Parlare di The Witcher 3: Wild Hunt oggi, a ben sette anni dalla sua prima uscita, nell’occasione del rilascio della tanto attesa next-gen patch, vuol dire avere a che fare con uno dei giochi più iconici della passata generazione di macchine da gioco, ultimo capitolo di un franchise che, da solo, ha fatto decollare le quotazioni di Cd Projekt Red. Si, la stessa Cd Projekt Red responsabile del discusso e problematico (per essere molto gentili) lancio di Cyberpunk 2077 che oggi, a due anni dalla sua prima incarnazione, riesce ad essere quantomeno giocabile, pur se ben lontano dalla visione propostaci originariamente da Icinsky & co. Ma torniamo ad occuparci della nuova vita, in salsa next-gen, dell’incontrovertibile capitolo finale delle avventure di Geralt di Rivia.
E’ storia nota, pur non volendo rimestare nelle problematiche dell’ultima produzione CDPR, che la software house polacca, negli ultimi due anni, abbia avuto un danno di immagine che, nonostante l’alacre lavoro profuso dai membri del team di sviluppo, fa sentire tutt’ora la sua eco. E quale miglior modo per farsi “perdonare” da dei fans delusi, se non mettersi a lavorare a testa bassa? Così facendo, circa due mesi fa, sono stati annunciati tutti i futuri progetti dello studio polacco, tra cui rientrava, attesa e rimandato più e più volte, anche la versione next-gen di The Witcher 3: Wild Hunt.
Mettere mano su un capolavoro della portata di The Witcher 3, qui recensito nella sua incarnazione per Nintendo Switch, richiede una dovizia ed un impegno al di fuori del comune, non fosse altro per le altissime aspettative di una fanbase che, nel corso ni degli anni, non ha mai abbandonato la terra di Novigrad, tornando di tanto in tanto a varcare la soglia di Kaer Morhen. E, diciamocela tutta, sin dai primissimi istanti la cura per i dettagli e per la perfezione che, fino a qualche anno fa, erano il marchio di fabbrica di CDPR, è evidente e presentissima, facendo finire nel dimenticatoio le brutture viste con il rilascio di Cyberpunk 2077.
La Next-gen patch è un atto d’amore verso The Witcher 3: Wild Hunt
Il debutto di Geralt sulle macchine da gioco di nuova generazione (oltre che nel mondo della master race), fornito in modo completamente gratuito per tutti i possessori del gioco originario, viene scandito da novità di matrice prettamente “tecnica” innestate in un comparto videoludico-narrativo che non ha bisogno di presentazioni. La trama di The Witcher 3: Wild Hunt non è stata toccata minimamente, rappresentando, già di suo, forse la migliore trama mai vista in un videogioco per quel che riguarda intensità narrativa, profondità di narrazione e maturità dei temi trattati.
Ed eccoci, dunque, nuovamente alla ricerca di Yennefer di Vengerberg, potentissima maga ed amante di Geralt, il cui ritrovamento preluderà ad una ulteriore, e più importante, ricerca: quella di Ciri, prima Witcher donna, figlia dell’imperatore di Nilfgaard, incessantemente braccata dalla caccia selvaggia. Quella che sembrerebbe essere una gigantesca caccia all’uomo, una gara contro il tempo contro la temutissima Caccia Selvaggia, è invero una delle storie più potenti mai raccontate dal medium videoludico, caratterizzata da personaggi a tutto tondo e da una narrazione cupa, violenta ed in cui i confini tra bene e male sono tutt’altro che marcati, portando Geralt a compiere scelte a volte moralmente difficili, che avranno però un impatto netto e diametrale sullo svolgimento della trama.
Questa ricerca potrà essere effettuata utilizzando una delle due modalità grafiche, direttamente connesse alla fruibilità del prodotto finale, disponibili. La transizione a next-gen ha portato con se, infatti, la modalità prestazioni e quella Ray-tracing, ciascuna con sue specifiche peculiarità. Va da se che la prima di queste due modalità punta a mantenere il frame-rate fisso a 60fps, evitando di applicare effetti di illuminazione ambientale dinamica avanzati e facendo ricorso ad una risoluzione dinamica, capace di variare al fine di mantenere la stabilità del frame-rate promesso.
La modalità Ray-Tracing, invece, punta a fornirci una risoluzione di output maggiore, inserendo all’interno del mondo di gioco anche alcuni effetti di illuminazione dinamica ambientale avanzati, il tutto provando a mantenere un frame rate di 30fps.
The Witcher 3: Wild Hunt è, a tutti gli effetti, un action-rpg in terza persona che fa dell’esplorazione ambientale e, soprattutto, del combattimento la sua parte fondante. La scelta dell’una o dell’altra modalità grafica, oltre ad un maggiore o minore appagamento estetico, va ad influire direttamente anche sul gameplay.
I 60 fps sono una mano santa per il combat system
Va da sé infatti che il combat-system, criticato al tempo per una eccessiva legnosità, tragga pieno beneficio dalla transizione a 60fps, donandoci una responsività maggiore che ci permetterà, pur scontrandosi sempre con i limiti realizzativi di un progetto che ha visto la luce oramai sette anni fa, di avere un approccio più duttile agli scontri, all’arma bianca o di matrice magica che siano.
