La prima avventura di Shantae ormai risale alla ludoteca del Game Boy Color di ormai quasi due decadi fa, quando il concetto di indie non esisteva. Tuttavia i coniugi Bozon avevano le idee chiare e riuscirono a creare un’eroina capace di affermarsi anche senza l’intervento di editori importanti come Capcom, che li pubblicò al debutto. In particolare proprio nell’ultima decade la loro serie è diventata una degli esempi di produzione indie di alta qualità, migliorandosi ad ogni episodio sino a Shantae and the Seven Sirens oggi recensito.
Fatti una vacanza dicevano, vedrai come ci divertiremo
Shantae e altre genie sono state invitate su di un’isola per esibirsi in un festival dove le loro abilità magiche possano creare il più grande spettacolo mai visto. Tuttavia durante le prove qualcosa va storto: le altre scompaiono nel nulla, lasciando Shantae da sola ad interrogarsi su cosa sia successo e lanciarsi alla loro ricerca per liberarle dalle sirene che danno il titolo al gioco e fungono da antagoniste principali. I primi passi mossi sull’esotica ambientazione sono decisamente accattivanti, grazie ad una grafica che tiene molto alta l’asticella qualitativa per un gioco indie. La qualità generale è altissima, sfoggiando personaggi e fondali estremamente colorati, dettagliati e ben animati, realizzati con disegni realizzati a mano e creando un insieme cosmeticamente suggestivo, che si adatta ad un action bidimensionale in modo pienamente soddisfacente. Allo stesso modo anche la colonna sonora riesce a colpire il giocatore con una serie di musiche che alternano in modo perfetto una chiptune che echeggia ai temi dei giochi a 16bit e tracce dal sapore più contemporanea. Anche in questo caso il risultato complessivo è valido e raggiunge una piena gradevolezza, denotando una direzione artistica curata e riuscita in ogni aspetto. Ma il vero punto di forza di Shantae risiede nella sua giocabilità e level design, dimostrando la perizia dei Bozon nel progettare titoli in stile metroidvania. Rifacendosi dunque a questa tipologia di gioco, anche Shantae and the Seven Sirens propone ai giocatori una mappa estesa da esplorare, alla ricerca di oggetti, chiavi e abilità che riescano a permettere l’avanzamento in altri luoghi, oppure di ritornare in una zona già esplorata e poterla setacciare sino a trovare l’ultimo bonus nascosto. L’isola è divisa dunque in varie macro zone, rigorosamente riempite con nemici, piattaforme o enigmi ambientali, sino a raggiungere l’anto del boss che fa da guardiano e che coincide con l’ottenimento dei potenziamenti indispensabili per poter raggiungere l’area successiva.
Geni fuori dalle lampade
Dovendo fare un confronto con l’illustre concorrente Bloodstained, che essendo IL Castlevania putativo per eccellenza rappresenta anche il nuovo metro di paragone per tutti i metroidvania, la dimensione della mappa è più contenuta, tuttavia questo non risulta essere un difetto.
Pur essendo più piccolo in ampiezza, Shantae and the Seven Sirens riesce comunque a garantire una discreta longevità, assestandosi sulle otto ore circa per il suo semplice completamento più molte altre per ottenere il 100% di completamento, per poi offrire altri stimoli alla rigiocabilità come un NewGame+ e prestandosi molto bene anche alle speedrun. Ma ciò che non fa temere un confronto rispetto al collega da cui trae spunto è la qualità con cui è costruita l’escursione lungo le varie aree, progettata per creare un’esperienza metroidvania perfettamente scorrevole, senza esagerare con il backtracking ma risultando comunque sufficientemente elaborata per farsi giocare in tal modo. Ogni sezione visitata infatti rende ben presto evidente come non manchino le zone e i bonus di non immediato raggiungimento. La progressione comunque resta sempre scorrevole e mai così complicata da far perdere il giocatore lasciandolo a vagare a zonzo. Le interazioni inoltre possono avvenire sotto molteplici forme, in quanto Shantae dispone di diverse opzioni, nella forma di equipaggiamenti, trasformazioni in animali e danze.
L’isola delle sirene
Nella prima categoria rientrano diversi oggetti, dalle armi utilizzabili contro i nemici, agli accessori e le carte, che conferiscono bonus passivi (come migliorare certe prestazioni) e possono essere reperite sconfiggendo i nemici o acquistandole presso i negozi. Le trasformazioni in animale invece conferiscono abilità specifiche come scalare pareti, effettuare supersalti o sfondare muri di pietra, indispensabili quindi per poter avere pieno accesso alle aree più recondite dell’isola. Le danze invece modificano l’ambiente di gioco interagendo laddove sia possibile, evidenziando bonus nascosti, modificando l’assetto dell’area e via dicendo. Gli strumenti a disposizione del giocatore sono quindi abbastanza per diversificare molto bene la giocabilità e scongiurare la ripetitività, tuttavia senza mai raggiungere un grado di complessità tale da sfociare nel ruolistico. Qui non c’è spazio per statistiche numeriche e liste chilometriche di armi e armature, stile il succitato Bloodstained, ma scritto poc’anzi, non è un problema dato che Shantae punta a declinare il metroidvania in chiave più arcade. L’immediatezza e la semplicità su cui Shantae and the Seven Sirens è costruito puntano a costruire una tipologia di gioco meno complessa di questo genere videoludico per avvicinarsi più al platform e all’action puro.
Vuoi conoscere altri titoli della serie Shantae? A questo indirizzo è disponibile la recensione di Half Genie Hero
La recensione in breve
Shantae and the Seven Sirens è un metroidvania costruito con molta perizia in questa tipologia videoludica. La progressione è scorrevole, il backtracking ben dosato per non essere mai noioso e il misto di azione e platform mantiene sempre alto il ritmo di gioco. Aggiungiamo a questo anche una direzione artistica con un'ottima colonna sonora e una grafica ai massimi livelli per una produzione indie, per poter considerare questo titolo già candidato tra i migliori indie dell'anno.
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Voto Game-Experience