I Pokémon sono letteralmente ovunque. Nelle vostre console Nintendo, nei vostri smartphone, nei vostri raccoglitori di carte, sulle mensole a prendere polvere, in televisione ed in streaming. Siete parecchio confusi? Nessun problema, vi accompagneremo noi di Game-eXperience alla scoperta di un brand che da oltre 25 anni primeggia in tutte le classifiche e che non accenna mai a diminuire la sua popolarità, nonostante ormai le prime generazioni che si sono appassionate ai mostriciattoli tascabili contano più di 30 anni sul gruppo.
Ma qual è la miglior incarnazione del brand e quali sono le sostanziali differenze fra le due “incarnazioni” dei Pokémon, il videogame o il gioco di carte? E quale potrebbe essere il punto di partenza ottimale per i neo-allenatori? Scopritelo assieme a noi in questa guida introduttiva al mondo dei mostriciattoli tascabili!
Oltre i cieli dell’avventura
Creati dalla mente di Satoshi Tajiri, un programmatore ossessionato dal voler collezionare insetti, i Pokémon sono divenuti in pochissimo tempo un fenomeno pop globale, oltre che la serie videoludica ad oggi più redditizia a firma Nintendo. Grazie soprattutto ad una campagna di marketing e merchandise costante nel tempo, in grado di macinare ogni anno miliardi di yen, Pokémon scala sistematicamente le classifiche.
Nonostante i videogiochi sviluppati da Game Freak costituiscano il prodotto primario dedicato a Pikachu & co., l’altra grossa fetta di mercato è rappresentata senza alcun dubbio dal gioco di carte collezionabili. Sia il videogame che il gioco di carte propongono un’alternativa delle lotte fra Pokémon su cui si basa l’intero brand, lotte in cui due allenatori si fronteggiano a suon di mosse spettacolari.
I Pokémon generalmente sono racchiusi in alcune sfere chiamate Pokéball, la cui fonte d’ispirazione viene dai gachapon, gadget incapsulati distribuiti dalle macchine a gettoni popolarissime in Giappone e presenti pressoché in ogni strada. Il motto del brand infatti è da sempre “Acchiappali tutti!“, un invito a collezionare ogni esemplare di creatura e completare così il lunghissimo catalogo di mostriciattoli che da poco ha oltrepassato il migliaio di unità.
Pokémon, il videogioco
Sviluppata da Game Freak, la serie di videogames, che debuttò in Giappone nel 1996 con Pokémon Verde e Rosso per GameBoy, presenta le caratteristiche tipiche del genere dei JRPG a turni, dove però a combattere non è un party di personaggi umani o presunti tali, bensì una variopinta squadra di creature ciascuna con il proprio tipo e le proprie caratteristiche peculiari.
Per il principio della morra cinese, ciascun tipo vince sull’altro ed è debole ad un altro ancora, con lo schema dei tipi che si è via via stratificato e complicato negli anni. Fondamentali ai fini delle battaglie e del completamento del Pokédex, l’enciclopedia dei mostriciattoli tascabili, sono anche le evoluzioni, mutazioni di forma che permettono ai Pokémon di assumere un nuovo aspetto ed aumentare la propria forza.
Non avete mai toccato un videogame Pokémon e non sapete da dove incominciare? Tralasciando le decine e decine di spinoff, la serie principale conta parecchi capitoli spalmati su praticamente tutte le console portatili Nintendo mai realizzate, dal primissimo GameBoy fino al più recente Nintendo Switch.
Se possedete un qualsiasi modello a due schermi delle console portatili Nintendo, dal DS fino all’ultima reincarnazione del 3DS, Pokémon HeartGold e SoulSilver potrebbero essere il punto ideale dove incominciare. I due remake della leggendaria seconda generazione infatti sono fra i titoli più acclamati e completi dedicati ai mostriciattoli tascabili, che ripropongono i giochi di seconda generazione usciti originariamente per GameBoy Color.
Ulteriori punti di partenza potrebbero essere i consigliatissimi remake di terza generazione (Zaffiro Alfa e Rubino Omega per Nintendo 3DS) ed infine quelli di quarta (Pokémon Diamante Lucente e Perla Splendente per Switch), questi ultimi però caratterizzati da un restyle dai toni bambineschi ampiamente discutibili e non del tutto convincenti.
Se non potete fare a meno del nuovo hardware e di titoli vagamente moderni (purtroppo il passaggio da 2D a 3D ha pagato in termini qualitativi), Switch ospita ben due diverse generazioni di mostriciattoli tascabili, fra cui i più recenti Pokémon Scarlatto e Violetto. Non c’è una trama continua che lega ciascun capitolo, tutti possono essere tranquillamente giocati in qualsiasi ordine.
