In una chiacchierata con Ted Price sul Game Maker’s Notebook Podcast dell’Academy of Interactive Arts & Sciences, il director di Starfield Todd Howard ha parlato di come le prime versioni del videogioco presentavano pianeti su cui gli effetti ambientali erano molto più punitivi di quelli attuali, tanto da portare gli sviluppatori a ridurre i danni subiti da questi.
Secondo quanto affermato da Howard, il sistema dei danni ambientali (per esempio radioattivi e termici) era più complesso e presentava una sfida molto maggiore per i giocatori. Nei piani originali, i giocatori avrebbero dovuto utilizzare diverse tute a seconda del pianeta da esplorare, basandosi sulle relative resistenze ai danni ambientali. Il team di sviluppo ha continuato a testare i luoghi in cui si potevano subire le diverse condizioni alla ricerca della giusta misura. Tuttavia, arrivati al punto in cui era stato realizzato un sistema troppo difficile da gestire per i giocatori, gli sviluppatori hanno deciso di diminuire l’entità degli effetti ambientali.
Alla fine, sembra che il sistema abbia funzionato solo un po’, con lo scoprire di aver contratto una certa condizione di solito più fastidioso dei risvolti nel gioco: e questo sarebbe proprio il risultato che gli sviluppatori volevano ottenere. Secondo Howard, infatti, le condizioni ambientali di Starfield non avrebbero interessato particolarmente i giocatori, che le avrebbero più trattate come un’aggiunta al gioco che una vera e propria meccanica di gameplay.
Non è ancora detto che questo sistema non possa fare il suo ritorno su una futura modalità Sopravvivenza, aggiunta dopo qualche tempo sia su Skyrim sia su Fallout 4 e considerata da molti giocatori hardcore il modo migliore per vivere i titoli in questioni. Nel frattempo, Starfield continua a essere un successo per Bethesda, che prevede entrate che si aggirano intorno al miliardo di dollari.