Quello degli J-RPG è un mondo abbastanza bislacco, passato dall’essere una nicchia riservata a pochi appassionati a divenire una vera e propria sezione trasversale del gaming, capace di attrarre centinaia di migliaia (milioni, per i top seller) di fan, senza colpo ferire. Questo a causa di un allargamento del parco titoli, capace di far uscire dai confini giapponesi anche prodotti che, fino a poco tempo prima non avrebbero riscosso interesse al di fuori del suolo nipponico.
La serie PERSONA, recentemente approdata sul Game Pass di Xbox, rapprenta l’esempio perfetto di questo percorso di espansione. Va anche notato che Tadashi Satomi, l’autore dei primi tre episodi del franchise di punta di casa Atlus, è altresì il responsabile di questo The Caligula Effect, la cui versione Overdose giunge, boostata e rivista, su PlayStation 5 svariati anni dopo il suo approdo su Switch e PlayStation 4. Ci troviamo dunque davanti ad una conversione pigra o ad un certosino lavoro di attualizzazione? Delle due, purtroppo, la prima: ma scopriamo tutto con la recensione di The Caligula Effect: Overdose.
Cartoline (virtuali) da Mobius
I tempi delle scuole superiori sono i più belli. Quante volte vi siete sorpresi, dall’alto della vostra (veneranda, nel mio caso) età, a proferire, carichi di nostalgia, questa frase? Ecco… immaginate ora di essere intrappolati in un loop che, per un motivo a voi sconosciuto, vi ri-proietterà nuovamente al primo anno subito dopo aver conseguito il diploma. Questo l’incipit alla base di The Calligula Effect: Overdose, dove intere classi si alternereranno, in un sempiterno moto circolare dal primo all’ultimo anno, senza accorgersi di nulla.
Nei panni di uno studente del secondo anno acquisiremo consapevolezza del nostro status, scoprendo che la realtà da noi vissuta è, invece, una dimensione parallela, creata da una Idol virtuale presente in loco per preservare gli studenti ivi presenti dagli effetti dei traumi subiti nella vita reale. La nostra consapevolezza, inerente l’esistenza di questa matrice ante-litteram, ci renderà invisi a tutti gli altri studenti e diverremo, così, oggetto di caccia da parte degli stessi. Durante la nostra fuga ci imbatteremo in altri comprimari, a loro volta consapevoli di quanto stia succedendo e, dopo un combattimento, ci uniremo al Go-Home Club.
Partirà da qui la nostra peregrinazione, per le terre virtuali di Mobius, atta a garantirci il ritorno nella dimensione di pertinenza e l’abbattimento di questa matrice e di tutte le forze negative ivi residenti. Nel far ciò, scopriremo che la permanenza nella matrice, e la consapevolezza dei nostri traumi passati ci ha donato dei poteri che ci permetteranno di combattere gli Ostinato Musicians. Questa associazione, che ha nella perpetrazione della permanenza in Mobius il suo fine ultimo, ci darà filo da torcere per tutte e venti le ore necessarie a completare il playthrough.
La versione Overdrive ci darà la possibilità, per la prima volta nella serie, di impersonare una studentessa, andando a variare, e di molto anche, il comparto narrativo, precedentemente modellato e strutturato attorno ad una persona di sesso maschile.
Narrazione e socializzazione
Per avere ragione dei sopraccitati Ostinato Musicians, nostro compito sarà quello di rinfoltire le schiere del Go-Home Club. Per far questo dovremo adoperarci nell’instaurare interazioni con gli oltre cinquecento studenti presenti nella nostra struttura scolastica, avvalendoci del causality link. Questo meccanismo risulta essere una versione embrionale (vi ricordo che The Caligula Effect Overdrive è di molto precedente a Persona 5) del Social Link che abbiamo avuto modo di esperire con la saga parallela made in Atlus.
L’interazione con i nostri colleghi di studio, però, sarà ben più limitata (e frustrante) di quanto visto in Persona: basterà infatti rivolgere più e più volte la parola al medesimo studente per sbloccare una sotto quest che ci verrà affidata dallo stesso. Alla risoluzione di quest’ultima, avremo creato un legame con quello studente, che potrà poi essere reclutato nella nostra lotta contro gli Ostinato Musicians. Questa azione andrà ripetuta con continuità e, purtroppo, senza ravvisare alcuna variazione di sorta nella formula di interazione con i nostri interlocutori. Va da sé che, tutto ciò, sfocierà ben presto in un senso di noia e frustrazione – peccato, perchè l’idea di fondo, pur interessante, non è stata applicata bene.
La parte fondante del gameplay di The Caligula Effect: Overdrive, oltre alle ovvie ed endemiche dinamiche di esplorazione ambientale, propedeutiche alla insturazione dei causality link di cui sopra, risiede nel combat system. Pur trattandosi di un prodotto avente molto in comune, compreso l’autore dei primi tre capitoli, con la saga di Persona, The Caligula Effect: Overdrive si distacca nettamente dalla matrice action vista negli episodi della saga parallela appena citata.
Combattimenti sotto il segno della strategia
E se le interazioni interpersonali ci han lasciato con l’amaro in bocca, lo stesso non si può dire per il combat system che, pur datato, risulta essere godibile ed interessante al contempo. Lo stesso altro non è che la combinazione tra un sistema di combattimento a turni, tipico degli J-RPG del tempo, con una componente tattica che ci permetterà di avere una anteprima delle nostre azioni, visualizzate a schermo su un simulatore virtuale.
