Non ricordo la prima volta che mi hanno detto “Oh gioca Halo, è bellissimo“, ma ero di per certo un bel pischello. Nonostante abbia passato più redazioni “Pro Xbox” e ho vissuto sulla mia pelle l’evoluzione di Halo: The Master Chief Collection, ma niente; anche in quei contesti non ero intenzionato a giocare ai giochi di Bungie e 343 Industries.
Però, dopo anni che Master Chief mi stava inseguendo armato di lama laser, e quindi con tracking abilitato (one shot sicuro), la scintilla è nata: la curiosità che mi hanno trasmesso il buon Simone Milone e Riccardo Lichene durante le nostre consuete dirette del lunedì pomeriggio su Beyond PG, assieme all’hype generato con Halo Infinite, hanno acceso la scintilla.
Essendo conscio della grandezza del brand grazie alle info che ho accumulato scrivendo lo speciale dei 30 anni di Bungie, mi serviva soltanto il giusto pretesto per giocare la saga, ma quale? Beh ovvio, una quarantena forzata!
Non stando a spiegare le cause della mia clausura, ma una delle prime mattine dello scorso dicembre mi decisi a scaricare la Halo MCC. Ero titubante all’inizio, conscio che gli FPS action non fossero il mio genere preferito. Dopo una bella dose di cappuccino più aranciata, mi feci forza e avviai Halo: Combact Evolved.
Prima di narrarvi la mia esperienza con la saga, è giusto fare una doverosa premessa: ho giocato unicamente alla campagna, tralasciando totalmente il comparto multiplayer. Inoltre non conosco nulla dell’universo espanso e di tutto ciò che gira attorno ad Halo, per tanto non influenzeranno minimamente il mio pensiero sulla pura esperienza videoludica. Detto questo, cominciamo!
Halo CE e Reach, odio e amore
Il lavoro compiuto da 343 ha reso molto più piacevole il primo Halo, quello ideato da Bungie e sgraffignato da Microsoft nel lontano 2000. Ammetto che di difficoltà ne ho avute, ma una volta completata la campagna compresi le potenzialità del titolo e il motivo per il quale è così importante: immense mappe con la possibilità di guidare i veicoli, grandi possibilità di gioco, gunplay che funziona e diverte, ma soprattutto una grafica incredibile per i tempi.
Fun fact: ho fatto la missione finale completamente in grafica originale. Questa scelta mi ha dato la possibilità di comprendere appieno le qualità di questo gioco.
Sul fronte narrativo non mi aspettavo di trovare degli spunti horror, però i Floods mi hanno sorpreso. I modelli degli esseri viventi posseduti sono raccapriccianti e la pressione che senti durante la missione nella foresta è incredibile. Ma oltre alla pazzia di Spark e l’inaspettata comicità di Cortana, non ho avuto nulla che mi facesse amare il gioco.
Comprendo la bellezza di un titolo del genere che ai tempi della prima Xbox era incredibile, ma personalmente parlando non mi è piaciuto.
Caso contrario per Halo Reach, che per pura curiosità ho voluto giocare dopo il primo. Lo sbalzo generazionale si sente nonostante l’ottimo lavoro di remake adoperato da 343 su Halo CE, soprattutto sul feeling dei controlli. Parlando con amici, questo è uno dei due titoli dove nella trama si sente di più la pesantezza della guerra, dove si vede un’Umanità debole e fragile; dove si sente il gusto della sconfitta. Per me è a mani bassi uno degli Halo più belli, se non il migliore, con scene mozzafiato e un primo sentore di un ottimo character design dei personaggi secondari.
Giocando gli ultimi capitoli ho provato un sentimento contrastante di odio e amore dovuto all’unione di un genere non affine per me a una trama bella. Divertente da giocare con variabilità nel gameplay, l’esperienza con questo Halo mi ha convinto a concludere la collection e proseguire… non ci fu scelta più giusta.
Halo 2, il mio preferito, e Halo 3, un seguito non degno
Se Reach mi ha colpito grazie all’amaro della guerra percepito durante la campagna, Halo 2 mi ha rapito il cuore grazie al suo gunplay fenomenale. La meccanica della doppia arma impugnabile con il contesto narrativo suddiviso su due punti di vista differenti, Master hief e l’Arbiter, confezionano un pacchetto unico e divertente. Se Halo CE era incredibile per i tempi, Halo 2 lo definisco utopistico.
Inoltre l’eccelso lavoro di rimaneggiamento grafico adottato nella versione remake della MCC ha influito pesantemente sulla mia valutazione: le cutscene rifatte da 0, i modelli dettagliati dei personaggi e delle armi, il comparto sonoro migliorato e molto altro. Un lavoro eccelso.
Anche se la storia non si conclude, lasciando un finale aperto per connettersi al capitolo successivo, in questo gioco abbiamo una trama ben congeniata, permettendoci di conoscere meglio l’universo narrativo creato da Bungie attraverso gli occhi dei più grandi eroi della propria razza. Il mio capitolo preferito in assoluto.
Fomentato dalla gioia, appena concluso il secondo capitolo, mi sono subito cimentato su Halo 3, il capitolo dove riponevo le aspettative più alte. Sinceramente, questa sarà l’unico gioco della saga dove ho sentito un grande senso di delusione. La curiosità di sapere come si sarebbe evoluta la trama dei Flood e dell’ultimo profeta dei covenant era immensa, tenendo conto anche della guerra civile aliena. Vedere come queste due trame siano state così inadeguatamente gestite, mi ha distrutto. Pensavo di ritrovarmi un finale che segnasse la fine di un’era, dato che ho letto molte opinioni favorevoli alla conclusione della saga con questo terzo capitolo, ma quello che ho trovato è stato un finale veloce, senza pathos o una conclusione decente, se non il grande sacrificio di Master hief.
