Per tutti quei giocatori cresciuti anni or sono nelle vecchie sale giochi, con le tasche piene di monetine da 200 Lire e i vestiti impregnati dal fumo delle sigarette che a tratti annebbiava la loro vista, le tre lettere che compongono il logo di SNK sono molto più di un semplice ricordo. Un marchio impresso in modo indelebile nella memoria di molti, sinonimo di lunghi pomeriggi trascorsi sui coin’op a smadonnare contro tutto e tutti nel glorioso tentativo, non sempre così scontato, di inserire il proprio famigerato soprannome di tre lettere nelle ambitissime classifiche. La malinconica ironia della sorte nella storia dei Fighting Games di SNK, soppiantata di parecchie lunghezze – almeno in termini di fama – dall’eterna rivale di sempre Capcom, non è tuttavia riuscita a cancellare l’illustre nome della società nipponica, che al netto di vicissitudini più o meno alterne nella propria storia è sempre riuscita a mantenere un posticino saldo nei cuori degli affezionati dei cazzotti digitali in perfetto stile orientale. E il ritorno di Samurai Shodown lo scorso anno, dopo un’assenza di oltre dieci anni dal palcoscenico che conta, è stato solo l’ultima dimostrazione di quanto, nonostante tutto, certe cose non solo riescano ad invecchiare alle perfezione, ma possano persino migliorare col tempo. E, inutile quasi sottolinearlo, è esattamente questo il caso del Samurai Showdown di nuova generazione, approdato in queste settimane – sottoforma di upgrade gratuito per i possessori del titolo originale – ai lidi di Xbox Series X.
L’Arte della Guerra
Di Samurai Showdown ne avevamo già parlato oltre un anno fa, in occasione della nostra recensione su PlayStation 4. In quell’occasione avevamo avuto modo di apprezzare l’ottimo gameplay del titolo SNK, che rifugge con classe ed abilità la frenesia dei fighting games più blasonati, favorendo un approccio più tattico e riflessivo. Un’arte del combattimento unica e peculiare, che si traduce in combattimenti tesissimi in cui lo studio dell’avversario riveste una componente fondamentale nell’intera economia di gioco: buttarsi a testa bassa e menar cazzotti come se non ci fosse un domani, in gran parte delle occasioni – leggasi contro IA avanzate o contro giocatori relativamente skillati – a poco porterebbe, se non ad essere sbattuti al tappeto in una manciata di secondi a seguito di una combo avversaria dall’impatto devastante.
L’introduzione del Rage Gauge e la possibilità di sfruttarlo in più modi offensivi, che spaziano da un super attacco devastante (che da solo spazza tre quarti dell’intera barra avversaria) alla possibilità di aumentare temporaneamente la potenza dei propri attacchi, passando per la scelta di disarmare l’avversario garantendosi un residuo di Rage da sfruttare in un secondo momento, sono alcuni degli aspetti di questo gameplay più riflessivo e calcolatore rispetto al picchiaduro tradizionale: contando poi che super mosse e affini potranno essere usate una sola volta per incontro, beh, meglio ponderare ogni decisione come si deve, prima di pentirsene amaramente… Al netto di questo breve ripasso, vi rimandiamo alla lettura della nostra recensione per tutti i dettagli più tecnici e per l’analisi stilistica di un titolo che, sfruttando un eccellente toon-shading 3D, regala un combattimento bidimensionale ispirato dalle forti reminiscenze arcade. Il tutto, ovviamente, condito da uno “stile nippon” meraviglioso e quantomai azzeccato.
Next-Gen Samurai
C’è una cosa che, nonostante il significativo passaggio generazionale, riesce ancora a stupirci di Samurai Showdown: si aggiorna la tecnologia, migliora la giocabilità ma il suo spirito originale resta ancora lì, al proprio posto, al punto di sentirne quasi il profumo mentre si stringe il pad tra le mani. Anche su Xbox Series X, dove le novità (seppur non troppo numerose) sono innegabili, si respira un aria arcade ammaliante che non può non riportare a galla un mare di ricordi per chi, ai tempi dei primi Samurai Showdown, arrivava a malapena a pigiare i tasti del cabinato SNK. Il che è sicuramente un aspetto positivo del titolo, che ancora una volta ribadisce le proprie nobili origini senza disdegnare il futuro del medium.
