Nella nostra anteprima di SCHiM abbiamo potuto sentire i sapori che Ewoud van der Werf e Nils Slijkerman, i due sviluppatori del gioco, volevano dare alla loro singolare esperienza, ovvero un puzzle platform isometrico incentrato interamente sulle ombre. Il concept ci ha colpiti sin da subito, sebbene senza convincerci a pieno. Ora che il titolo sta per approdare su Steam, Nintendo Switch, Xbox e PlayStation, però, abbiamo provato la versione definitiva, e siamo pronti a dirvi la nostra.
La tanto desiderata e attesa espansione dell’esperienza è effettivamente presente? Scopritelo nella recensione di SCHiM.
SCHiM e l’accettazione delle difficoltà
Già avevamo inquadrato il potenziale impatto della storia di SCHiM. Il girino che controlliamo è l’anima e spirito di un oggetto, essere umano o essere vivente. È la sua essenza che, nascosta nell’ombra proiettata dai corpi, segue i loro strani percorsi e interagisce con altre ombre. In questo caso siamo l’essenza di un bambino che aspira a diventare pompiere. Vive gli alti e bassi della vita a scuola, nelle amicizie e nelle relazioni amorose, e arriva ai compromessi della vita adulta.
Sogni accantonati, desideri repressi e rifiuti lo portano all’abbattimento, alla perdita di sé. Ovvero, della propria essenza, del proprio SCHiM. Da qui inizia l’esperienza, in cui veniamo investiti del compito di riportare l’essenza del bambino all’adulto, spaventato e in fuga dalle proprie responsabilità. È la lettura di un momento di debolezza, narrato solo con gesti silenziosi e rumori di vita quotidiana. Il girino viaggia giorno e notte tra mille ombre e ambienti cittadini, pur di ritrovare il proprio essere umano. Lo segue e fa il tifo per lui da distante, mentre cerca il percorso più rapido per raggiungerlo.
Infine, SCHiM insegna ad accettare le difficoltà che si pongono nel nostro percorso. Può apparire un messaggio banale, trito e ritrito. Ma nella semplicità del titolo si incastra perfettamente, è funzionale al gameplay e non esige di innalzare il gioco a vette a cui non appartiene.
Il gameplay: poteva dare di più?
Bisogna ammettere, tuttavia, che il giovane duo olandese poteva forse osare di più con il gameplay. L’idea di base è elementare: dobbiamo far saltare lo schim da un’ombra a un’altra, arrivando infine all’obiettivo prefissato, ovvero una persona, un animale o un oggetto che ci porti alla località successiva, seguendo il nostro amico umano. Se i primi livelli abbondano nelle ombre disponibili, gradualmente esse diventano scarse e si muovono costantemente.
In altre parole, le fonti di luce iniziano a scarseggiare e la dinamicità dell’ambiente diventa a volte preponderante, mettendoci in difficoltà. SCHiM, quindi, riesce ad approfondire quanto basta i connotati rompicapo. Peccato che, negli oltre 50 livelli disponibili, le ambientazioni si ripetono spesso e tolgono l’impatto della novità in men che non si dica.
SCHiM si rivela rapidamente un platform gradevole, efficace, che in certi livelli ricorda il mitico Frogger di casa Konami, ma con limiti evidenti. Anzitutto, la singola meccanica del salto è solida ma può facilmente risultare monotona. Ergo, sarebbe stato interessante introdurre altri modi per approfondire e variare il tutto. Un po’ alla WHAT THE GOLF?, solo meno surreale. Inoltre, molto più intrigante sarebbe stata l’assenza di ciclicità nei movimenti di veicoli e individui. Avere percorsi fissi è una soluzione voluta appositamente per garantire la percorribilità del livello dall’inizio alla fine, ma rende molto più “artificiale” l’idea di vita che il gioco vuole restituire.
Difatti, come già avrete intuito, SCHiM invita a guardare oltre l’aspetto puramente ludico. Dato che si basa su una meccanica chiave, ovvero il salto da un’ombra a un’altra, più che divertire il gioco fa riflettere sulla connessione continua tra oggetti, animali e persone. Altra meccanica consiste nel cambio del punto di vista: girando la camera è possibile vedere le ombre in maniera diversa, connettendole anche quando, in realtà, sono ben distanti. Anche in questo caso, un semplice comando si intreccia con la filosofia del gioco.
L’estetica di SCHiM insegna la bellezza della vita
È proprio la bellezza del quotidiano che questo gioco cerca di farci apprezzare. La scelta di riservare un colore a ogni livello, con poche sfumature e neri concessi solo alle ombre, serve proprio a puntare il nostro sguardo verso i movimenti, il flusso delle vite altrui. Bambini che corrono, skater al parco, netturbini svegli di prima mattina. Nei loro contorni si percepisce l’incrociarsi continuo di problemi e speranze, ed è questa la magia intrinseca di SCHiM.
Ogni località è per di più ispirata a città rurali olandesi/europee. In alcuni livelli si vede chiaramente il richiamo ad Amsterdam, ad esempio. Il risultato, come già illustrato nella precedente anteprima, è un diorama vivente da esplorare angolo dopo angolo, scoprendo così i piccoli segreti tra vicoli e parchi.
Giocandolo su Steam Deck OLED abbiamo apprezzato ulteriormente le tonalità offerte, e i modelli che definiscono le aree cittadine sono ben realizzati, vividi e spiccano sullo schermo del PC handheld firmato Valve. Crediamo che la dimensione ideale di SCHiM sia proprio nelle console handheld, specialmente con schermo OLED, in quanto permettono di immergersi meglio nella estetica del progetto. Il comparto sonoro, al contempo, è pulito ed essenziale.
In definitiva, questo progetto indipendente resta fortemente lineare ma valido. Il segreto per apprezzarlo sta nel viverlo con calma, non di fretta, immergendosi a pieno nelle ombre degli altri per le poche ore che impiega a giungere alle battute conclusive.
La recensione in breve
SCHiM è un videogioco essenziale che, con la sua singola meccanica, racconta efficacemente una storia in cui tutti noi possiamo ritrovarci. Fronte gameplay, certamente poteva osare di più, spingendosi oltre i suoi evidenti limiti. Tuttavia, resta coerente e rispettoso del suo obiettivo: narrare un momento umano e far immergere il giocatore in questa vita che continua, nonostante le difficoltà. Esteticamente, invece, colpisce ma rischiando di stancare l’occhio. Tra alti e bassi, resta un titolo piacevole, specialmente se giocato su Steam Deck OLED e Nintendo Switch OLED.
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Voto Game-Experience