Come si sono mossi gli sviluppatori di Soulstice? Se c’è una cosa che il mondo indie ci ha insegnato, è che una buona ispirazione può far molto. Tanti, tantissimi sviluppatori indipendenti hanno fatto dell’amore per un particolare gioco la base sulla quale fondare il loro prodotto.
Chi scrive queste righe ha iniziato ad apprezzare l’action duro e puro con titoli ormai divenuti sinonimo di “classe”. Gli anni d’oro delle tre saghe action per eccellenza (Bayonetta, Devil May Cry e God of War prima della deriva cinematografica con rapporto padre-figlio) hanno reso reattivi i miei riflessi e mi hanno insegnato il piacere di completare uno scontro in modo elegante e con l’agognato trofeo di platino-eccellenza-no damage. Una di sfida con sé stessi e con la propria capacità di reagire a stimoli visivo/uditivi, ma anche una sfida di puro gameplay del quale la casa giapponese PlatinumGames ha saldamente in mano la corona. I “pretendenti al trono” però non mancano, così come non mancano i titoli indipendenti che hanno nel corso del tempo tentato anche solo di omaggiare i grandi classici del genere. Lo studio italiano Reply Game Studios si aggiunge a questa lista dopo aver proposto titoli assai differenti: oggi andiamo a prendere in esame Soulstice, il loro ultimo lavoro ormai quasi pronto alla release.
Soulstice: anima e spada – Alti e bassi
Nei panni della coppia di sorelle Briar e Lute, il giocatore è chiamato ad affrontare combattimenti al cardiopalma in un mondo oscuro ma dal fascino peculiare. Briar è il “braccio armato” mentre Lute, essendo una sorta di fantasma, accompagnerà la sorella creando un legame sinergico e portando il giocatore a focalizzarsi sulle azioni coordinate tra le due. Qualcuno ha detto Astral Chain? Non in questo caso: la sinergia tra le due protagoniste è focalizzata su counter ed attacchi in modo meno cervellottico rispetto al celebre titolo targato PlatinumGames, richiamando piuttosto i primi episodi della serie God of War. Di certo alla base dello sviluppo del titolo si intravede amore per Bayonetta e per la serie manga/anime Berserk, il tutto infarcito di ispirazioni ed idee interessanti che purtroppo vanno a schiantarsi su un nemico che non dovrebbe mai essere presente in un action stylish e frenetico: la telecamera.
Si tratta di uno dei pochissimi difetti del titolo esaminato, ma assai impattante come alcuni titoli ben più noti (FromSoftware ci senti?) ci hanno fatto capire nel corso degli anni. Semplicemente un action frenetico e che punta alla precisione non può permettersi una telecamera come quella presente in Soulstice. Questo problema, unito ad una certa ripetitività degli scontri una volta apprese ed adeguatamente padroneggiate le tecniche base, potrebbe minacciare la bontà di un titolo che ha chiaramente qualcosa di interessante da dire.
L’ambientazione è convincente, con quel mix di tematiche oscure ed occasionali momenti “light” in puro stile Bayonetta. I combattimenti potrebbero essere davvero divertenti, posto che vengano risolte le magagne appena citate. La macro-struttura del gioco, basata su quattro stats (Attack, Defence, Field e Rapture) si armonizza bene con il level design che alterna fasi platform a fasi di pura azione in combattimento. Di certo Soulstice ha un buon potenziale e sarebbe davvero un peccato vederlo sprecato a causa di pochi (ma largamente impattanti sul lungo corso) difetti. Il gioco ha ancora tempo per diventare ciò che dovrebbe davvero essere. Restiamo in attesa della versione definitiva pieni di speranze.