I problemi narrativi sono tanti altri, come la totale mancanza dell’Arbitrer se non come spalla di gioco, la morte forzata di Kies e Johnson, l’assenza di qualsivoglia connessione logica della trama dei Brut, la dimenticanza dei superpoteri della Mente Suprema e la sua incredibile potenza e capacità (arriva all’arca con la Città Santa senza problemi). Tutto ciò che era bello in Halo 2, è stato o totalmente trasposto sul terzo (come il gunplay) o tagliato via.
Insomma, avevo l’amaro in bocca. Fortunatamente il gusto sul “mio palato” si è addolcito con ODST che, nonostante non mi abbia fatto impazzire, mi è piaciuta la gestione delle missioni suddivise tra i vari membri. Dei soldati semplici contro degli alieni grossi e arrabbiati, pronti a uccidere qualunque umano presente nel suo cammino. Wow. Anche qui ci sono alcune cose lasciate a metà, come il reale scopo degli Ingegneri, ma dettagli che non vanno a minare completamente l’esperienza.
Halo 4 e l’ottimo lavoro di 343 Industries
Sapete quale è il principale problema dei giochi che perdurano per molti anni? La nostalgia. L’attaccamento ai giochi originali corrompe il pensiero pubblico sui titoli di nuova uscita, creando una netta spaccatura tra i fan vecchi e nuovi. Io credo, anzi ne sono convinto, che Halo 4 è un bellissimo Halo e un ottimo FPS.
Gunplay movimentato e più ostico rispetto agli altri capitoli, con un feeling di gioco molto frenetico nei vari livelli. I prometeici con le loro armi sono dannatamente fighi e interessanti, senza parlare del Didatta che rappresenta il vero primo antagonista/boss della serie. Master Chief è finalmente caratterizzato e mostra il suo legame con Cortana, mentre i personaggi attorno a lui iniziano ad avere la propria indipendenza e un carattere personale (come Del Rio). Upgrade grafico fenomenale e comparto artistico degno di nota, con design azzeccati e nuovi nella serie.
Questo primo Halo di 343 mi è piaciuto, svettando nella mia classifica personale. Sinceramente non comprendo questo astio verso questo gioco, come per il successivo, che al netto della mia esperienza si è mostrato migliore del 3 sotto tanti punti di vista.
Se per Halo 3 avevo delle aspettative altissime, per Halo 5: Guardians era il contrario: qualunque mia conoscenza che avesse giocato ad Halo 5 mi disse che era il gioco più debole di tutti. Forse è stato proprio questo pensiero inculcatomi che mi ha fatto apprezzare di più questo gioco. Non stiamo parlando del migliore, ne tantomeno del peggiore. Se sul fronte del gameplay mostra qualche insicurezza, ma sul comparto grafico, artistico, sonoro e nel gunplay svetta rispetto ad altri giochi. Background enormi e animati dettagliatamente, con pianeti e lande ricche di dettagli e profondità.
Finalmente si ha una mappatura del controller adattata agli standard moderni e che facilitano lo shooting.
Insomma, ha delle qualità interessanti. Ma sul fronte narrativo viaggia molto più lentamente rispetto agli altri giochi, concentrando la trama in pochissimo tempo e dandomi l’impressione di essere narrata ancor più lenta (ODST non mi aveva trasmesso una tale lentezza). Nonostante questo, la rivoluzione delle IA e il piano di Cortana non l’ho trovato assolutamente banale. Anche la rivoluzione Covenant è stata carina da vedere e approfondire (spiegando così il perché della presenza degli Elite tra i Covenant nel quarto capitolo). Non mi ha fatto impazzire la trama doppia, forse troppo forzata, però si faceva apprezzare.
Se prima la guerra era a tre, Covenant, Umani e Flood, adesso si è arrivati al punto di 4 fazioni: Umani, Arbiter, Covenant e Cortana/Precursori. Questa cosa è dannatamente interessante.
Ma quindi perché gli Halo di 343 Industries sono considerati inferiori?
Sinceramente non lo comprendo neanche io. Non sono giochi esenti da difetti, ma comunque dimostrano un grande valore come prodotti videoludici. Probabilmente le mie scarse conoscenze narrative sull’universo di Halo non mi fanno comprendere appieno questo fantomatici errori fatti da 343 nei loro giochi, ma al netto della mia esperienza di sole campagne sono certo di affermare che Halo 4 e Halo 5: Guardians sono degli ottimi giochi e che non hanno nulla di meno rispetto alla trilogia originale di Bungie.
Comprendo che con questa affermazione qualche fan si potrebbe agitare, perché comunque ognuno ha la sua opinione, ma sfido a darmi contro sui pregi e difetti elencati prima. Ovviamente il gusto personale è un conto, e come qualsiasi articolo scritto da ogni persona sulla faccia della Terra, soprattutto in questo dove ho voluto condividere con voi la mia personale esperienza. Però spero che nonostante la mia “frettolosità” nello scrivere questo articolo, sia riuscito a trasmettervi un minimo la mia passione su Halo. Non è la mia saga di videogiochi preferita, ma comunque Halo ha preso un pezzo del mio cuore e ben volentieri supporterò il brand e 343 Industries.
Si ma Infinite? Beh, se volete saperne di più vi rimando all’articolo del grande capo Renato Passalacqua che ha analizzato approfonditamente l’ultima fatica di 343 Industries pubblicata l’anno scorso. Adesso lascio la penna e ve la passo a voi, cari lettori, perché voglio sapere il vostro parere: Secondo voi i giochi di 343 sono inferiori a quelli di Bungie? Come mai Halo 3 è considerato un gioco così bello? Quale è il vostro gioco preferito della saga?