I soulslike, croce e delizia dei gamer, fonte di godimento ludico ma anche di rabbia è frustazione. Era il 2010 quando l’amata\odiata FromSoftware si presentava al panorama del gaming con Demon’s Soul: difficile, criptico, dal gameplay rigido ma con un setting tremendamente affascinante ed il player abbandonato a se stesso nelle lande di Boletaria a scoprire la lore del gioco attraverso le descrizioni degli oggetti. Ed è grazie alla regia (che nel suo caso fa rima con follia) di Hidetaka Myazaki che Demon’s Souls ha dato vita ad un genere specifico, al quale molti giochi oggigiorno fanno riferimento. E mentre l’azienda nipponica continui a sfornare capolavori come l’ultimo nato nel genere Elden Ring, vincitore del Games of The Year 2022, ci sono giochi che riescono quasi a sfiorarne la possanza, e quindi andiamo senza indugio a parlare dei 10 migliori soulslike di sempre.
1. Lies of P.
Se non avete vissuto fin’ora sulla luna, avrete sicuramente sentito parlare di Pinocchio, il burattino di legno nato dalla penna di Carlo Lorenzini detto Collodi, da sempre punto chiave nei romanzi di formazione per ragazzi. Ora, prendete il nostrano personaggio, dategli una spada (leggera o pesante che sia) in mano, aggiungetegli un braccio simil meccanico, mescolatelo ad un mondo gotico-steampunk dove i burattini hanno preso il sopravvento sugli umani ed eccovi qui la formula vincente di Lies of P. opera prima di Round 8 capace di accordare tutti sulla sua grande qualità narrativa e di gameplay. Più che un gioco, una favola horror da vivere passo dopo passo, esplorando la città di Krath che tanto ha dato al suo mondo, sia in termini di tecnologia che di distruzione e morte.
2. Star Wars: Jedi Survivor
Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana i fan di Star Wars chiedevano a gran voce un gioco che potesse render merito alla saga cinematografica che tanti lustri (e a volte, infiniti lutti) addusse al loro cuore. Ed ecco che un giorno, gli sviluppatori di Respawn Entertainement tirano fuori dal cilindro Cal Kestis,protagonista di due titoli, ovvero Jedi: Fallen Ordere sopratutto il sequel Jedi: Survivor, che ci fanno vivere la guerra eterna fra Jedi e Sith in maniera totalmente diversa. Un sistema di combattimento misto fra arti della forza e della spada laser, tantissimi ambienti diversi da esplorare ed una storia da vivere, fanno di questo titolo non il capolavoro assoluto del genere, ma sicuramente una piccola perla da lucidare ogni giorno per dimenticare qualche obbrobrio di troppo visto sul grande schermo.
3. Hollow Knight
“Quando esce Silksong?” e ancora “Hai visto il trailer di Silksong?”: queste sono le domande che più spesso vengono pronunciante durante ogni evento videoludico sin da quando è stato annunciato il sequel di Hollow Knight, un gioco che fa del mix fra i roguelike ed i soulslike il suo cuore videoludico, e che grazie ad una storia forte e nello stesso tempo raccontata con delicatezza, unita a dei livelli complessi e collegati in qualche modo sempre fra loro, ed alla grafica e alle animazioni di ottimo livello, possiamo annoverare fra i capolavori del genere videoludico da giocare almeno una volta nella vita, prima volta che, se si ha il cuore al posto giusto, sarà solo l’inizio di un grande amore.
4. Thymesia
Thymesia è uno di quei titoli che dividono i videogiocatori in due classi: chi lo ha amato e chi lo ha odiato. Ed entrambe le fazioni sono ampiamente giustificate nella loro scelta. Chi lo ama ne propugna la varietà videoludica, nonostante il personaggio non posso cambiare mai arma, e ne glorifica la bellezza grafica e l’ottimizzazione per PC (cosa rara, di questi tempi). Chi non lo sopporta invece ha dalla sua una storia piatta e raccontata superficialmente, che non ti spinge all’esplorazione della mappa, e delle quest secondarie fin troppo anonime e ripetitive. Noi? Noi vi consigliamo soltanto di provarlo, poi starà a voi scegliere da che parte stare.
5. Code Vein
Nutrirsi di sangue per conservare la propria coscienza, o non farlo per poi diventare una bestia? Queste domande si pongono i protagonisti di Code Vein, un titolo nato dalla creatività degli Shift che fino dalla nascita si erano occupati per Bandai Namco della serie di God Eater. Code Vein unisce il gameplay divertente e complesso dei vari Dark Souls, ad uno stile tutto suo che richiama senza indugio a tantissimi anime dalle tinte forti e che fanno degli stilemi dark fantasy la loro chiave di volta. A queste caratteristiche si unisce uno skill tree davvero variegato che ci proporrà tantissime scelte di crescita del nostro protagonista, ed una storia tutta da vivere passo dopo passo.
