Per i racing sim, che si tratti di prodotti meramente arcade o di matrice prettamente simulativa, è un buon momento. Non importa se vi affacciate al genere dalla sponda PlayStation o da quella Xbox/PC: ciascun ecosistema saprà offrire prodotti di indubbia qualità, lasciando gli utenti finali con l’imbarazzo della scelta. Se, però, dal punto di vista simulativo i due ecosistemi si equivalgono, con Gran Turismo 7 per la ammiraglia Sony e la serie Forza Motorsport, di cui a breve uscirà l’ottavo episodio, lo stesso non può esser detto per la controparte arcade.
A riguardo, infatti, la saga di Forza Horizon rappresenta, oramai da anni, l’apogeo del segmento, donando in esclusiva agli utenti PC e Xbox, quello che, incontestabilmente, è il miglior simulatore di guida arcade disponibile sul mercato. Ed è appunto per sanare questa “mancanza” che Ubisoft ha deciso di realizzare, per tutte le piattaforme (di nuova e vecchia generazione), The Crew Motofest. Ci troviamo dunque di fronte ad un mero tentativo di imitazione o ad un gioco fatto e finito, dotato di una anima propria? La verità spesso sta nel mezzo: scopriamolo, dunque, con la nostra recensione di The Crew Motorfest.
Bigger is better…
Se c’è una cosa che Forza Horizon 5 ha insegnato è che, nei giochi di corse free roaming, è SEMPRE meglio esagerare. Ed è appunto in virtù di questo dettame che, da quasi tre anni, il prodotto Turn 10, complice anche un supporto allo stato dell’arte, continua a fornire contenuti strabordanti a tutta la numerosa ed attivissima fanbase.
Ed è appunto a questo assioma che The Crew Motorfest vuole ispirarsi, rendendo noto il tutto sin dallo strabordante segmento introduttivo. Potremo spaziare, sin da subito, tra svariate classi di vetture, arrivando ad attingere addirittura ad autovetture esotiche e leggendarie, di epoche passate. Parimenti a Forza Horizon 5, anche in The Crew Motorfest ci troveremo sia a sfrecciare per strade urbane che a dirimere le nostre istanze di vittoria solcando prati, zone semi-anfibie o zone desertiche ed innevate.
Ed è appunto così che, ambientando il tutto all’interno di un Motor Festival sull’Hawaiana isola di O’Hau, i ragazzi di Ivory Tower lanciano uno scintillante guanto di sfida al team Turn 10, provando a detronizzare il tanto (giustamente) osannato Forza Horizon 5. Purtroppo per la coraggiosa software house francese, almeno in questo caso, non è tutto oro quello che luccica e, a dispetto di una pantagruelica offerta di gameplay, i lati oscuri del prodotto Ubisoft Ivory Tower risaltano, soprattutto per via dell’inevitabile confronto con la produzione Xbox Studios.
…ma a volte il troppo storpia.
Che la mancanza di contenuti non sia uno dei problemi di The Crew Motorfest mi pare assodato. Sin dopo il segmento iniziale ci verrà donata una vettura standard, grazie alla quale potremo spostarci nel mondo di gioco alla ricerca di racing hotspot tematici, cui potremo partecipare con la vettura in nostro possesso o, il più delle volte almeno all’inizio del nostro percorso, con mezzi presi in prestito per soddisfare le richeiste della playlist di turno.
Ciascuna delle playlist prende in considerazione un determinato segmento della storia automobilistica, immergendo il giocatore nella lore del periodo, mettendolo in contatto con i maestri della progettazione, responsabili della creazione del mito in oggetto. La cura (e la passione) per la ricostruzione di questi dettagli e setting storici emerge da ogni singolo elemento delle playlist tematiche, tuffandoci nel gameplay con una maggiore consapevolezza del tutto.
A dispetto del cospicuo numero di playlist disponibili, però, le gare avranno un coefficiente di varietà abbastanza basso, portandoci a correre dalla partenza all’arrivo senza soluzione di continuità. Il tutto, se non accoppiato a livelli di difficoltà medio-alti, comporterà la repentina insorgenza di noia, dovuta a monotonia. I primi due livelli di difficoltà, infatti, terranno il livello della sfida abbastanza basso, permettendoci fughe solitarie tanto con i veicoli standard che con quelli parzialmente elaborati. L’elaborazione dei veicoli, ispirata a quella vista in altri titoli, risulta però essere molto semplicistica, non dandoci la profondità vista, ad esempio, in Forza Horizon 5.
