riedizioni, il grosso del lavoro spetta alla componente tecnologica. Un aspetto che in Uncharted: l’Eredità dei Ladri non è certo stato trascurato, su questo non ci piove, fermo restante che tutto possiamo dire al materiale originale tranne che non fosse di altissima fattura. A saltare subito all’occhio è la presenza di un nuovo selettore video, che permette di scegliere tra tre modalità grafiche volte a massimizzare, a seconda del gusto dell’utente, visuali o prestazioni. L’immancabile modalità Fedeltà permette di godere al meglio dei due capitoli ad una risoluzione nativa di 4K, con un frame rate target ancorato ai 30fps: la scelta per gli amanti della grafica al top, disposti a sacrificare una maggior fluidità di gioco per godere al meglio del lavoro di Naughty Dog. Personalmente, abbiamo trovato più indicata la modalità Performance, che innalza a 60 gli fps (in modo pressoché granitico) pagando dazio con una risoluzione che arriva sì a 4k, ovviamente tramite upscaling da 1440p. Innegabili le differenze in termini schiettamente visivi, seppur tuttavia non ci sono parse così eclatanti da inficiare in alcun modo l’esperienza di gioco. Lato nostro, riteniamo che la maggior fluidità (e, nella fattispecie, un frame rate raddoppiato) rappresentino un valore aggiunto essenziale nell’esperienza ludica di Uncharted, che non sarà certo un campione di frenesia al pari di un Doom Eternal a caso ma ok, regala comunque sequenze action al cardiopalma. E in questo contesto, inutile dirlo, il leggero calo qualitativo in termini di risoluzione viene soppesato abbondantemente dalla fluidità– un po’ come accade, cambiando del tutto genere, in Forza Horizon 5 per Series X.
Chiude il terzetto Performance+, che permette alle TV compatibili di far volare Nate, Sam, Chloe e Nadine a ben 120 frame al secondo. Il tutto ad una risoluzione di 1080p nativi (tramite supersample da 1440p con anti-aliasing ottimizzato). Giocare un qualsiasi capitolo di Uncharted a 120fps è senza dubbio un’esperienza degna d’essere provata almeno una volta, ma in un televisore medio-recente il dazio in termini di resa visiva si fa più marcato – fattore che, nonostante la comprensibile curiosità, ha fatto propendere in via definitiva l’ago della bilancia verso la modalità Performance “liscia”. La potenza del nuovo hardware di casa PlayStation ha giocato un ruolo cruciale in questa partita, che può vantare non solo una resa grafica ammaliante ma anche, e soprattutto, dei tempi d’attesa fulminei (si parla davvero di una manciata di secondi) tra il caricamento di un salvataggio e l’effettiva ripartenza del gioco. I passi avanti rispetto alle console di passata generazione, ma anche rispetto a quanto visto con gli stessi titoli in compatibility mode su PS5, sono sicuramente evidenti.
Un’eredità raccolta da PS5
Restando sul tema PS5, le migliorie legate all’hardware di nuova generazione non si fermano ai tempi di caricamento. Uncharted: l’Eredità dei Ladri introduce il supporto al DualSense, che pur senza raggiungere i livelli di Astro’s Playroom o Returnal (due titoli pensati e nati con la nuova PS5 in testa, a onor del vero, contro la riedizione current-gen di due classici PS4) porta comunque a casa un signor risultato. La vibrazione del DualSense nelle fasi esplorative e, soprattutto, in quelle più action regala la giusta dose di immersione al playthrough, dando quel pizzico di vivacità quando la situazione si fa esplosiva. Azzeccatissima, ad esempio, la vibrazione legata alla pioggia scrosciante nell’avventura di Chloe e Nadine, così come il feedback aptico che riceviamo dopo semplici salti (o cadute da altezze “sicure”). Ancor più lodevole il comportamento dei trigger adattivi, che si fa apprezzare al meglio nello shooting e nelle sezioni di guida: quando l’arma è a corto di proiettili (o è in corso l’animazione di reload) o quando non è possibile guidare il veicolo (perché il nostro compagno di viaggio è troppo lontano o, nel caso di Chloe, staremo consultando la mappa dell’area), i trigger vanno a vuoto senza opporre resistenza. Resistenza che di norma incontriamo ogniqualvolta venga sparato un proiettile o, su quattro ruote, in fase di accelerazione. Non stiamo certo parlando di veri e propri game-changer, ma l’effetto aptico che regala questa scelta, non lo si può negare, ha un proprio fascino concreto.
Anche l’orecchio vuole la sua parte, e il supporto alle routine del Tempest Engine, magari combinato alle Pulse 3D (come nel nostro banco di prova, nonostante la piena compatibilità dell’Audio 3D con la maggior parte delle cuffie stereo recenti) è sicuramente uno di quei plus che non passa inosservato agli amanti dell’audio. Il risultato va ancora contestualizzato in quella che è effettivamente un’operazione di riedizione: ha dunque poco senso azzardare un confronto con titoli come Ratchet & Clank, Returnal o Resident Evil Village (tre tra i più importanti benchmark audio di questa generazione), laddove lo svantaggio sarebbe scontato. È altresì innegabile, tuttavia, come la spazializzazione sonora doni del fascino aggiuntivo a Fine di un Ladro e a L’Eredità Perduta. La possibilità di identificare la posizione dei nemici durante le perlustrazioni, le voci della natura selvaggia delle foreste indiane, il rombo dei tuoni in lontananza o il fragore assordante durante gli inseguimenti, mentre possiamo udire il sibilo dei proiettili quasi a capirne la direzione di provenienza: tutti ingredienti di una ricetta che, pur senza rivoluzionare una formula collaudata, ne innalzano di quanto basta caratura e bellezza.