Unitamente a questa “rivoluzione grafica”, evidente sin dai primissimi istanti di gioco (pur con alterni risultati, a seconda della modalità scelta), sono presenti svariati “life hacks” che permetteranno di fruire, in maniera più immediata e godibile, delle funzionalità più comuni di The Witcher 3: Wild Hunt, senza la necessità di impelagarsi in menù contestuali vari e variegati.
Sarà infatti possibile cambiare il segno da utilizzare senza ricorrere al menù radiale ed è stato parimenti interpretato l’hot swap tra gli oggetti (bombe o di uso comune) accedendo al sopraccitato menù.
Potremo decidere, inoltre, la velocità con cui camminare, semplicemente spingendo gradualmente in avanti lo stick analogico sinistro ed il loot delle erbe avverrà in modo immediato, abbreviando di una azione il precedente meccanismo di azione. Queste, e tante altre novità, da provare pad alla mano, fanno capire la mole di lavoro effettuata dai ragazzi di CDPR sulla loro creatura, al fine di snellire ed ammodernare un sistema di gioco che, pur ultrarodato, iniziava a sentire il peso degli anni.
Non solo miglioramenti nel gameplay, importanti e desideratissimi, sia chiaro, ma anche supporto alle nuove tecnologie e a funzionalità oramai diffusissime in qualsiasi prodotto AAA disponibile sul mercato. Presente infatti la Photo mode che permetterà di cogliere, attimo dopo attimo, la magnificenza grafica di questa nuova versione, in tutta la sua meravigliosa resa HDR. Graficamente, al di fuori delle versioni console, è d’obbligo elencare il supporto per DLSS e FSR, oltre che per tecniche di illuminazione dinamica ancor più raffinate, sempre in esclusiva per il mondo PC.
Importantissima inoltre, la creazione di un ecosistema GOG, modellato sulla falsa riga di quello implementato da Ubisoft, che apre alla possibilità del cross-save. Importando i propri savegame su GOG, sarà infatti possibile continuare la propria avventura da qualsiasi dispositivo, indipendentemente dalla piattaforma di appartenenza del salvataggio originario.
Photo Mode e Cross-Save lanciano The Witcher 3: Wild Hunt verso il futuro
La versione PlayStation 5 fornitaci per la recensione, può vantare inoltre il pieno supporto al feedback aptico (disattivabile comunque dal menù contestuale) e alla funzione di Game Help proprietaria dell’ecosistema Sony. Se a tutto ciò aggiungiamo la presenza di collezionabili derivanti direttamente dalla serie Netflix The Witcher, comprenderemo appieno la dedizione dei ragazzi di CDPR nei confronti di The Witcher 3 e l’enorme lavoro fatto per mettere la loro produzione sovrana al passo con i tempi.
Nel complesso, The Witcher 3: Wild Hunt, versione next-gen, viene a configurarsi come un hard-rework, più che come una remaster a tutto tondo, e questa cosa porta con se tanti lati positivi, fino ad ora elencati e qualche immancabile, ma prevedibile vista la natura del progetto, lato negativo.
Con questa patch next-gen sono stati risolti molti dei problemi di compenetrazione poligonale presenti nella “vecchia” versione ma tanto i movimenti di Geralt, quanto quelli di Roach (Rutilia, per i non anglofoni) sono diretta trasposizione di quelli originali. Se la cosa può non dare fastidio riguardo Geralt, mi è capitato più di qualche volta di trovare Rutilia bloccato dietro un ostacolo (no, non lo ho visto più camminare sui tetti, se è questo che vi state domandando), cosa abbastanza stucchevole, considerando che siamo al settimo anno dal lancio.
Le modalità grafiche poi brillano per qualità dei modelli poligonali: tanto i protagonisti, quanto avversari e mostri sono stati oggetto di revisione, reskin e di miglioramenti ottenuti anche mediante l’implementazione di community patch. Mentre la modalità performance fila liscia come l’olio, è però necessario notare quanto quella RayTracing sia afflitta, almeno al momento, da evidentissimi rallentamenti che fanno scendere ben al di sotto della soglia psicologica dei 30fps il framerate: rimaniamo dunque vigili, in attesa della dayone patch, sperando ci siano ottimizzazioni che vadano a risolvere, o almeno a lenire, questo fastidioso fenomeno.
La recensione in breve
The Witcher: Wild Hunt – Next Gen Patch è un atto di amore verso l’ultima avventura di Geralt di Rivia.
A più di sette anni dal day one, i ragazzi di Cd Projekt Red donano nuova vita al loro gioco di maggior successo grazie ad un hard re-work che va a toccare tutti i punti deboli dello stesso, attualizzando grafica e, parzialmente, gameplay mediante un duro lavoro di revisione del codice originale.
La patch next-gen, fornita gratuitamente a tutti i possessori del gioco originario, porta con se due modalità grafiche, supporto a photo mode, cross save e features specifiche per la console Sony, senza contare opzioni grafiche avanzate per PC dotati di schede grafiche di ultima generazione.
Un lavoro certosino, intaccato però da qualche problema non correggibile vista la natura della patch, e da un frame-rate ballerino in modalità Ray-Tracing, ci consegna la migliore versione possibile di The Witcher 3: Wild Hunt.
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Voto Game-Experience