Di nuovo pronti a vestire i panni di Ellie e ri-vivere il suo dramma personale, in una avventura che ha fatto parlare molto di sé e delle tematiche affrontate. Siamo al cospetto di The Last of Us Parte 2 Remastered, una versione “rivista” del già acclamato capolavoro Naughty Dog, con a bordo degli innesti next-gen oriented e non solo. Grande attenzione è stata, infatti, rivolta al comparto grafico e accessibilità, ma anche sul fronte contenuti il piatto appare molto ricco. Ad iniziare da No Return, una modalità roguelike fruibile autonomamente, sino ad arrivare ai contenuti tagliati nell’edizione finale del gioco, riproposti in versione embrionale. Senza indugiare oltremodo, vi lasciamo alla nostra recensione di The Last of Us Parte 2 Remastered
Un atteso ritorno?
C’eravamo tanto amati in quel giugno del 2020 (eccovi la nostra recensione), con un titolo ancora più divisivo rispetto alla prima iterazione. Non ci aspettavamo altro dal genio creativo di Neil Druckman e la sua ciurma di Naughty Dog, ma così tanti “cazzotti” nella pancia serviti su un piatto d’argento, in verità, proprio no. La magia si compì su PS4 Pro (perché il grosso delle novità interessarono la versione potenziata della console di casa SONY), ad un passo dall’arrivo della next gen del colosso giapponese. Tutto tacque sino all’arrivo della serie TV, che riaccese l’interesse attorno alle avventure di Joel ed Ellie. Un interesse che raggiunse il culmine con l’uscita del remake di The Last of Us Parte 1, completamente intriso del potenziale della nuova PS5.
Mancava, però, la ciliegina sulla torta, e dopo aver salvato la povera Ellie dal suo triste destino assistiamo al compimento della sua consacrazione nel secondo capitolo, con tutto il carico di interrogativi che ancora oggi non trovano una risposta “giusta” a livello narrativo. Badate, non si tratta di situazioni “appese”, bensì di dubbi sulle esistenze dei diversi personaggi presenti e sui loro destini (talvolta consumati troppo in fretta). Promettiamo, come siamo abituati a fare, di non spoilerare troppo sulla trama, cercando di restare aderenti intorno al perimetro delle novità sotto il profilo tecnico.
Se pensate che già si riuscì a lambire la perfezione all’epoca, beh, unitevi a noi ed al popolo dei perplessi. Quelli di Naughty Dog, ancora una volta, prendono la nostra incredulità, ne fanno una piccola “pallotta” e mettono a segno un canestro da 3 punti nel bidone della spazzatura. Una nuova esperienza è giunta tra noi in questo inizio di anno. Un piccolo consiglio: giocatelo con calma, anche se è la vostra seconda volta, muniti di cuffie 3D Audio compatibili. L’esperienza va vissuta con tutti i sensi a disposizione.
Un’esperienza di nuova generazione
PS5 offre agli sviluppatori un parco feature di tutto rispetto, che non riguarda solo ed esclusivamente il potenziale grafico ma anche quello esperienziale di più ampio respiro. Rientrano, a pieno titolo, in questa dimensione la tecnologia Audio 3D, che consente di sfruttare al meglio l’ampiezza e la spazialità delle frequenze sonore, restituendo una volumetria dei suoni del tutto innovativa. E che dire delle esperienze tattili offerte dal controller DualSense, in grado di simulare alcune sensazioni che vanno ben oltre il concetto stesso di vibrazione.
Quelli di Naughty Dog sono partiti da qui e dal voler cogliere, nel migliore dei modi, quanto di buono offerto dalla next-gen di casa SONY, che si accinge ad entrare nel suo quarto anno di vita. I miglioramenti grafici presenti in The Last of Us Parte 2 Remastered puntano ad enfatizzare tutti i punti i forza della precedente esperienza. Tra questi troviamo una resa più efficace del livello di FOV, con una percezione amplificata dei dettagli presenti sulle lunghe distanze. Analago discorso vale per la gestione delle luci e delle ombre, con una gestione dell’illuminazione particellare che da il meglio di sé nei luoghi chiusi, con le spore che aleggiano inesorabili nell’aria.
