Halo Infinite arriva nell’anniversario dei venti anni dall’uscita del primo leggendario capitolo della saga di Master Chief, dopo uno sviluppo travagliato e milioni di fan in trepidante attesa che non vedevano l’ora di scoprire cosa 343 Studio avesse in serbo per loro. Non era di certo un compito facile quello che stavano portando avanti gli sviluppatori, soprattutto dopo l’empasse abbastanza evidente di Halo 5 Guardians e la valanga di critiche ricevute dopo il reveal del 2020 quindi tutto doveva essere perfetto. Tutto doveva tornare a venti anni fa, sul percorso tracciato da Bungie che ha coinvolto diverse generazioni di appassionati, riuniti sotto l’unica bandiera dell’UNSC a seguire le gesta di Sierra 117, affrontando minaccie che avrebbero spezzato chiunque, ma non lui, lo Spartan. Oggi, dopo essere riemersi dalle profondità dello Zeta Halo, possiamo dirvi che ce l’hanno fatta.
Finish the Fight
La storia di Halo Infinite si ambienta poco più di un anno dopo la fine di Halo 5 Guardians e la rivolta delle IA guidate da Cortana contro il genere umano. Nel tentativo di salvare l’UNSC dalla sconfitta, Master Chief viene inviato a combattere contro la sua ex alleata ma viene attaccato dagli Esiliati, una fazione ribelle del Covenant guidata dal brute Atriox, già apparso come nemico principale nel mai troppo citato Halo Wars 2. Le cose non vanno per il meglio e John 117 viene recuperato nello spazio da un pilota di Pelican anche lui disperso, che gli comunica che è stato in coma per 4 mesi e che gli Esiliati hanno vinto la battaglia nei pressi dello Zeta Halo, con le forze umane sparpagliate sui resti dell’anello quasi totalmente distrutto. Questo segnerà l’inizio della nuova impresa di Master Chief, che dovrà recuperare i resti della flotta UNSC in rotta e sparpagliata in lungo e in largo nell’installazione, mentre cercherà di scoprire cosa sia successo a Cortana, il perchè gli Esiliati siano arrivati sull’anello e nuovi nemici emergeranno dalle profondità delle camere dei Precursori.
Non ci addentreremo di più nei dettagli della trama, ma è lecito dire che 343 ha deciso con Halo Infinite di dare un taglio netto a quello che hanno rappresentato i due capitoli precedenti della saga dei Precursori, mantenendo quanti di positivo si poteva trovare ed evolvendo in maniera marcata tutto il resto. La sensazione è che tutto quello che non funzionava è stato abbandonato, liquidando con un paio di righe di dialogo in favore di nuovi sviluppi decisamente più coinvolgenti ed ad essere onesti, va benissimo così. Le novità convincono alla grande e la direzione anche a livello registico intrapresa da 343 sembra essere quella giusta. In questo capitolo trova finalmente spazio la componente umana di Master Chief, mai esplicitamente espressa; c’è un essere umano sotto il casco dell’armatura Mjolnir e finalmente ne vediamo una parte. Lo sviluppo di un personaggio iconico eppure apparentemente bidimensionale come John merita finalmente di procedere in questa direzione, e viene fatto in maniera naturale e non forzata, adattandosi alla perfezione nel contesto della campagna. La trama quindi evolve nettamente rispetto al quinto episodio, regalandoci un circa 8 ore di missioni principali e segnando un nuovo punto di partenza nella storia di Master Chief. Inoltre, anche i nemici Esiliati hanno subito un boost di personalità notevole; già in Halo Wars 2 Atriox si è dimostrato un comandante carismatico e un nemico pericolosissimo, ma qui viene accentuato il suo essere capoguerra Brute in grado di dare fuoco alla galassia. Escharum, il suo braccio destro è anch’egli un nemico che trasmette potenza e rispetto, e a scalare tutti i comandanti che incontreremo durante il gioco. Non sono più semplici ostacoli sul nostro cammino, ma personaggi con una loro storia, carattere e stile di combattimento diversi. Ogni singolo alieno che incontreremo stavolta parlerà, dirà la sua e mostrerà il caratteri tipico della propria specie. Gli Elite sono guerrieri valorosi ed onorevoli e non esiteranno a sfidarci apertamente sul campo di battaglia, i Jackal invece tendono agguati e ci provocano, mentre i Grunt rimango le vere star degli scontri. Le loro linee di dialogo e personalità sono state espanse a dismisura, e trovarsi nella carneficina con loro che passano dalla spavalderia alla fuga a qualsiasi costo apostrofandoci in tantissimi modi diversi è davvero esilarante.