Fast and curious…
Pare ovvio specificare che, oltre alle classicissime gare di cui abbiamo parlato poco sopra, sarà possibile cimentarsi in gare endurance, capaci di tenerci impegnati per una discreta quantità di tempo o, vera e propria innovazione, rispetto ad un qualsiasi capitolo di Forza Horizon, gare navali o aeree, a seconda del mezzo che decideremo di utilizzare.
Si perchè, come già visto nei passati capitoli di The Crew, ritorna la possibilità di esplorare un mondo di gioco vasto, molto vasto invero, abbreviando i tragitti “tagliando” per scorciatoie acquatiche o sorvolando senza alcun pudore il nostro atollo tropicale per poi “catapultarsi” nell’imminenza dell’hotspot desiderato. Quello che, a prima vista, potrebbe sembrare un diversivo di qualità, atto a donare profondità al sistema di gioco, altro non è invece che un modo (abbastanza barbino, invero) per mascherare una mappa dannatamente monotona.
A dispetto, infatti, della (quasi) completa esplorabilità della stessa, alla ricerca di segreti e di casse bonus, il livello di “immersione” nel mondo di gioco non è nemmeno lontanamente paragonabile a quanto visto nel capolavoro Turn 10. Risulterà ben presto noioso e ripetitivo, infatti, correre da una parte all’altra della mappa, per trovare hotspot disposti (stranamente) a grandissima distanza l’uno dall’altro. Le dinamiche esplorative perdono ben presto di interesse, non riuscendo mai a causare curiosità nei confronti di una isola che, per quanto bella e lussureggiante, fatica a trasmetterci la sua “anima”.
Se a ciò aggiungiamo che l’unica delle tre modalità ad esser debitamente rifinita sia quella inerente la corsa stradale, lasciandoci l’amaro in bocca per la realizzazione raffazzonata dei comparti anfibi ed aerei, capiamo bene quanto, pur introducendo queste novità, le stesse non possano essere la smoking gun necessaria per “sparare” la serie Ubisoft verso un incontestabile successo.
To be or not to be (next-gen)
Sia chiaro, qui non si sta affermando che The Crew Motorfest sia un brutto gioco o che possa essere visto come un fallimento. Il prodotto realizzato da Ubisoft Ivory Tower ha infatti molte frecce nella sua faretra, riuscendo comunque a consegnarci un racing game dalla vocazione spiccatamente arcade, divertente, completo e ben congegnato. Ciò che va a limitare la fruizione della esperienza di gioco è la natura cross-gen del titolo oggetto di recensione.
Pur comprendendo la necessità, da parte della software house francese, di proporsi ad un parco macchine trasversalmente diffuso e, praticamente, infinito, la scelta diventa un pericoloso boomerang che va ad affossare le velleità grafiche (ed eventuali implementazioni esclusive nel gameplay) di The Crew Motorfest. La prova, effettuata su Xbox Series X, ci mette al cospetto di un prodotto graficamente ben realizzato ma, ahinoi, non altrettanto ottimizzato.
Pur avendo a disposizione due modalità grafiche distinte, una volta a prioritizzare il framerate, l’altra la fedeltà grafica, nessuna delle due riesce a garantirci una esperienza di gioco senza cali di frame rate evidenti. Se la cosa non nuoce (molto, invero) nella modalità framerate, questa defaillance è ben evidente nella modalità “grafica” dove, ad un comparto estetico di primissimo ordine, pieno di neon, e di luci calcolate in tempo reale, corrisponde un frame rate spesso e volentieri vicino ai 20 fps. Troppo, davvero troppo, anche per un gioco cross gen che, pare evidente, non ha beneficiato, almeno su console, di una debita fase di ottimizzazione.
Versione testata: Xbox Series X
La recensione in breve
The Crew Motorfest fa di tutto per farsi piacere, riuscendoci però solo in parte.
Una lussureggiante isola tropicale, unita ad una serie di playlist troppo simili tra loro, non riesce a lasciare il segno più del dovuto, consegnandoci un prodotto divertente ma che trasmette un senso di incompiutezza.
Una ottimizzazione non perfetta, e la natura cross gen di questo progetto, ci consegnano un gioco solido e divertente ma, ahinoi, non indimenticabile.
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Voto Game-Experience