Alla fine del mese di marzo 2025, l’esercito cinese ha condotto imponenti esercitazioni militari al largo di Taiwan, accompagnandole da una campagna mediatica aggressiva. In una mossa sorprendente, tra le clip ufficiali rilasciate dal governo di Pechino è apparso anche il Re Scimmia di Black Myth: Wukong, il celebre action RPG sviluppato da Game Science, utilizzato come strumento di propaganda. Il protagonista del gioco, Sun Wukong – figura mitologica amatissima e simbolo nazionale – è stato inserito in video in cui le sue azioni eroiche si alternano a scene reali di esercitazioni militari condotte da esercito, marina, aeronautica e forze missilistiche cinesi.
Il Post ha segnalato che uno dei video più discussi mostra Wukong affrontare e sconfiggere una rana gigante, una scelta tutt’altro che casuale: nel linguaggio politico cinese, le rane sono spesso utilizzate in modo denigratorio per rappresentare Taiwan e i suoi cittadini, visti come chiusi di mente o ignoranti, simili al detto “rana nel pozzo” (paragonabile all’italiano “avere i paraocchi”). Il parallelismo tra la battaglia del Re Scimmia e le manovre belliche è evidente, e rafforza la narrazione della forza cinese pronta a schiacciare la “debolezza” taiwanese.
L’aspetto più controverso della vicenda è che Black Myth: Wukong era stato accolto dal pubblico globale come un’opera priva di riferimenti politici diretti, un’espressione artistica della mitologia cinese. Tuttavia, questa scelta dimostra come il governo cinese non consideri il medium videoludico esente dalla propaganda, anzi: lo sfrutta per amplificarne l’impatto simbolico e culturale. Il videogioco, già celebrato in patria come fiore all’occhiello dell’industria cinese, viene così arruolato nella strategia comunicativa di Pechino.
Non a caso, il contenuto è stato redatto in cinese tradizionale, lingua ufficiale di Taiwan, per essere immediatamente leggibile e riconoscibile dal pubblico dell’isola. Questo dimostra l’intento mirato del messaggio: intimidire e influenzare non solo il governo taiwanese, ma anche l’opinione pubblica locale e i partner internazionali di Taipei.
Il caso solleva interrogativi cruciali sul ruolo dei videogiochi nelle dinamiche geopolitiche contemporanee. Quando un titolo di successo globale viene assorbito nella macchina propagandistica di uno stato autoritario, la linea tra intrattenimento e ideologia si fa sottile. Black Myth: Wukong mostra che la politica nei videogiochi non è assente, ma selettiva, e viene accolta solo se funzionale alla narrativa dominante. Un monito importante per chi crede che il videogioco possa restare neutrale in un mondo sempre più polarizzato.
In tutto questo ricordiamo che Black Myth: Wukong ha ricevuto “tantissimo supporto” da Sony, un gioco che ha ottenuto vendite imponenti anche in Occidente.