Open Halo
La vera grandissima novità di Halo Infinite è la struttura open world della campagna, mai vista prima nella serie. Dopo essere atterrati sullo Zeta Halo, Master Chief dovrà riorganizzare le forze dell’UNSC e riconquistare le basi perse durante il conflitto con gli Esiliati. Oltre alle missioni principali quindi, avremo tutta una serie di incarichi secondari segnalati sulla mappa che una volta portati a termine, rafforzeranno le abilità di Master Chief o le truppe umane sull’anello. Le basi da riconquistare funzionano come punti di viaggio rapido sulla mappa e forniranno in maniera illimitata armi, munizioni e veicoli, a patto di sbloccare Valore a sufficienza. Questa nuova valuta si ottiene liberando le squadre UNSC intrappolate sulla mappa, oppure distruggendo delle roccaforti degli Esiliati estremamente ben difese. Raccogliendo Valore quindi potremmo usufruire di equipaggiamento sempre migliore all’interno delle basi e di marine sempre più forti che ci affiancheranno nella lotta. Il tutto è scaglionato in maniera abbastanza naturale, facendovi partire con il Mongoose come primo veicolo, fino ad arrivare al carro armato Scorpion o al velivolo Wasp, che vi permetterà di volare e di attaccare i nemici dall’alto. I marine invece rimarranno sempre nei pressi della base, dando supporto nel caso avremmo a disposizione un veicolo con più posti.
L’altra attività da completare sarà quella della caccia agli obiettivi prioritari, una serie di comandanti degli Esiliati che fungeranno da veri e propri mini boss da affrontare, alcuni dei quali davvero impegnativi. Una volta sconfitti non otterrete Valore, ma la possibilità di utilizzare le loro armi speciali, una sorta di versione molto più potente delle armi classiche, richiamabili in qualsiasi momento nelle basi principali. Oltre a questo, ci saranno numerosi collezionabili sparsi sulla mappa come gli Audio Log che approfondiranno la storia, i classici Teschi per le mod, alcune skin utilizzabili nel multiplayer e punti Spartan per potenziare le proprie abilità. Queste non sono altro che le abilità equipaggiamento presenti nel multiplayer (ad eccezione del colpo di Forza, qui sostituito con la durabilità dello Scudo) , con alcuni effetti aggiuntivi, come ad esempio più Scatti in sequenza, o un effetto elettrificate al Rampino che stordisce brevemente gli avversari.
Penitent Tangent
In linea di massima, le attività sulla mappa sono abbastanza lineari e richiedono sempre di arrivare in un punto e sterminare qualsiasi cosa si muova, ma vengono inserite in contesti ambientali sempre diversi che rendono di fatto piacevole il loro completamento. Ad essere onesti ci saremmo aspettati qualche ricompensa aggiuntiva completando tutte le attività sulla mappa, ma tutte queste saranno solo propedeutiche al potenziamento delle basi e di Master Chief. Credeteci però quando vi diciamo che questo è fondamentale, perchè girare impreparati sullo Zeta Halo equivale a morire immediatamente.
Nelle zone da loro controllate, gli Esiliati sono in numero spropositato e tenderanno sempre ad accerchiarvi e a utilizzare qualsiasi mezzo a loro disposizione. Per questo ci ritroveremo sempre in inferiorità numerica, con colpi al plasma e granate che volano da tutte le parti, mentre cercheremo di schivare i colpi di un martello Brute o gli affondi di una lama energetica. Mai come prima d’ora si ha la sensazione di essere nel mezzo di una battaglia campale, ed ogni scontro, anche a livello di difficoltà Medio, va calcolato alla perfezione, perché gettarsi nella mischia equivale a morire coperto di proiettili. Halo Infinite non fa sconti da questo punto di vista e a noi va benissimo così.
Se quindi nelle attività secondarie abbiamo un minimo di variazione di contesto, in quelle principali questa cosa si sente meno. Si vaga da una struttura all’altra dei Precursori, tutte praticamente uguali, soprattutto nella parte centrale della trama. Questo viene un po’ meno sul finale fortunatamente, ma non si riesce a superare definitivamente uno dei difetti storici della serie, ovvero il ripetersi di corridoi e stanze tutte uguali quando si tratta dell’architettura dei Precursori. Nonostante questo però ci sono alcuni momenti davvero notevoli nella storia principale, così come i combattimenti con i Boss, in numero spropositatamente maggiore rispetto a quanto siamo stati abituati in questi anni. Tutti gli scontri sono diversi e ben strutturati, e siamo sicuri che almeno uno rimarrà per parecchio tempo impresso nelle menti dei fan.
