Arch System Works ha centrato di nuovo il segno. Guilty Gear Strive è un gioco che è andato oltre alle aspettative, superando l’ultima creazione della casa giapponese Dragonball Fighterz. Senza troppi frinzoli, lo possiamo considerare il gioco più accessibile a un neofita del genere picchiaduro, ma allo stesso tempo rimanendo ampiamente profondo nelle sue meccaniche per i più esperti.
Con i suoi vent’anni alle spalle e 50 giochi creati, Arch System Works è arrivato al suo culmine con uno dei giochi picchiaduro più completi mai creati.
Sicuramente stiamo enfatizzando molto Guilty Gear Strive, ma vi assicuriamo che alla prima ora di gioco eravamo incantati. Prima di mettere mano al controller avevamo molti dubbi, soprattutto sulla qualità di gioco e del character design data l’alta longevità della serie, ma tutte le nostre riflessioni pre-recensione svaniscono lasciandoci più che contenti a gioco ultimato, e un controller spaccato, traendo così le nostre (felici) conclusioni su Guilty Gear Strive. Let’s Rock!
Chi di Gutling ferisce, di Storia perisce
Nonostante la positiva introduzione, partiamo col discutere della sezione “Storia” , quella che ci ha lasciato più amareggiati. Da quel poco che si sapeva, Guilty Gear Strive sarebbe stato il palcoscenico della fine della storia di Sol Badguy, protagonista della saga corrente nonché grandioso eroe della Terra. Non ci soffermeremo tanto su quel che avviene onde evitare spoiler, ma sulla scrittura della storia non abbiamo molto da aggiungere a quanto detto prima. Non è una trama che vi farà saltare dalla sedia per i plot twist, ma che neanche vi deluderà.
Però il principale problema sussiste come il giocatore gioca la campagna: non la gioca. La storia è formata da una serie di video non pre-renderizzati (crediamo, dato che tra ogni scena c’è un lungo caricamento). Composta da 9 capitoli con un totale di 3-4 ore circa, le scene saranno veramente complicate da seguire dato l’enormi limitatezze tecniche: personaggi che pattinano sul terreno, animazioni macchinose e brutte, texture inguardabili e scenografia mal ideata. Dove la tecnica di animazione per gli scontri 2D è la punta di diamante di Arc System Works, in scene 3D è inguardabile.
Non ci ha rovinato completamente la visione del film, ma sicuramente avremmo preferito vederci un anime dato che sono presenti tutti gli elementi che caratterizzano il genere audiovisivo.
Ma dall’altra parte della medaglia di questa sezione c’è “il mondo di Guilty Gear“, una sezione che raccoglie tutto, ma proprio tutto, dell’universo della serie. Partendo dal semplice glossario suddiviso per sezioni, come Armi e Personaggi, a intrecci dei personaggi nei vari giochi. Inoltre questi saranno accessibili durante la visione del film, quindi se vi piace la storia di Guilty Gear ma non avete giocato ai precedenti capitoli, non preoccupatevi che il gioco vi viene incontro e vi spiega tutto.
Un passo avanti
Immaginatevi una bilancia: da una parte “gameplay” e dall’altra “complessità delle combo”. Il prima citato Fighterz controbilanciava i pesi equamente, puntando l’indicatore sul centro perfetto. Un buon connubio che intriga neofiti e veterani. Invece Guilty Gear Strive spezza in due il suo indicatore puntando le frecce su entrambi gli estremi, mostrandosi facilmente accessibile a chiunque e sublime per i giocatori esperti.
Il diretto predecessore, Gulty Gear Xrd, è tutt’ora uno dei picchiaduro più completi del suo genere, ma che peccava di un livello di accessibilità troppo basso, sminuendo il giocatore neofita e “impedendogli” di godere appieno il titolo, sia nel single player che nel multiplayer. Padroneggiare un singolo personaggio richiedeva un’enorme mole di tempo e di fatica, portando risultati non troppo efficienti durante le partite, così creando situazioni di estrema frustrazione. Con Fighterz la situazione cambiava, con le autocombo, il superdash che portava vicino all’avversario e gli innumerevoli tutorial guidati. Ma anche in questo titolo il giocatore più pratico chiudeva totalmente i neofiti non dandogli possibilità di risposta, quindi limitandone la godibilità del gioco.
