Dopo Two Point Hospital e Two Point Campus, la squadra di Two Point Studios torna alla carica con il terzo capitolo della sua serie di gestionali. Dalle stanze col sapore di disinfettante si è passati alla frenesia della vita studentesca. Ora, invece, pur restando in ambienti educativi si toccano vette d’apprendimento più alte e si affrontano avventure degne di Indiana Pipps alla ricerca dei reperti più rari e inviati al mondo. Che si tratti di piante, fossili, o persino fantasmi e alieni, Two Point Museum ha tutto ciò che serve per gli amanti delle esperienze didattiche e del design di interni.
La serie si espande mantenendo la stessa formula vincente dei predecessori, anzi ampliandola leggermente sempre all’insegna del buon e sano umorismo. Tra varie gag e una gestione meticolosa degli ambienti, quanto è spaziale e quanto è stagnante questo gioco? Scopritelo nella recensione di Two Point Museum.
Come diventare curatore di un museo
Se prima abbiamo dovuto gestire un ospedale e un campus universitario, ora con Two Point Museum dobbiamo strutturare non uno, ma più musei. Sin dal tutorial iniziale, infatti, veniamo indirizzati verso una strada ben specifica che ci porta a passare tutti i temi offerti dal gioco. Si parte dal museo con focus preistorico, per poi passare ad altre varianti come Passwater Cove per il focus acquatico e Wailon Lodge per un’avventura nel paranormale. Le altre tematiche incluse sono lo spazio e la scienza, con particolare attenzione alla botanica.
L’idea di Two Point Museum è di trasformare il giocatore in un curatore poliedrico, seguendo un percorso di progressione molto accattivante e ben districato in un ecosistema di musei profondo e piacevolmente complesso. Ogni località richiede un’oculata gestione dello staff, dagli assistenti agli esperti e archeologi. Ciascuno di essi va reso felice gestendo gli stipendi, ma vanno anche educati con percorsi di addestramento specifici.
Sbloccando caratteristiche, si passa poi all’approfondimento di una parte fondamentale del gioco: le spedizioni. Assistenti e archeologi possono essere inviati in team alla scoperta di manufatti rari e preziosi, necessari per migliorare i musei e attrarre ospiti. In base alla qualità e quantità di reperti in esposizione, si attirano quindi visitatori differenti per un totale di ben 18 tipologie. Dagli studenti ai clown, passando per yeti e goth, tutti vanno resi felici con la cura della struttura e dei servizi al suo interno, ma anche con attrazioni uniche.
Gameplay piacevole, semplice, ma anche strategico
L’esperienza di gioco richiede quindi un’attenzione continua alla gestione dell’intero edificio, dello staff, dei visitatori e delle spedizioni. In Two Point Museum ci sono relativamente pochi attimi di tregua, ma non temete. In realtà, il numero di elementi che pongono il giocatore sotto pressione non è nemmeno così asfissiante. Al contrario, è estremamente piacevole.
Ogni gameplay si struttura in una sequenza di pianificazione del museo e delle sue varie aree, piazzamento dei reperti e delle decorazioni – che aumentano l’appeal dei manufatti stessi – e, quindi, di design degli interni sulla base delle esigenze e richieste del pubblico. Mentre quest’ultimo si reca nel nostro museo, dobbiamo invece controllare che le spedizioni procedano al meglio.
Possono capitare infatti degli incidenti da risolvere con scelte improvvisate, o lo smarrimento dei reperti. Insomma, le avventure del nostro team includono quasi sempre dei rischi. Il risultato, però, è l’arrivo di nuovi reperti in una cassa gigantesca che, curiosamente, si apre con animazioni simili alle loot box. Un tocco estetico che forse qualcuno gradirà poco. Non mancano poi i ladri e vandali, una minaccia da non sottovalutare. Proprio per questo, ogni museo deve includere misure deterrenti come videocamere, centri di sorveglianza e membri della sicurezza con una certa esperienza.
Oltre a tenere traccia di tutto ciò, bisogna considerare la soddisfazione dei visitatori tra cibo, bevande e comfort. Non solo le attrazioni devono essere di un certo calibro, ma anche ispirare conoscenza. E soddisfare i bambini più capricciosi, naturalmente. In Two Point Museum bisogna arginare la noia e promuovere sia il divertimento, sia l’educazione, strutturando ottimamente il layout del museo per garantire tour dal flow immacolato.
Tra appeal e utilità
Come da tradizione, poi, l’umorismo della serie Two Point è eccezionale. Le gag presenti sanno essere esilaranti e condiscono il gioco con un mix di cinismo e stupidità davvero apprezzabile. Ciò si vede anche nelle animazioni dei personaggi, che purtroppo mantengono ancora qualche strano bug e richiedono lo spostamento manuale dei visitatori e membri dello staff. Lo stile grafico e il comparto sonoro, inoltre, rendono Two Point Museum adatto a tutte le età e alquanto rilassante.
Nell’insieme, Two Point Museum offre un ottimo bilanciamento tra semplicità e strategia, tra estetica e utilità, con minimi elementi di micro-gestione e diverse informazioni da considerare durante ogni partita. Qualche punto critico non manca ma si tratta di piccolezze estetiche come typo nelle traduzioni e problemi con la UI quando si cambia la risoluzione. Peraltro, l’interfaccia utente avrebbe beneficiato forse di una chiarezza maggiore, ma osserviamo anche che ciò avrebbe potuto compromettere l’uniformità estetica dei menu.
Dobbiamo ammettere tuttavia che la caratteristica formula dei Two Point potrebbe apparire ormai monotona e meno caratteristica a chi ha giocato anche i capitoli Hospital e Campus. Rinfrescare l’estetica e le meccaniche di una serie così particolare, anche per la grafica e l’umorismo, sarebbe utile per mantenere saldo il legame con i giocatori più affezionati e “di vecchia data”.
Lato performance il gioco è molto fluido su PC con CPU AMD Ryzen 7 9700X, GPU AMD Radeon RX 7800 XT e 32 GB di RAM. Su Steam Deck è altrettanto buono, ma la risoluzione rende la navigazione dei menu molto difficile. Qualche rallentamento si nota quando i musei hanno un certo numero di reperti e visitatori. Sono necessari interventi lato ottimizzazione per risolvere il potenziale lag.
La recensione in breve
Oramai per il team di Two Point Studios è consuetudine rilasciare gestionali capaci di attrarre sia i neofiti del genere, sia i più appassionati. Mantenendo i toni goliardici del resto della serie, Two Point Museum riesce a innovare la personalizzazione a partire da una spina dorsale già ottima, focalizzandosi sul design di interni per ottenere un’esposizione coi fiocchi. Forse potevano esserci una manciata di tipologie ulteriori di musei e una UI leggermente più navigabile. In più, l’unboxing dei ritrovamenti per i nostri centri culturali poteva essere esteticamente meno simile alle loot box. Al netto di queste piccolezze, l’esperienza resta davvero gradevole e caldamente consigliata a tutti coloro che vogliono approcciarsi a un gestionale non difficile, ma nemmeno così elementare.
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Voto Game-Experience