Sul fronte risoluzione, gli sviluppatori si sono spinti verso il 4K nativo in modalità Fedeltà, lasciando la possibilità di sfruttare il Variable Refresh Rate laddove la situazione lo richieda (e il monitor sia in grado di supportarlo). Non vi sono ulteriori modalità grafiche e il che fa riflettere, visto e considerato che il tempo a disposizione è stato enorme rispetto al lancio. Onestamente ci aspettavamo una soluzione in grado di calmierare risoluzione ed FPS in maniera automatica in stile Marvel’s Spiderman, ma così non è stato. Bene anche il livello di dettaglio delle texture e la fluidità delle animazioni. La prima sorride alla modalità Fedeltà, la seconda, invece, a quella Prestazioni.
Esaurita la parte grafica, le novità introdotte in The Last of Us Parte 2 Remastered hanno riguardato anche l’esperienza tattile. Gli sviluppatori, infatti, si sono concentrati sulla maggiore differenziazione dei feedback restituiti dalle varie armi, con delle vibrazioni uniche e distinte. Un discorso analogo vale anche per le superfici, con il calpestio che tiene conto dell’intensità dell’andatura e del materiale presente.
Accessibilità e nuovi innesti lato gameplay: Roguelike e non solo
Naughty Dog ha riservato, per questa nuova rinfrescata del suo titolo, alcuni assi nella manica non trascurabili. Tra questi troviamo l’interessante modalità roguelike intitolata “No Return”. Iniziare direttamente da qui, senza aver dimestichezza con i controlli base del gioco, è quasi impossibile. Vi è anche un disclaimer ad-hoc che suggerisce di giocare prima all’avventura base e poi dedicarsi a questa modalità. L’obiettivo è quello di sopravvivere ed arrivare al boss, e per farlo possiamo scegliere tra alcuni iconici personaggi già conosciuti nel gioco. Ognuno di essi ha dei “tratti” distintivi che rendono unico il loro gameplay, ereditando sia pro che contro. Ogni run va vissuta in location già conosciute nel titolo base, ma fate attenzione a non morire troppo in fretta. Il respawn giunge inesorabile e i progressi finiscono per salutarvi in maniera drastica e repentina.
Tra gli innesti d’autore segnaliamo la presenza di una modalità free play in compagnia della nostra chitarra, dove strimpellare melodie con i nuovi strumenti a disposizione (il banjo merita, fidatevi). Gli amanti dei record si possono cimentare, invece, nella modalità speedrun e concludere l’avventura in maniera veloce e senza troppi fronzoli. Entrambe richiedono, comunque, un congruo avanzamento di gioco per poter essere sbloccate. In ultimo, ma non per questo meno importante, sono stati inseriti dagli sviluppatori una serie di potenziamenti lato accessibilità che migliorano il lato inclusivo del gioco. Ancora una volta dai first party autorevoli di SONY giunge un’ennesima dimostrazione di volontà, che non vuole lasciare nessun escluso.
Prima di salutarci, un’ultima menzione d’onore ci sembra doverosa. In questa versione remastered di The Last of Us Parte 2 gli sviluppatori hanno voluto, altresì, includere alcuni livelli cancellati nella versione finale del gioco. Le motivazioni, di questa scelta progettuale, vengono spiegate direttamente dal Game Director Neil Druckman, per poi essere riprese dai suoi collaboratori con dei file audio presenti nel livello. La “pressapochezza” realizzativa non è da condannare ma è figlia dello stato embrionale dello stage eliminato. Un fantastico dietro le quinte che ci fa vivere, sulla nostra pelle, i retroscena interni dello sviluppo di un videogioco. Pardon, di un capolavoro.
La recensione in breve
Naughty Dog riporta in auge l'ultima avventura di Ellie e Joel con un'edizione rimasterizzata che punta ad enfatizzare tutte le feature della console di nuova generazione di casa SONY. Al netto dei graditi miglioramenti grafici e lato accessibilità, il vero punto di forza di questa edizione è da individuarsi in No Return, una modalità roguelike piuttosto interessante.
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Voto Game-eXperience