A livello tecnico non siamo di fronte al miracolo visivo, ma di certo neanche al disastro mostrato nel 2020. Abbiamo ancora delle texture non proprio definitissime, un pop up molto accentuato e degli effetti particellari nella norma ma qualitativamente è un prodotto molto solido e pulito. Rimane inoltre un difetto storico della serie, ovvero i salvataggi gestiti in maniera autonoma dal gioco, che fanno un po’ quello che vogliono. Ottime comunque le novità, sia in fatto di armi che di nuovi nemici ,cosa che non succedeva da anni; Halo Infinite è il capitolo con più innovazioni dell’intera saga, e questa cosa per noi rappresenta un grandissimo punto a favore, soprattutto data l’ottima implementazione che hanno avuto. Eccellente il feeling con le armi e con l’armatura, che restituisce un senso di potenza e lentezza, ma integrandolo alla perfezione con la fluidità data dalla scivolata e sopratutto dal rampino. Master Chief ora è nettamente più veloce e agile, ma non snatura il suo essere uno Spartan. Controlli alla mano, avrete quella meravigliosa sensazione di nostalgia, come se non fossero passati 20 anni.
Sudore e teabagging
A cura di Alessandro Di Liberto
Se Halo Infinite sceglie di rivoluzionare l’esperienza single player rompendo i canoni storici della serie, quando si parla di comparto multigiocatore la musica comincia a cambiare. Halo è forse una delle saghe più legate alla sua community ed accontentare i veterani della serie riuscendo ad invogliare anche e soprattutto i nuovi giocatori non è un lavoro semplice. Il core gameplay di Halo Infinite è fortemente legato al suo passato e, se in alcuni casi 343 Industries si concede qualche libertà in più come il rampino o lo zoom su tutte le armi, l’intero flow del gioco ha un forte impatto quasi anacronistico durante le prime battute. Il gameplay di Halo Infinite è più lento e ponderato rispetto agli ultimi shooter arena che hanno popolato il genere, da sempre profondamente tattico ed incredibilmente skill based, Halo Infinite fa un passo indietro rispetto ad Halo 5 e sceglie di tornare alle sue origini. Se proprio vogliamo parlare di rivoluzione allora dobbiamo abbandonare per un attimo il gameplay puro per volgere lo sguardo verso il modello economico.
Il comparto multigiocatore di Halo Infinite è infatti un Free to Play a tutti gli effetti, completamente sganciato dalla campagna a giocatore singolo. La componente free to play introduce diverse variabili nell’equazione di Halo Infinite, variabili che influenzano inevitabilmente la distribuzione dei contenuti di gioco. La monetizzazione va a toccare sempre la componente estetica e la scelta di adottare un Battle Pass risulta sicuramente essere al passo con i tempi, lontano dalle fastidiosissime loot boxes di Halo 5. Halo Infinite è dunque un prodotto Free to Play che non perde la propria anima anzi, propone un’esperienza di gioco solidissima e perfettamente in linea con i valori produttivi di un titolo di enorme calibro. La scelta di lanciare la componente multigiocatore in anticipo di tre settimane rispetto alla data di lancio ufficiale ci ha permesso di esplorare in profondità le dinamiche di Halo Infinite sia nei suoi contenuti che nelle sue meccaniche. In questo caso il comparto multigiocatore segue la scia della campagna, lasciandosi dietro diversi pezzi pur di vedere la luce. La forgia, una delle modalità più desiderate dalla community e dai content creators, arriverà molto più avanti mentre la distribuzione dei contenuti iniziali lascia tanto spazio all’immaginazione. L’impressione è quella di avere in mano un titolo fatto e finito senza però poter sfruttare completamente le sue potenzialità a causa di una mancanza di contenuti che, presto o tardi, si fa sentire.
È tutto oro quello che luccica
Tornando all’anima del comparto multigiocatore di Halo Infinite, il suo core gameplay, come già accennato in precedenza, ha il sapore di un ritorno al passato in chiave moderna. Nessun colpo di testa rivoluzionario ma una solidità che grida Bungie da tutti i pixels e ci fa tornare ai gloriosi anni di Halo 3. Divisa in maniera piuttosto netta tra Arena e Big Team Battle, l’esperienza multigiocatore di Halo Infinite è genuino gameplay senza troppi fronzoli. Durante gli ultimi mesi abbiamo avuto modo di provare con mano il comparto multigiocatore di Halo Infinite in diverse occasioni ed abbiamo potuto constatare l’incredibile miglioramento del titolo in termini di performance sia in materia di bilanciamento che di stabilità. Halo Infinite è il miglior Halo che avete mai giocato e su questo non c’è alcun dubbio. Snello, bilanciato ed incredibilmente competitivo, l’esperienza di gioco messa sul piatto da 343 Industries rappresenta una base pressoché perfetta sulla quale costruire il futuro del franchise. Abbiamo apprezzato tantissimo il sistema che regola le partite classificate, un sistema che non si basa esclusivamente sull’esito delle partite ma sulle prestazioni del singolo giocatore, ricompensando i giocatori più abili ed evitando inutili penalizzazioni qualora la sconfitta sia causata da compagni di squadra non proprio performanti. L’aria che si respira giocando ad Halo Infinite è quella di un tempo, le partite sono serrate, strategiche e possono essere ribaltate in qualsiasi momento. L’esperienza ranked di Halo Infinite non è dunque una passeggiata di salute, massima concentrazione ed una comunicazione costante sono le chiavi per sbaragliare l’avversario. Un perfetto bilanciamento tra skill del singolo, teamwork e strategia nel posizionamento.