Per gli amanti della competizione, i titoli della serie principale di videogame Pokémon più recenti possiedono una modalità online che consente di cimentarsi in sfide contro allenatori di tutto il mondo, con tanto di rank e classifiche. The Pokémon Company organizza annualmente tornei dove i migliori giocatori da ogni parte del globo si confrontano senza esclusioni di colpi.
Pokémon, il Trading Card Game
Sempre nel 1996, qualche mese più tardi rispetto alla release della prima generazione di videogiochi, Media Factory in Giappone e Wizard of the Coast in Occidente pubblicarono, in collaborazione con Nintendo, la prima edizione del gioco di carte collezionabili targato Pokémon.
Fu immediatamente un successo, i Pokéfan di tutto il mondo presero d’assalto le edicole e le cartoleria per accaparrarsi quante più bustine alla ricerca di Charizard, Blastoise, Venusaur e compagnia bella. Le rare olografiche resero ancor più bella la collezione, oltre a rappresentare un vanto per chi le otteneva.
Le uscite dei set Jungle, Fossil e delle successive Gym Leaders e Team Rocket completarono la prima gloriosa generazione di mostriciattoli tascabili anche in formato cartaceo, mentre i vari set Neo coprirono quanto introdotto nei videogames Oro e Argento.
Con l’uscita dei set di carte ispirati a Rubino e Zaffiro Nintendo acquisì totalmente i diritti di distribuzione e così The Pokémon Company ottenne il totale controllo del brand. Ma quanto il gioco di carte deve alla serie di videogiochi? Ci sono similitudini nei due gameplay?
Il gioco di carte collezionabili di Pokémon altri non è che una versione semplificata delle lotte divenute famose nel videogames di Game Freak. Ad esempio, i tipi dei Pokémon nel gioco di carte sono numericamente inferiori rispetto al videogame, spesso raggruppati e semplificati per rendere meno dispersive le meccaniche di gioco, come ad esempio il tipo Erba, che oltre a comprendere le creature dello stesso tipo accoglie anche quelle Coleottero, o ancora il tipo Lotta, che qui comprende anche i tipi Roccia e Terra.
Le partite si svolgono, anche in questo caso, a turni e per cominciare ciascun allenatore pescherà sette carte dal proprio mazzo per poi disporre i Pokémon dalla propria mano all’interno del campo di gioco. Oltre al Pokémon attivo, il solo che potrà attaccare l’avversario, il giocatore potrà posizionare alcuni Pokémon nella zona chiamata “panchina“, laddove le creature rimangono in attesa pronte a subentrare a partita in corso.
Per sferrare le mosse indicate sulla carta bisognerà assegnare alla stessa un certo quantitativo di carte energia, le quali potranno essere anche scartate per switchare il Pokémon attivo con uno in panchina prima che questo esaurisca i propri HP. Non mancano carte di supporto, strumenti evoluzioni e tutto ciò che serve a rendere più imprevedibili ed emozionanti i duelli.
Carta vs. pixel, chi vince?
Console e schede di gioco da una parte, portamazzi e bustine dall’altra. Qual è allora il miglior modo per incominciare la propria avventura da allenatori di Pokémon? Qual è la formula di gioco migliore fra le due?
La risposta a queste domande non esiste, per il semplice fatto che i videogames Pokémon e il gioco di carte collezionabili di Pokémon, pur condividendo personaggi e caratteristiche, sono due esperienze ludiche totalmente diverse ed ugualmente meritevoli d’attenzioni. Entrambe offrono un alto livello di competizione, con tornei organizzati annualmente in parallelo da The Pokémon Company ed un meta sempre aggiornato.
Se siete abituati a giocare da soli e socializzare non è il vostro forte, i videogames potrebbero essere i più indicati, ma è bene specificare che il gioco di carte collezionabili, come suggerisce il nome stesso, funziona anche e soprattutto per il collezionismo. Le carte più rare sono sempre più ricercate ed il loro valore di mercato può raggiungere delle cifre da capogiro.
Non è un caso che l’eccentrico Logan Paul, salito agli onori della cronaca per la famosa truffa dei 35 milioni di dollari, fece incastonare una versione particolarmente pregiata di Charizard in una collana d’oro per sfoggiarla prima di un match di MMA. Insomma, entrambi gli universi, sia quello digitale che cartaceo, offrono diverse vie di intrattenimento e possono tranquillamente coesistere così come funzionare da sole.
L’importante alla fine è, come sempre, acchiapparli tutti, che siano essi una manciata di poligoni e pixel o inchiostro colorato stampato su carta.