Concatenare abilità e peculiarità di ogni singolo personaggio ci permetterà di impostare la strategia migliore per avere ragione dei nostri avversari badando però, al contempo, a monitorare skill e caratteristiche dei nostri opponenti, al fine di evitare interruzioni della procedura di attacco e fallimento della stessa. In quella che si viene a dipanare come una sistematica partita a scacchi, in cui dovremo imparare a prevedere le mosse degli avversari, viene ad inserirsi l’attivazione del Catharsis Effect.
Al raggiungimento di uno stato di trance indotto, il nostro alter ego vedrà il suo corpo mutare in forma, caratteristiche e potenza, trasformazione che gli permetterà di combattere ad armi pari con le creature provenienti da questa matrice in salsa nipponica.
Diversa piattaforma, stesso gioco
The Caligula Effect, rilasciato originariamente su PlayStation Vita nel lontano 2017, giunge su PlayStation 5 nella versione Overdose, riveduta, corretta e graficamente riadattata alle console di nuova generazione. La versione che ci troviamo, però, a mettere sotto la lente di ingrandimento, altro non è che la riproposizione, con qualche minore ritocco, di quella rilasciata nel 2019 per la (allora) console ammiraglia Sony e, debitamente riveduta, sempre nello stesso anno, per Nintendo Switch.
La edizione Overdose oggetto di recensione, ci metterà in contatto con il gioco originario, arricchito però di tutti i dlc rilasciati nel corso dei sette anni intercorsi dalla prima release, compresi una nuova serie di finali alternativi e la possibilità di utilizzare un personaggio di sesso femminile per il nostro playthrough. Essendo un prodotto di chiara ispirazione e destinazione nipponica, ci troviamo di fronte ad una sovrabbondanza di arricchimenti estetici (set costumi vari ed eventuali) per i nostri avatar ma, sfortunatamente, nulla che possa variare, anche di poco, l’esperienza di gioco originaria.
L’elenco di novità si ferma qui: la pigra traslazione su PlayStation 5 non comporta infatti stravolgimenti di sorta, né dal punto di vista del gameplay né, tantomeno, dal punto di vista tecnico, ma di questo ne parleremo più avanti. Rimane il rammarico per non aver saputo sfruttare, a dovere, un hardware così performante anche solo per implementare qualche feature aggiuntiva come il supporto al dualsense.
Sulla scia di Persona, ma più cupo
Tadashi Satomi, responsabile in Atlus della trilogia originale della serie Persona, è colui che ha curato, nel dettaglio, la scrittura della trama di The Caligula Effect: Overdose (ma anche della versione originaria). Rispetto allo scanzonato e grottesco mondo visto in Persona, quella di The Caligula Effect è una scrittura molto più matura, andando a trattare temi di matrice psicologica, ravvisabili e rintracciabili in tantissime citazioni all’interno del gioco.
Se, infatti, l’effetto Caligola descrive la necessità di far esperienze atte all’infrangimento dei taboo, questa dinamica sarà il leitmotiv di tutta la narrazione, portandoci in contatto con tematiche mature, scabrose come morte, sesso, paura di vivere e devianze psicologiche varie. Questo quadro di insieme, apparentemente dal gran potenziale, risulta però essere stagnante e mai particolamente ispirato, nonostante una base narrativa forte. La personalità di personaggi e comprimari si distingue infatti per una piattezza assurda, mettendoci a cospetto di alter ego digitali caratterizzati in modo tale da non sfruttare l’enorme potenziale insito nel concept di base.
Questo può esser però visto come un passo falso del lead writer, il cui pedigree ci ha messo davanti a ben altri livelli realizzativi. Ciononostante, l’impostazione di base di The Caligula Effect è la medesima di Persona (o di Shin Megami Tensei) e gli appassionati di questi franchise non faticheranno a trovarsi a loro agio impersonando uno dei due protagonisti a nostra disposizione.
Tecnicamente discutibile
Dal punto di vista strettamente tecnico fatichiamo davvero a comprendere il perchè di questa versione PlayStation 5, edizione che risulta essere identica a quella pubblicata quattro anni fa per PlayStation 4. Al netto di una maggiore pulizia dell’immagine e di un livello dei filmati leggermente superiore a quello della controparte old-gen, nulla è stato fatto per sfruttare la potenza della ammiraglia Sony.
Ciò che ci troviamo davanti è un gioco originariamente progettato per PsVita (e mutuato pigramente su PlayStation 4), parimenti adattato senza scossoni di sorta. La realizzazione di protagonisti e comprimari, di discreto livello, va a stridere con la composizione poligonale del mondo di gioco, testimonianza evidente della arretratezza del prodotto propostoci, un gioco di due generazioni fa che gira su PlayStation 5.
Nonostante gli anni passati dalla release originale non c’è traccia di doppiaggio (e questo ci potrebbe anche stare, vista la natura del prodotto) né di sottotitoli altri da quelli inglesi, già presenti nel lontano 2017, limitando fortemente una già ristretta platea di riferimento. Al netto della effettiva validità del prodotto, è impossibile soprassedere ad un tale trattamento.
La recensione in breve
The Caligula Effect: Overdose rappresenta quanto di più lontano possa esserci da un gioco PlayStation 5. Un prodotto di due generazioni fa, mette in mostra le sue indubbie qualità, vessato e limitato però da un comparto tecnico claudicante ed assolutamente non al passo con i tempi, risultando sì gradevole ma dannatamente fuori tempo massimo.
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Voto Game-Experience