I videogiochi su licenza saranno sempre più frequenti, secondo l’analista Jeff Grubb, se non altro per un mero calcolo economico. In uno scambio di battute su Twitter, infatti, Grubb ha spiegato come le grandi produzioni debbano vendere almeno dieci milioni di copie per essere sostenibili, un risultato che nuove IP e giochi sperimentali rischierebbero di non ottenere.
Mi sento come se mi fossi risvegliato in un bizzarro mondo dei giochi in cui improvvisamente i giochi su licenza sono la cosa principale e tutto ciò che otterremo dai grandi publisher per i prossimi cinque anni.
Per spiegare meglio la sua affermazione, in un secondo tweet Jeff Grubb ha riportato le parole sentite, evidentemente, da qualche addetto ai lavori, secondo cui le vendite per i grandi videogiochi devono arrivare almeno in doppia cifra (parlando di milioni ovviamente) per rientrare nei costi di produzione.
Voglio dire, so quel che sta succedendo. Mi è stato detto chiaro e tondo: i grandi giochi devono arrivare il più vicino possibile ai dieci milioni di unità vendute e questo è più facile se hai una licenza. Non so. A me sembra un’altra spunta nella colonna del “tutto ciò è insostenibile”.
Tra le risposte al tweet notiamo quella di un altro analista, Benji-Sales, che ammette come tre dei più importanti giochi del 2023 saranno effettivamente su licenza. Si parla di Hogwarts Legacy, Star Wars Jedi: Survivor e Marvel’s Spider-Man 2. Il futuro sembra insomma piuttosto definito da questo punto di vista.
Che sia davvero in arrivo un nuovo corso nel mondo dei videogiochi, in cui la sperimentazione e l’innovazione vengono lasciate completamente nelle mani degli studi indie, per consentire ai publisher di insistere sulle stesse licenze dalle vendite facili e dai bassi rischi?
I feel like I woke up in a bizarro video game world where suddenly licensed games are the biggest thing and all we're going to get for the next 5 years from big publishers.
— Grubb (@JeffGrubb) February 6, 2023