Un solo colpo, quello che vale una vita. Kay Vess, la protagonista Star Wars Outlaws, ci vuole provare, anche se sulla sua testa pende un Marchio di Morte. Una nuova avventura immersa nell’arci-noto universo sci-fi creato da George Lucas, costruita con il beneplacito di Disney (che detiene i diritti della saga), sviluppata da Massive ed altri 10 studi sussidiari Ubisoft ed edita da quest’ultima. La scelta del genere è ricaduta sull’action RPG di matrice open world, con una grande attenzione dedicata alla componente narrativa ed esplorativa. Disney ha suggerito solo il contesto in cui svolgere gli eventi, ossia il mondo della malavita spaziale (lambito in occasione dell’Impero colpisce ancora). Il gameplay non giunge come completamente originale, e se avete giocato, in passato, ad altri titoli Ubisoft, noterete alcune somiglianze autorevoli. Un’intelligenza tattica da apprezzare, ricamata nel migliore dei modi. Kay Vess come Han Solo? Perchè no, anche se la capacità di questa eroina di attirare i guai vince su tutti, sempre in termine di paragoni. Bene, non ci resta che lasciarvi al resoconto della nostra esperienza con la recensione di Star Wars Outlaws.
Un nuovo inizio
La prima impressione è quella di un’estensione dell’universo “primordiale” di Star Wars, quello che ha visto la sua genesi nel mondo del cinema nei primi anni ’80 e che ha visto nascere dei personaggi immortali come Luke Skywalker, Han Solo, Obi Wan Kenobi, la principessa Leila e Chewbecca. In questi mesi che hanno preceduto il lancio del gioco gli sviluppatori di Massive ci hanno tenuto a sottolineare che si tratta di un’estensione della saga storica, includendo gli eventi narrati nel gioco nell’intervallo di tempo che intercorre tra L’impero colpisce ancora e Il ritorno dello Jedi. L’occasione è propizia per presentare un nuovo personaggio Kay Vess – opportunista, ladra e faccendiera di professione – che, oltre a vivere alla giornata, ha il terribile vizio di cacciarsi nei guai peggiori. In un periodo dove l’impero galattico “allenta” la morsa e la malavita spaziale e lì pronta ad a spartirsi quello che resta della torta.
Ed è proprio Sliro, leader della fazione criminale degli Zerek Besh, a voler approfittare della situazione favorevole venutasi a creare. Un vuoto gestionale che crea degli spazi di infiltrazione sia politico che economico troppo evidenti per non sfuttarli con dei loschi affari. Il mood generale viene preso direttamente in prestito, senza diritto di riscatto, dal mondo della cinematografia (e funziona alla perfezione). Personaggi ambientazioni colonne sonore e anche il ritmo narrativo – che intervalla, in maniera sapiente, momenti di tranquillità ad altri tipi di azione spiccata ed intensa – fanno somigliare Star Wars Outlaws ad uno spin-off “già ragionato” dei capitoli visti al cinema. Si cambia poltrona, questo è vero, ma il livello di immersione è praticamente il medesimo. Domanda di rito, lecita e inevitabile: ma chi non conosce una beneamata fava del mondo di Star Wars si trova penalizzato o no?
Senza peli sulla lingua, vi diciamo la nostra. Chi, in questi anni, è vissuto a pane e Star Wars – che sia sul grande o piccolo schermo – si ritroverà subito a suo agio, senza necessità di preamboli e approfondimenti. Per chi, invece, si avvicina per la prima volta al mondo di Star Wars non si sentirà escluso, ma al tempo stesso sentirà il bisogno di capirci qualcosa in più sul mondo concepito da George Lucas & Co. A tal proposito ci sembra doveroso evidenziare l’intelligenza degli sviluppatori nel non somministrare un numero di informazioni eccessivo. Non si ha mai l’impressione di venire soffocati da un’ondata di cose da ricordare e approfondire per non perdersi negli eventi di gioco. Tutto segue uno semplice ed evolutivo percorso di conoscenza, che insegue la scia degli eventi. Il fattore immersione, poi, fa il resto.