La strada per il bilanciamento perfetto è tuttavia impervia e Halo Infinite non è sicuramente esente da piccole sbavature risolvibili soltanto attraverso un feedback costante da parte della community, come già accaduto tra i vari test tecnici che si sono alternati prima della release. Il vero tallone d’Achille del comparto multigiocatore di Halo Infinite risiede al di fuori del suo core gameplay, primo tra tutti un sistema di progressione all’interno del Battle Pass (sia esso gratuito o a pagamento) basato soltanto sulle sfide settimanali e sul completamento delle singole partite. Quello proposto in Halo Infinite è un sistema di progressione che semplicemente non funziona a dovere, il giocatore non viene ricompensato in base a come ha giocato la sua partita bensì riceve punti esperienza solo per aver giocato. Durante queste tre settimane pre-release sono state apportate alcune modifiche ma manca un sistema di progressione vero e proprio. Siete reduci da una partita infinita dove avete fatto delle giocate fuori di testa? Ecco a voi 50XP, avete giocato una partita lampo su Teschio perdendo miseramente senza aver fatto nulla di utile? Sempre 50XP. La progressione ed il leveling all’interno di un’esperienza di gioco che frammenta i suoi contenuti estetici in base alla quantità di partite giocate è qualcosa di poco soddisfacente che non incentiva a dare il meglio soprattutto nelle partite veloci dove il rank non viene contemplato. A peggiorare la situazione troviamo la struttura delle sfide settimanali spesso troppo situazionali e complesse che distolgono inevitabilmente l’attenzione dal gioco di squadra. Sfide come “Elettrifica 4 nemici contemporaneamente in PvP” spingono inevitabilmente i giocatori a cercare quella fortuita situazione, ignorando il resto della squadra.
Altra gravissima mancanza è quella di relativa ad un sistema di voto per mappe e modalità, su Halo Infinite non è ancora possibile scegliere di giocare soltanto una determinata modalità, i giocatori sono infatti inseriti in una playlist che propone un abbinamento casuale di mappe e modalità senza soluzione di continuità.
Se la base è ottima, Halo Infinite ha ancora qualche lacuna da colmare per quanto riguarda il design dell’esperienza da un punto di vista più ampio, certo, tutto sfuma nel momento in cui si entra in gioco e ci si rende conto di quanto sia pulita l’esperienza di gioco ma restano comunque degli elementi importanti da inserire o, come nel caso del sistema di progressione, da rivedere completamente. Una componente più moderna che coinvolge Halo Infinite è invece data dal sistema di personalizzazioni, sarà infatti possibile modificare praticamente ogni parte della propria armatura partendo da una base sbloccando contenuti attraverso il battle pass oppure attraverso valuta reale. Anche le armi ed i veicoli presentano qualche elemento di personalizzazione, rendendo così Halo Infinite un FPS Arena moderno, ci sarebbe piaciuto vedere qualche contenuto estetico riservato a sfide interne al gioco come ad esempio “esegui 100 Headshot con il fucile da cecchino” per sbloccare dei contenuti non direttamente legati alla progressione o a microtransazioni ma non è detto che non ci arriveremo.
In conclusione, il comparto multigiocatore di Halo Infinite presenta una base che rasenta la perfezione, mancano tuttavia i contenuti. Poche mappe e poche modalità in un circolo vizioso che potrebbe stancare i meno appassionati, un sistema di progressione poco coinvolgente e la natura da Free to Play che influenza inevitabilmente la distribuzione dei contenuti estetici. Per tutti coloro che vogliono soltanto giocare, Halo Infinite è l’esperienza perfetta, resta comunque necessario qualche accorgimento e sarà vitale il supporto post-lancio in termini di nuovi contenuti come nuove mappe, modalità e, perché no, nuove armi.
Versione disponibile: Xbox Series X|S, PC, Xbox One X
Versione Testata: Xbox Series X, PC
La recensione in breve
Halo Infinite riporta in auge la serie di Master Chief, tenendo quanto di buono c’era nel passato e tentando nuovi approcci verso un futuro che appare più longevo e brillante che mai. Avevamo tutti i motivi del mondo per essere preoccupati, ma 343 è riuscita nell’impresa di sviluppare un titolo degno della saga di Bungie sotto ogni aspetto, e forse superandolo addirittura in qualche frangente. La risposta alla domanda che in molti mi hanno fatto è sicuramente questa: Si, Halo è tornato.
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Voto Game-Experience