Alle soglie della fatidica notte dei The Game Awards 2022, consentitemi qualche parola sul perché Horizon Forbidden West meriti ampliamente di vincere il GOTY 2022. Come avete potuto constatare, in questi giorni è sorta una piccola “diatriba” su chi dovesse vincere o meno l’ambito riconoscimento. Una contesa platonica, che manifesta la voglia di ciascun redattore di sostenere una tesi che, al netto delle candidature di quest’anno, mi sembra cosa buona e giusta.
Iniziamo dalle nominations, oltre alla già candidatura per la vittoria del GOTY 2022:
- Migliore direzione artistica
- Miglior action/adventure
- Miglior audio design
- Miglior performance
- Migliore game direction
È importante partire da questo punto chiave per comprendere anche il perché della sua candidatura all’ambito premio. Di fatto è una summa di fattori che, se guardate nel loro complesso, vanno a dipingere le varie motivazioni alla base di una ipotetica vittoria. Rispetto alle 6 nominations, invero, agirò senza essere oltremodo presuntuoso, basandomi “solo” sulle mie competenze. Non ho gli strumenti per giudicare le performance di un attore, piuttosto le qualità lato design audio, né tanto meno mi posso permettere di criticare/valorizzare il lavoro di un professionista come quello di un game director.
Qualcun altro lo ha fatto, e probabilmente con cognizione di causa, altrimenti non figurerebbe nella giuria dei The Game Awards 2022 (non ci vedete una polemica che non esiste nelle mie parole… o magari forse nelle mie intenzioni). Mi concentrerò, invece, sugli aspetti che mi hanno colpito maggiormente, e che quindi meritano una sottolineatura in questa sede. Le mie skill mi permettono di essere obiettivo circa la direzione artistica (carissima photo mode, sto arrivando), la narrativa e la componente action/adventure.
Vi ho già detto come la In-Game Photography sia una parte fondamentale della mia vita – dentro e fuori il gioco – ma Horizon Forbidden West è molto di più della sola fotografia e componente artistica. È un’esperienza unica che deve necessariamente essere vissuta, e come tale merita di vincere il GOTY 2022.
Miglior direzione artistica: Un fantastico album dei ricordi
Questo è il mio regno, il momento in cui apro i cancelli del regno dei ricordi andando a ripescare quelli migliori colti in Horizon Forbidden West. Non ho un altro modo per narrare la magnificenza di questo titolo sotto il profilo artistico, in grado di costruire degli ecosistemi ambientali talmente diversi quanto dettagliati. Horizon Zero Dawn ci aveva provato, ed in parte anche riuscita, nonostante le risorse a disposizione erano quelle che erano.
Con PS5 alcuni limiti sono stati superati. Vuoi per il 4K e la presenza del RayTracing e tutte le possibili combinazioni che si frappongono in chiave prestazioni/qualità. Per carità, in mezzo a queste possibili opzioni ci siamo anche noi con le nostre emozioni e con il fattore immersione pronto a prenderci per mano. Horizon Forbidden West, dal punto di vista artistico, e rispetto al panorama videoludico dell’anno, non ha eguali. E ci fermiamo qui, senza lanciarci in ulteriori paragoni, che sconfinano epoche ed ere videoludiche.
È un viaggio, un vero e proprio tuffo in un mondo che sembra non avere confini. Anche i fondali oceanici, così come le vette delle montagne, sono esplorabili grazie ad Aloy e al suo “feeling” con le macchine. Guerrilla Games elimina quegli ultimi limiti rimasti in termini di esplorazione, giusto perché non voleva lasciar nessun fan deluso. Beh, io ci ho visto un’ennesima dimostrazione di forza del Decima Engine, che ormai viene sempre più utilizzato dagli studios interni della grande famiglia SONY. Se non ci credete chiedetele ad Hideo Kojima ed al suo Death Stranding.
Poi, come avete potuto constatare, lo scrivente su questo aspetto ragiona di parte. La presenza della photo mode – già da me logorata nel corso del primo capitolo – ha completamente assuefatto la mia esperienza di gioco in Horizon Forbidden West. Non dico che non mi sono goduto le sessioni di gameplay, al pari di qualsiasi collega gamer sulla faccia della terra, ma l’ho fatto in una maniera quasi auto lesionista. Il perché di questa mia affermazione è presto detto, visto che ogni 3×2 immortalavo il momento con uno scatto. Traete voi le dovute considerazioni circa il mio operato in sede di gameplay, se così lo posso ancora chiamare (mannaggia a me e alla in-game photograhy).