Strategia, azione e tanto (ma tanto) open world
Parlando invece del gameplay di Star Wars Outlaws non possiamo che non evidenziare le sue molteplici “identità” in termini di momenti e fasi di gioco. Ubisoft lo ha descritto come un action RPG di matrice open world. Ci troviamo d’accordo con questa definizione, ma non completamente. Detto francamente la troviamo esageratamente riduttiva. Il titolo rientra, a pieno titolo, nella definizione dei narrative driven, ossia i videogiochi che fanno della narrativa il loro elemento portante. La persistenza della storia impone che ogni cosa da fare sia sempre (e solo) in funzione dell’evoluzione della trama. Un’avventura single player da vivere e godersi in completa intimità, senza la possibilità di condividere le sessioni di gioco con altri. Mettetevi l’anima in pace: nei progetti di Massive il multigiocatore non è stato minimamente citato.
Kay Vess si presenta come un personaggio che non ama prediligere un approccio piuttosto che un altro. Tutto ruota attorno alla situazione e alla nostra capacità di interpretarla nel migliore dei modi. Ci sparano addosso con qualsiasi cosa possibile immaginabile? Bene, ci tocca di rispondere al fuoco nel migliore dei modi, magari servendosi del suo superpotere legato all’adrenalina, che ci permette di inquadrare di molteplici bersagli e centrarli al primo colpo. Siamo circondati da cattivoni che pattugliano, da ogni angolo, il nostro obiettivo? Si agisce in maniera furtiva e silente, neutralizzando (solo se strettamente necessario) gli ostacoli che si frappongono tra noi e la meta. I nemici decidono di fare un fronte comune contro di noi e inseguirci per tutta la città? Molto semplicemente, ce ne andiamo via a gambe levate e corriamo verso il nostro Speeder (moto)/Trailblazer (astronave) come se non ci fosse un domani.
In tutto questo ci sarà un momento in cui sviluppare le potenzialità della giovane protagonista in perfetto stile RPG. Non parliamo di uno skill tree complesso o di una build estremamente complicata. Lo sviluppo della abilità e del potenziale è legato, principalmente, al livello di avanzamente rispetto agli eventi di gioco, alle missioni – primarie e secondarie – completate, al numero di segreti e informazioni ottenute dagli NPC e, dulcis in fundo, ai componenti e materiali raccolti. Il tutto, ovviamente, viaggia all’unisono con la componente open world e con la nostra voglia di ficcanasare ovunque (e dovunque). Standing ovation per l’eccellente lavoro svolto dagli sviluppatori, non soltanto per la coerenza rispetto all’ecosistema Star Wars quanto alla quantità di cose da fare e da vedere. Il sistema a missioni obbliga ad esplorare la mappa di gioco in lungo e in largo, con gli NPC che hanno il compito di diffondere indizi su tesori e similari. Una ricorsività che funziona ai fini dell’esperienza, con un autoalimentazione continua della voglia di esplorare la città e il pianeta di riferimento. Il tutto senza tempi di caricamento, con un transizione fluida e continua dell’esperienza (al netto di qualche cut-scene sempre azzeccata).
Massive si presenta alla festa ancora una volta con Snowdrop, l’engine scelto per far risplendere Star Wars Outlaws, che si dimostra, però, in “quasi” perfetta forma. Il nostro “quasi” è legato allo scalino grafico che separa la modalità Grafica da quella Prestazioni, piuttosto ripido in termini di definizione e resa finale. Non vi nascondiamo che ci abbiamo provato a favorire gli fps alla risoluzione, ma il mondo di gioco perdeva esageratamente troppo. E con gli open world questo genere di considerazione vale metà dell’esperienza. Non siamo soliti schierarci quando si tratta di suggerimenti grafici, ma in questa occasione siamo quasi costretti dalla situazione. Due scelte sono troppo poche per un titolo che si presenta con una varietà di scenari importante e meritevole di apprezzamento. Un apprezzamento che è possibile oltremodo cristallizzare con la modalità fotografica presente nel gioco. Gli scatti che trovate nella nostra recensione sono un piccolo assaggio di quello che potete creare con questa fantastica feature.
L’arte del riutilizzo
Star Wars Outlaws arriva dopo una parentesi poco felice per il colosso francese. Non staremo qui a ricordarvi tutti i vari rinvii che il titolo ha subito, ricordando che il suo annuncio risale al lontano 2020 (con un’idea datata 2018). Ubisoft non poteva sbagliare, e, sinceramente parlando, a nostro avviso non ha sbagliato. È impossibile però non notare come alcuni asset del gameplay siano liberamente ispirati ad altrettanti titoli e franchise firmati dalla software house in parola. Esplorando l’orizzonte del moveset a disposizione di Key Vess il nostro background ha riesumato dei ricordi risalenti alla trilogia storica di Prince of Persia, con delle leggere sfumature “Desmondiane” e compagnia bella visti in Assassin’s Creed (componente stealth e fughe). Parliamo dei movimenti a corpo libero della giovane protagonista, ossia corsa, scatto, superamento di ostacoli, salti, aggancio con il rampino e arrampicata.
