I tempi di GTA e GTA2 sono assai distanti e, oramai, gli occhi sono puntati al futuro firmato Rockstar Games rappresentato dal sesto capitolo. Mentre si discute ancora sul presunto rinvio al 2026 di GTA 6, però, i nostalgici dei primi episodi possono guardare a Maniac, un gioco indipendente che si propone come figlio di Grand Theft Auto e Vampire Survivors. Sviluppato nella quasi sua interezza soltanto da Michal Marcinkowski (creatore originale di Soldat e King Arthur’s Gold), ha debuttato a fine marzo su Steam alla modica cifra di 4,99 euro, seguendo proprio le orme del capolavoro indie di Luca Galante.
La formula tanto semplice quanto assuefacente di quest’ultimo gioco e la violenza di GTA come si incontreranno? Cerchiamo di illustrarvelo proprio nella recensione di Maniac.
Viva la semplicità di Maniac
I primi Grand Theft Auto per scrittura certamente non brillavano, ma gli aficionados li ricordano con piacere poiché rappresentano tutt’oggi il cuore del franchise. Insomma, il motivo per cui il nome è giunto nelle pagine dei giornali e nei notiziari in TV: la violenza gratuita. La distruzione di massa e la sopravvivenza a fazioni di criminali, poliziotti e carri armati erano e sono ancora oggi il fulcro dell’esperienza. GTA è sempre stato come una rage room virtuale, il cui fascino è aumentato nell’era 3D dal terzo capitolo in avanti, e ha raggiunto picchi stupefacenti con GTA San Andreas, GTA IV e GTA V.
Ancora nel capitolo con Carl Johnson l’abitudine per molti giovani giocatori è stata quella di evitare ogni approccio alla storia mediante l’uso dei trucchi, così da avere immediatamente veicoli rapidi e un potente arsenale per trascorrere ore e ore a correre per la città sparando verso ogni direzione. Pur esistendo anche negli ultimi due episodi, i cheats sono finiti nel dimenticatoio, prediligendo un’esperienza autentica potenziata da una storia intrigante.
Maniac riprende però l’iconica essenza caotica unendola alla follia di Postal e al loop di Vampire Survivors, cercando di creare il connubio ideale tra tali mondi. Il risultato non si potrà forse definire con l’aggettivo “ideale”; eppure, è innegabilmente una stravagante, divertente e ben concepita riproposizione del pandemonio firmato dal team allora noto come DMA Design, che attinge (senza esagerare) dall’inventiva di poncle, risultando infine semplice e d’impatto.
Il gameplay: causa dipendenza, ma…
Il gameplay di Maniac non richiede molte spiegazioni: si viene catapultati in una città pullulante di civili, polizia e veicoli, e in essa bisogna creare scompiglio alla caccia di denaro. Al contrario di Vampire Survivors et similia, che richiedono di prassi 30 minuti di sudore per sopravvivere alle ondate di nemici, qui è necessario resistere per 20 minuti nel mezzo della guerra più totale. Raggiunto tale limite di tempo sarà necessario fuggire dalla città, prossima a essere rasa al suolo da una bomba, evitando elicotteri militari – purtroppo impossibili da abbattere con le nostre armi –furgoni della SWAT ed esplosioni ovunque noi passiamo.
Per sfuggire alla morte è necessario rubare veicoli, raccogliere nuove armi e potenziamenti posizionati casualmente per la mappa, donati cortesemente da un amico delinquente. In poche parole, la classica esperienza di GTA. Ogni poliziotto o civile ucciso, ma anche la distruzione di strutture per tutta la città, porta al guadagno di denaro, da spendere una volta terminata una run per potenziare abilità come la rapidità di furto dei veicoli, l’impatto delle esplosioni, l’arrivo di seguaci armati per sfidare i soldati, o per sbloccare armi di partenza più potenti.
La formula ludica, esattamente come Vampire Survivors, può causare dipendenza. Tuttavia, emergono rapidamente delle preoccupazioni: quanto può divertire un’esperienza simile al giorno d’oggi, e quanto variegata può essere? Maniac cerca di ovviare a quest’ultima problematica offrendo sei personaggi dalle caratteristiche differenti, dal Babbo Natale ubriaco alla mascotte Hotdog, ciascuno con una sua missione personale da portare a termine in giro per la mappa e, ovviamente, armi uniche da sbloccare.
Il divertimento è invece legato direttamente al miscuglio tra il fascino del caos e l’amore per i due titoli ai quali Maniac si ispira, forse anche troppo e senza spiccare.
Il sapore di già visto di Maniac non è un problema
Il fatto che pecchi di originalità e che, al momento, la rigiocabilità sia in fondo limitata, salta all’occhio in poche ore di gioco. Servono più personaggi, non solo per una questione di varietà ma anche per un senso di progressione più duraturo, ergo per una maggiore longevità. L’editor di mappe presente in-game è un’aggiunta piacevole e permette di realizzare città a proprio piacimento; tuttavia, un pool iniziale più ampio di ambientazioni differenti – al momento esiste solo una mappa urbana, peraltro nemmeno generata casualmente – avrebbe reso il pacchetto base più soddisfacente.
Osservando però il percorso di Vampire Survivors, dobbiamo ammettere che la situazione di partenza è la medesima. Anzi, Maniac ha un vantaggio: la grafica 3D in Cel-shading con visuale top-down. Questa soluzione meno realistica e più comica colpisce nel segno, rendendo il titolo spiritoso e stuzzicante, e appare quasi un diretto tributo a GTA: Chinatown Wars.
Questo sapore di già visto non deve essere frainteso, però: non si tratta di pigrizia, bensì di una love letter che distilla la libertà di Grand Theft Auto con il coinvolgimento di Vampire Survivors. L’unione dei due concept pensata da Marcinkowski potrebbe stufare qualche giocatore dopo una decina di ore; oppure, al contrario, diventare l’esperienza iper-distruttiva di riferimento nella propria libreria, con cui dilettarsi per qualche ora tra un gioco e un altro, o nei brevi momenti liberi a disposizione.
La recensione in breve
Maniac non è altro che il figlio di GTA e Vampire Survivors, l’incontro tra la follia della distruzione di massa e il loop assuefacente dell’iconico indie Made in Italy. Chi ha amato il caos top-down dei Grand Theft Auto di vecchia scuola, amerà questo gioco. Chi ha già spolpato Vampire Survivors e altri giochi ad esso ispirati, potrebbe annoiarsi dopo qualche ora, per poi ritrovare il divertimento una volta sbloccati più personaggi e potenziamenti. Gli elementi randomici non sono molti ma funzionano bene; eppure, si sente già la carenza di contenuti. Si spera in update futuri, perché il potenziale non manca affatto.
-
Voto Game-eXperience