Parlando di novità, la prima introduzione della neo-ammiraglia Microsoft è il supporto ai 120 fps, a patto ovviamente di godere di televisori che supportino la suddetta frequenza video. Se già la combo 4K-60fps dona al titolo un’identità e uno stile pazzeschi, che vanno a confluire in una giocabilità fluida e precisa come un orologio svizzero, vi lasciamo soltanto immaginare con quale grazia e magnificenza il titolo scivoli a frame rate raddoppiato. Che Samurai Showdown vanti animazioni fluide e velocissime (specie quando si parla di counter) è cosa nota da sempre: il risultato, a 120 frame al secondo, è indubbiamente estasiante e, senza mezzi termini, rende la versione Xbox Series X la migliore disponibile attualmente sul mercato (visto che tale frequenza pare essere, per ora, esclusiva per la scuderia Microsoft).
La difesa non è sempre il miglior attacco
Ad accompagnare questo upgrade next gen di Samurai Shodown troviamo anche l’intera Stagione 3 dei DLC, che sancisce l’arrivo di due nuovi personaggio giocabili: Hibiki Takane, direttamente dallo storico franchise The Last Blade, e la scattante Cham Cham. Il supporto al roster di gioco rappresenta ovviamente una delle priorità assolute di SNK, che ha già confermato di proseguire su questa linea anche nei mesi a venire. Novità nella novità, che difficilmente passerà inosservata ai giocatori più esperti, è l’introduzione della meccanica di Guard Crush, una vera e propria rivoluzione all’interno della saga che, sostanzialmente, mira a punire i giocatori facenti troppo spesso abuso della parata esponendoli ad un potenziale attacco dall’enorme impatto.
Parare attacchi regolari e speciali con frequenza elevata farà infatti aumentare l’apposito meter di Guard Crush di un combattente, che inizierà a lampeggiare di rosso quando tale indicatore sarà al massimo: a questo punto, basterà attaccare con un fendente pesante per romperne la difesa e, parimenti, ridurne sensibilmente la barra vitale. Il Guard Crush rappresenta indubbiamente un game-changer significativo, che all’apparenza parrebbe essere rivolto maggiormente ad un pubblico meno esperto ma che, pad alla mano, alimenta ulteriormente il fattore imprevedibilità – e, conseguentemente, quello tattico – che permea ogni incontro “di alto livello” di Samurai Shodown. Di sicuro, per quanto ci sia sembrata funzionale e ben inserita nel contesto ludico del titolo, sarà una meccanica che farà discutere parecchio il fandom.
La recensione in breve
Il picchiaduro all’arma bianca per eccellenza di casa SNK si rifà il trucco per la nuova generazione, ed il risultato parla chiaramente da sé. Lontano dai ritmi più frenetici dei picchiaduro di casa Capcom, lontano dalle voluttuosità cinematografiche di Mortal Kombat (seppur, ogni tanto, non disdegni sangue e feritucce varie), lontano dalla pirotecnia coreografica di Soul Calibur, Samurai Shodown preserva e difende con le unghie la propria identità, tanto in termini stilistici quanto – e soprattutto – in termini di meccaniche di gioco. Osa, forse rischiando un po’, con l’introduzione del Guard Crush, stupisce e incanta con 120 fantastici frame al secondo a 4K granitici, fa incazzare (e non poco) quando punisce in modo spietato, spedendoti al tappeto con due solo combo dopo un attacco andato a vuoto o una difesa tutto tranne che ottimale. Samurai Shodown, anche su Xbox Series X, conferma il proprio DNA di fighting game (all’arma) tecnico e tattico, che non disdegna certo l’attacco selvaggio ma, prima, obbliga il giocatore allo studio del nemico e all’analisi della battaglia. Non si diventa Samurai per caso, del resto: e non c’è nessuno, meglio di SNK, che ce lo possa insegnare.
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Voto Game-Experience