Un mezzo passo falso è stato fatto sul corpo a corpo, con un set di mosse troppo avaro, rendondo questo tipo di approccio, nel tempo, troppo ripetitivo. Sulla questione scontri a fuoco non ci sentiamo di esprimerci nemmeno più di tanto, visto e considerata l’esperienza maturata dagli sviluppatori con entrambi i capitoli di The Division. Giusto per restare in tema, la qualità e la quantità di armi presenti nell’arsenale soddisfa ogni genere di palato.
Ok, a questo punto penserete che le parole appena pronunciate siano il chiaro sintomo di qualcosa di negativo. E invece no, anzi si tratta dell’esatto contrario. Tralasciando la creazione del mondo di gioco, di chiara derivazione “Starwarsiana”, il moveset di Kay Vess è un puro concentrato di best practice del dev e dei co-dev. Oltre a Massive, numerosi studi sussidiari Ubisoft (circa una decina) sono stati impegnati nello sviluppare Star Wars Outlaws. Guarda caso sono gli stessi studi che sono stati impiegati nello sviluppo dei titoli dei prima citati. Avere degli asset pronti e già rodati ha consentito un agevole pianificazione delle risorse – umane e non – lasciando dei margini creativi notevolmente ampi. Una Mera supposizione, la nostra, figlia di tutto quello che abbiamo visto e apprezzato nel corso degli anni. Vedere per credere.
Galassie e pianeti da esplorare
In questa sua crociata, alla ricerca del colpo del secolo, Kay Vess non sarà sola. Assieme alla giovane scoundrel, cresciuta nei bassi fondi di Canto Bight, ci saranno un simpatico merqaal (Nix) ed un droide incursore modello BX che combattuto nella Guerra dei Clooni (ND-5). I confini del mondo di gioco, come abbiamo accennato nel corso di questa recensione, non si fermano alle vie delle città e degli avamposti. Dirvi che le galassie e i pianeti siano completamente esplorabili sarebbe comunque un’imprecisione, meglio parlare di “porzioni” delle due.
A bordo della nave spaziale Trailblazer, gli attori principali di Star Wars Outlaws potranno esplorare parte dell’orbita del pianeta di riferimento, un po’ come succedeva in Starfield. Al pari di quest’ultimo, a bordo dell’astronave si potranno ingaggiare dei combattimenti randomici e sempre (e comunque) collegati ad un sistema a missioni e ricompense. Oltre ai crediti – sempre utili per acquistare potenziamenti ed equipaggiamenti – la nostra Kay Vess potrà acquisire preziosi punti reputazione agli occhi dei vari sindacati del crimine.
L’esplorazione delle galassie si conclude con la scelta dei punti di atterraggio, raggiungibili dopo un bel viaggetto nell’iperspazio. Il punto di arrivo coincide quasi sempre con un’area di attracco dedicata, ma nulla vieta (e la tentazione sarà sempre la stessa) di prendere il vostro speeder e lanciarsi verso l’ignoto. Le aree esterne di ogni pianeta sono un vero e proprio ricettacolo di opportunità. Il detto “spesa vale impresa” è all’ordine del giorno, ma il tutto ruota sempre alla nostra volontà nel curiosare. Un dispiacere giunge dal sistema di navigazione, farraginoso e poco intuitivo (il ricordo è andato subito a Watch Dogs: Legion), che ci costringe a “zonzolare” spesso e volentieri prima di raggiungere un punto esatto. Suggeriamo agli sviluppatori di aggiugere un’ulteriore guida visiva, oltre alla bussola, utile per aiutare gli aspiranti esploratori spaziali.
La recensione in breve
Ubisoft colpisce ancora. Il colosso francese mette a segno un gran bel colpo, come non succedeva da diverso tempo. Star Wars Outlaws passa l'esame a pieni voti, al netto di qualche imperfezione che speriamo venga sistemata nel tempo. Il mix di libere ispirazioni, in termini di gameplay, da vita ad un concentrato di best-practice del noto colosso francese, con lo Snowdrop Engine che ruggisce sotto il cofano. E che dire della storia e dei personaggi, coerenti e sempre sul pezzo. Il contesto open-world è solo la ciliegina sulla torta.
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Voto Game-Experience