Miglior narrativa: L’arte di proseguire una storia e renderla credibile
Ricordo di essere arrivato ad Horizon Forbidden West ancora fresco di Horizon Zero Dawn. Approfittando della presenza del titolo nella collezione PS Now – comprensiva dell’espansione The Frozen Wilds – la lore mi era molto chiara, anche se gli interrogativi erano diversi. Non è facile creare un sequel che non sfoci nel banale e che riesca al tempo stesso raccontare dei fatti ancora più sorprendenti rispetto al primo capitolo. Il trucco è stato non collocare i due episodi troppo distanti tra loro a livello di continuum. Ci sono circa 6 mesi di distanza tra un capitolo ed un altro, e questo rende il contesto degli eventi credibile e non troppo lontano rispetto quanto giocato.
La scelta di non fare nemmeno troppi riferimenti al passato di Aloy, alla sua storia e alle sue origini – 3 componenti caratterizzate da una complessità non indifferente – ha lasciato anche numerosi spazi per chi approcciava al titolo per la prima volta, stimolando una giusta e positiva curiosità finalizzata al recupero di quanto non giocato. Aspetto, questo, da non dare assolutamente per scontato.
Si riparte, quindi, da un Aloy molto più matura e sicura di sé. Una leader che non vuole accettare questo ruolo riconosciuto da tutti quelli che la conoscono e che hanno apprezzato il suo valore, sul campo e fuori. In verità lei è chiusa in sé stessa, ancora alla ricerca di verità. La storia è un continuo botta a risposta circa le domande che Aloy cerca, senza allungare la minestra come succedeva nel capitolo principale.
Certo esiste il Villain, il temibile Sylar, e quando sembra che la narrativa insegua quella linea arrivano “Altre” presenze a rimescolare le carte in tavola. Situazioni che rimettono in discussione alcune risposte già date nel corso del primo capitolo e che, allo stesso tempo, ampliano ulteriormente la lore dell’universo di Horizon. Il terzo capitolo della serie è già stato quasi confermato dagli sviluppatori stessi, i quali hanno detto di avere dei piani ben precisi per il futuro della serie. Certo, l’asticella adesso si è alzata ulteriormente per cui…
Miglior action/adventure: Il giusto bilanciamento della formula
Una nomination dipinta addosso all’IP realizzata da Guerrilla Games, ma che non sarà facile da capitalizzare vista la concorrenza. In tutta onestà, tra A Plague Tale: Requiem, God of War Ragnarok, Tunic e Stray, mi dispiace ma scelgo Horizon Forbidden West. Il mio cuore è diviso tra Aloy e Kratos, ma quando chiudo agli occhi e penso a quale sia il titolo che meglio ha interpretato il giusto mix action/adventure, non riesco a pensare ad altro che alle cavalcate sul dorso delle macchine. Un motivo ci sarà pure non credete?
È una formula magica, un bilanciamento perfetto di elementi che trascendono la lore e i personaggi, che guarda le varie componenti del gameplay ed è grado di trovare l’alchimia perfetta. Senza privilegiare l’uno piuttosto che l’altro. Action fa rima con meccaniche di combattimento, adventure guarda il contesto che, per forza di cose, all’open world. D’altronde un’avventura, per essere degna di questo nome, deve concedere al giocatore un certo grado di libertà. Elemento che in Horizon Forbidden West, tra le attività primarie, secondarie, extra e ripetibili, non lo posiziona secondo a nessuno sulla piazza.
Le ambientazioni, poi, sono pura poesia per i sensi. Il mondo di Horizon Forbidden West, con le rovine di una civiltà divorata dall’incessante avanzata della natura e le macchine che sembrano delle eccezioni che confermano la regola. Indovinate un po’ a chi tocca questo ruolo? L’eroina che non vuole ammettere il suo destino, che la vede in un potenziale terzo capitolo a capo di un esercito in una guerra che rischia di trasformare questo paradiso in un inferno di sangue e metallo.