6. Mortal Shell
Cosa accadrebbe se la nostra anima potesse cambiare involucro, scegliendo durante la nostra vita quattro corpi diversi da far rivivere, ognuno dotato delle proprie peculiarità e caratteristiche? Su questo canovaccio si basa la trama di Mortal Shell. Gioco nato dalle dotate menti degli sviluppatori di Cold Simmetry, che annovera fra i suoi dipendenti artisti che hanno collaborato ai vari Call of Duty e Ghost of Tsushima. La narrativa di Mortal Shell non è mai banale, anche se alcuni personaggi secondari come il mercante sembrano totalmente estraniati da quello che gli sta accadendo attorno, con un mondo di gioco ispirato fortemente alle prime due iterazioni dei Dark Souls, ma che offre da canto suo parecchi spunti interessanti. E se siete possessori di PlayStation 5, potrete godervi anche l’Enhanced Version, che migliora il gioco dal punto di vista tecnico ed introduce il supporto al feedback aptico del dual sense.
7. Blasphemous 2
Dove si trova il confine che separa i Metroidvania dai Soulslike? Questo ci si chiede giocando a Blasphemous 2. Seguito ludico del primo capitolo che così tanto fece discutere per la sua innata qualità ma per i temi delicati ai quali faceva raffronto, ovvero sia quella inquisizione spagnola, che tanto male ha fatto alla storia del mondo e al vivere comune degli esseri umani di quegli anni. Dal punto di vista del gameplay infatti, il titolo sconfina spesso e volentieri fra i due generi, pescando a piene mani da entrambi e proponendoci un gameplay sì veloce e strutturato, ma che richiede un backtracking pesante per poter recuperare ogni oggetto utile al completamento del gioco e allo sblocco delle abilità necessarie a recuperare tutti gli item. Lo stile grafico in pixel art è soltanto la ciliegina sulla torta di un titolo meritevole di essere provato.
8. Sifu
Negli anni 80 e 90 andavano tantissisimo di moda i film che mescolavano delle trame basate sulla vendetta alle arti marziali. A questi film fa riferimento Sifu, un piccolo gioiello videoludico capace di strapparci soddisfazione e rabbia, molto spesso contemporaneamente, per via di un gameplay complesso e che fa dei combattimenti il suo leitmotiv. Dai souls il titolo non solo eredita quindi un alto grado di sfida dovuto alla difficoltà degli scontri contro i nemici, che vanno affrontati sempre con la massima cautela e con la massima prontezza di riflessi, ma anche la capacità del nostro protagonista di ritornare in vita, pagando tuttavia in anni passati (una morte, un anno in più) fino al tetto fatidico dei settanta, che saranno il nostro limite massimo prima del game over definitivo.
9. Remnant 2
Prendete uno shaker, inseriteci dentro un po’ di Dark Souls, aggiungeteci una spruzzata di sparatutto in terza persona ed una goccio di esperienza di sviluppatori provenienti da Crytek, shakerate bene bene e poi servite in bicchiere con al fondo un nocciolo di gioco precedente, ed eccovi servito Remnant 2, un titolo che ha saputo unire due mondi all’apparenza così distanti e trasformarlo in un piccolo capolavoro del genere soulslike. Dai souls infatti il titolo eredita l’altissima curva di difficoltà del combat system, l’incredibile ampiezza esplorativa e sopratutto una parte RPGtanto approfondita, che rende possibile piegare lo sviluppo del personaggio alle nostre volontà e portarlo, combattimento dopo combattimento, esattamente dove desideravamo.
10. Sekiro: Shadows Die Twice
Nonostante Sekiro: Shadows Die Twice sia nato dalla mente di Miyazaki, esso è il meno soulslike dei soul usciti da FromSoftware. Infatti ai souls esso fa richiamo quando si parla di narrativa passiva e di esplorazione omnidirezionale, grazie anche all’introduzione del rampino e della capacità di nuotare del Lupo, ma poi finisce la. Il sistema di combattimento atipico per il genere, dove ci troveremo non a “spammare” attacchi a più non posso, ma a studiare l’avversario per poterne capire i pattern e parare con il tempo giusto i suoi colpi, riempiendo così la sua postura che ci consentirà di attaccarlo con un colpo mortale. Non aspettatevi quindi un first try verso gli avversari in Sekiro, perchè il gioco non lo vuole, vuole punirvi per farvi crescere e diventare veri shinobi al servizio del Sangue di Drago.