Il più grande dei tesori?
Quanto detto finora ci porta inesorabilmente al cuore della questione, alla domanda ovvia che in molti già dall’apertura dell’articolo si saranno posti. La situazione, a conti fatti, è abbastanza delicata – anche alla luce delle strategie di vendita adottate da Sony in occasione del lancio di questa collezione. Chiunque possieda la versione PS4 di Fine di un Ladro e/o L’Eredità Perduta, sia in formato fisico che digitale, potrà acquistarne il relativo upgrade next gen ad un costo unitario di 10€ – identico a quanto richiesto ai possessori del bundle digitale su PS4 per aggiornare l’intero pacchetto. Allo stato attuale, i due titoli PS4 non sono presenti nel catalogo PSN, se non sotto forma di doppio bundle PS4 ad un prezzo di 39,90€. Infine, come già successo per altri titoli illustri, chiunque sia in possesso della versione PS Plus di Uncharted 4 non potrà usufruire di questo upgrade agevolato.
Per un giocatore a digiuno di Uncharted (o inspiegabilmente al primo incontro con gli ultimi due capitoli del franchise) il nostro consiglio è scontato: stiamo parlando di due pietre miliari della scuderia Sony riproposte nella propria forma migliore, lasciarsele scappare sarebbe un autentico delitto per chiunque possa vantare una PS5 in salotto. Il discorso diventa decisamente più sottile, invece, per i veterani del franchise e gli affezionati di Nate e soci che, in questa riedizione per PS5, dovranno rinunciare all’ottima componente multigiocatore del quarto episodio. I miglioramenti ci sono, e sono innegabili sotto ogni punto di vista, così come l’hardware di nuova generazione dell’ammiraglia Sony e il supporto alle nuove periferiche di gioco (DualSense e Pulse 3D) permettono di godersi al meglio due opere mastodontiche che, a distanza di anni, non sono invecchiate di un solo giorno.
Lato nostro, riteniamo che i dieci euro richiesti da questa transizione generazionale possano essere giustificati, ma difficile negare come, al netto dei tempi di caricamento fulminei e della maggior scelta in termini di risoluzione, l’ottima esperienza complessiva non sia una rivoluzione fantascientifica rispetto a quanto sperimentato in compatibility mode. L’Eredità dei Ladri non è e non ha mai voluto essere un remake, questo è chiaro, e non c’è dubbio che la versione PS5 dei due titoli sia in assoluto la migliore attualmente disponibile. Chiunque si aspettasse da Uncharted: l’Eredità dei Ladri un real 4k a 60fps costanti, è bene chiarirlo, forse dovrebbe ridimensionare parte delle proprie aspettative: Naughty Dog sa sì fare cose meravigliose ma, almeno per ora, non è ancora pronta a compiere miracoli.
La recensione in breve
Dare un giudizio complessivo ad una collezione come Uncharted: l’Eredità Perduta, dovessimo basarci sul solo valore assoluto dei titoli che la compongono, sarebbe forse fin troppo facile. Un capolavoro senza se e senza ma, l’ultimo capitolo principale del franchise; uno spin-off riuscitissimo, coraggioso nel voler arricchire la propria collaudata formula, quello che vede protagoniste Chloe e Nadine. Due titoli appassionanti oggi quanto ai tempi dell’esordio su PS4, abili come pochi altri nel veicolare quelle sensazioni di avventura, di scoperta, di “caccia al tesoro” che, inesorabilmente, finiscono per incollare il giocatore allo schermo dai titoli di testa a quelli di coda. Fine di un Ladro e L’Eredità Perduta si confermano campioni di giocabilità anche su PS5, nonostante l’età cronologicamente parlando - inizi a farsi cospicua, forti di una sceneggiatura (Fine di un Ladro in special modo) così eccellente e dettagliata da non temere il confronto col mondo della celluloide. Uncharted: L’Eredità dei Ladri rappresenta la summa degli ultimi anni del franchise, impreziosita sul versante tecnologico dalla potenza di PS5 e resa ulteriormente interessante dal supporto all’hardware Sony di nuova generazione - che, tra Audio 3D e DualSense, si traduce in un nuovo livello di immersione nel gameplay. L’assenza del multi di Uncharted 4 pesa non poco, trattandosi ad onor del vero di una componente davvero ben congeniata: allo stesso modo, l’assenza di qualsivoglia nuovo contenuto (gallerie, making of, dietro le quinte), pur non rappresentando un peccato capitale, rischia di ridurre parte dell’appeal verso quei giocatori che, dopo anni, Nathan Drake lo conoscono “quasi di persona”. Pretendere 4K reali e 60fps costanti, per quando idealmente fantastico, sarebbe stato forse troppo anche per i talenti di Naughty Dog: ma al netto dei neofiti della serie, che non dovrebbero lasciarsi scappare questo pacchetto per nessuna ragione al mondo, tornare ai mari di King’s Bay in Madagascar o alle foreste immacolate dell’India potrebbe davvero essere quello che fa al caso vostro. La prima volta è vero, non si scorda mai: ma possiamo garantirvi che quello su PS5 potrebbe essere un ritorno in grande, grandissimo stile.
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Voto Game-Experience