A distanza di 7 anni dall’esperienza originale uscita su PS4, Horizon Zero Dawn Remastered si presenta come un intelligente punto di congiunzione con il recente sequel Horizon Forbidden West. Talvolta commettiamo l’errore di dare per scontato troppe cose, come il fatto che tutti conoscano le avventure di Aloy e della scoperta della verità dietro la genesi del suo mondo. Nixxes riceve un doppio incarico da sua maesta SONY, ovvero rendere al passo con i tempi l’esperienza realizzata da Guerrilla Games e non commettere l’errore di snaturarla.
Un terreno minato per questa software house che ci ha preso gusto quanto a porting e rimasterizzazioni. Basti vedere l’ottimo lavoro svolto con i porting su PC di Ghost of Tsushima Director’s Cut, Horizon Forbidden West Complete Edition, Ratchet & Clank: Rift Apart, Marvel’s Spider-Man: Miles Morales e Marvel’s Spider-Man Remastered giusto per citare i più recenti. Mancava un altro big all’appello ed eccolo servito su un piatto d’argento.
Gli interventi di restyle hanno riguardato, su tutti, il fronte grafico, con una Aloy tirata a lucido (con tanto di face design ereditato da Forbidden West) e tante nuove animazioni. Bene la gestione dell’illuminazione/occlusione ambientale, benissimo il livello di dettaglio e di definizione delle texture. Abbiamo “storto il naso” sulla gestione delle modalità grafiche, con la presenza di un accelerazione – in termini di frame rate – che ha osato troppo (rispetto all’esperienza originale). Le nuove feature dell’Audio 3D e del Feedback Aptico, oltre ad essere sfruttate egregiamente, migliorano il livello di fruizione del gameplay.
Bene, il tempo dellel belle parole e premesse è giunto alla sua naturale conclusione. Lasciamo, dunque, spazio alla nostra recensione di Horizon Zero Dawn Remastered, giocato nella sua versione per console PS5.
Quei remastered che assomigliano a dei remake
Chiariamo subito un aspetto: tra remastered e remake c’è un abisso. Il primo riguarda un ri-ammodernamento dell’esperienza originale che interessa le componenti tecniche (grafica e audio), toccando in minima parte aspetti chiave del gameplay e della storia. Il secondo è un vero e proprio rifacimento dalle fondamenta, derivativo rispetto tutti gli aspetti “filosofici” ma completamente diverso quanto grafica, audio e gameplay. Il motivo di questa premessa è doveroso, anche perché è sempre l’occhio che reclama la sua parte prima (e su tutti).
Al netto dell’anteprima di novità visive offerte dai titoli d’inizio gioco (e sempre un’immensa emozione quando Rost pronuncia il nome della piccola infante per la prima volta, con quell’Aloy che riecheggia nel mondo), il lavoro svolto da Nixxes affiora subito in superficie. Texture sensibilmente migliorate, con un livello di definizione e dettagli di notevole rilievo. Una rinnovata gestione dell’illuminazione e occlusione ambientale, che migliora ulteriormente quanto di sublime venne fatto all’epoca di PS4 (ai TGA 2017 fu secondo solo a The Legend of Zelda: Breath of the Wild).
Le modalità grafiche offerte sono 3, una che predilige la risoluzione in 4K, un’altra che punta fortissimo sui fps e un’ultima che crea una media tra le prime due. Non sappiamo se definirla una critica, ma ci si avvicina moltissimo. Utilizzando la seconda e la terza configurazione visiva il gameplay appare esageratamente accelerato, al punto da diventare innaturale. Il movimento di camera, oltre ad essere brusco e repentino, ci fa sfuggire di mano il momento dell’azione, con annesso effetto mal di mare. In qualche modo siamo stati “spintaneamente” invitati a farci accogliere tra le braccia della modalità “priorità grafica”, pronti per scattare un numero indefinito di foto (per lo scrivente è una vera e propria malattia).
Entrando in profondità rispetto alla corteccia “visiva”, ci accorgiamo che il design di Aloy – sia nella versione bambina che adulta – è cambiato, ben più somigliante a quello di Horizon Forbidden West. Una scelta, a nostro modesto avviso, azzeccatissima per creare un filo conduttore tra i due capitoli della serie.
Come sfruttare il potenziale delle console di nuova generazione?
L’attuale master-race di casa SONY offre ai suoi fruitori un parco feature, sul fronte esperienziale, nutrito e succulento. Impossibile non citare, su tutti, la nuova tecnologia dell’Audio 3D, ossia un inedito orizzonte sonoro che dona spazialità e profondità agli effetti audio. Guai a non spendere due parole sul Feedback Aptico, l’evoluzione del caro e vecchio DualShock, in grado di restituire sensazioni tattili precise e reali (rispetto alla sequenza giocata). In coda a tutto inseriamo anche i grilletti adattivi, per quanto in Horizon Zero Dawn Remastered non abbiano trovato una collocazione che gli renda loro un ruolo di protagonisti.
Ora, se ci avete fatto caso non abbiamo parlato di teraflop e risoluzione in 4K, siamo rimasti nel regno delle esperienze sensoriali. Ebbene, dopo 7 anni da quella prima volta era, Nixxes non poteva far finta che non esistesse tutto ciò. Mamma SONY non permette, di certo, che tutto il ben di Dio vada perduto e pertanto, anche in questa rimasterizzazione del gioco, le nuove tecnologie di PS5 vengono egregiamente e sapientemente sfruttate per costruire un’esperienza adeguata.
Sul fonte sonoro Horizon Zero Dawn Remastered rinnova di moltissimo la sua esperienza originale, tanto nelle sessioni in esterna quanto in quelle nei luoghi chiusi. Anche gli effetti sonori delle macchine e delle armi si presentano, all’udito, ben più dettagliati e poliformi in termini di spettro di frequenza, con delle vibrazioni autentiche ma ad uso esclusivo delle cuffie Pulse o Audio 3D compatibili (purtroppo, sono assolutamente necessarie per massimizzare l’esperienza). Anche i dialoghi sono stati nuovamente registrati per una migliore fruizione in ordine alle nuove tecnologie uditive offerte dalla Regina di casa SONY.
Quanto agli stimoli tattili, si è passato dalle vibrazioni classiche dell’esperienza originale a quelle aptiche offerte dal controller DualSense. Il salto è stato enorme, per quanto il tutto va riconcepito e non è assolutamente automatico. Il gameplay, in tal senso, è stato riadattato per sfruttare al meglio questa feature, con il controller che spedisce degli stimoli tattili quando si è in prossimità di un interazione (oggetti da raccogliere e segreti da svelare). Anche le famose scalate dei collilunghi, oltre ad essere fantastiche a livello visivo (un vero e proprio tripudio di epicità), arrivano direttamente a stimolare il nostro impianto tattile.
La recensione in breve
Aloy si presenta tirata "a lucido", con tanto di face design ereditato da Forbidden West e nuove animazioni da performare. Sul fronte tecnico, spiccano la gestione dell'illuminazione/occlusione ambientale e il livello di dettaglio e di definizione delle texture. Le noti dolenti arrivano dalle modalità grafiche, con la presenza di un accelerazione - in termini di frame rate - che ha osato troppo (rispetto all'esperienza originale), al punto da inficiare nel gameplay. Audio 3D e Feedback Aptico migliorano di molto il livello generale del gameplay.
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Voto Game-Experience