Let’s Rock!
Un elemento che abbiamo apprezzato notevolmente sono la riduzione delle combo, rendendole più immediate ma senza spezzare il ritmo del combattimento e mantenendo sempre la pazzesca scenografia della serie. Ad affiancare questo si aggiungono le semplificazione delle combo che, a favore della rimozione delle autocombo dal gioco ispirato alla storia ideata da Toryama, risultano un toccasana della serie, donando al gameplay una ritmicità unica e un respiro più ampio nel gameplay.
A discapito di Xrd dove si era costretti a passare le ore dietro a un personaggio, in Strive ogni giocatore, con l’ausilio del profondo tutorial curato in moltissimi aspetti, potrebbe padroneggiare un personaggio in una manciata di ore. Questo permette ai neofiti di aver dimestichezza con il gioco sin da subito, avventurandosi nel multiplayer senza troppi problemi. Ma allo stesso tempo permette ai veterani di elitare i personaggi in maniera rapida, provando comunque grande piacere durante le sessioni di gioco.
Un altro elemento posto in aiuto dei giocatori è il Wall Break: ai lati delle mappe vi è un muro invisibile che, nel caso un personaggio venisse attaccato ripetutamente su quel lato, questo verrebbe distruggo scaraventando via il giocatore chiuso in un’altra sezione della mappa. “Il chiusone” all’angolo non sarà più motivo di eccessiva frustrazione perché dopo la scenografica transizione verso un’altra parte della mappa, le posizioni si resetteranno, come se fosse un nuovo match. Ovviamente ne trae vantaggio anche l’attaccante che riceverà un boost alla ricarica dell’indicatore Tensione e un danno maggiorato.
Guilty Gear Strive e il caro amico Roman Cancel
Apparso per la prima volta in Guilty Gear X, il giocatore può annullare una combo che sta subendo dall’avversario con il Roman Cancel. Questo interromperà l’attacco dell’avversario e porterà i personaggi in posizione, pure a mezz’aria.
La meccanica rimane in Strive, anche se con delle modifiche rispetto ai predecessori. Ora ci sono quattro colori che consumano tutti il 50% dell’indicatore Tensione e si identificano con il rosso, giallo, blu e rosso. All’attivazione, un’onda d’urto si forma intorno al personaggio, rallentando temporaneamente i movimenti dell’avversario nel suo raggio d’azione, segnalato da un orologio che guadagna tempo sopra di loro.
Le funzionalità cambiamo in base al colore: il rosso è offensivo e quando lo si attiva e si colpisce l’avversario, un onda d’urto rossa fa balzare via lentamente l’avversario; il giallo è difensivo e crea una sorta di barriera che blocca un attacco avversario al contatto, risultando utile per resettare le situazioni critiche. Per quanto riguarda il viola, al contatto del prossimo attacco dall’attivazione, il nemico non riceverà un blocktun o un hitstun, ottimo per eseguire delle combo senza che il personaggio si sposti eccessivamente. Infine il blu che possiamo categorizzarlo tattico evasivo dato che rallenterà l’avversario per il tempo indicato dall’orologio che apparirà alle sue spalle e traslerà per una breve tratta il personaggio, il che risulta ottimo per sfuggire dalla presa nemica o sfruttare una sua mossa sbagliata per attaccarlo.
Il Single Player e la scalata del Multiplayer
Oltre al comparto narrativo menzionato prima, Gulty Gear Strive possiede delle classiche modalità single player: Arcade, Vs Cpu e Soppravivenza. Soffermandoci solo sulla prima, questa sarà un uno scontro o una serie di incontri contro la nemesi del personaggio che si sceglierà, ove ci saranno delle interazioni e scene uniche, come il combattimento misto. Molto carina e che è sicuramente utile per padroneggiare i personaggi.
Siamo rimasti molto contenti del comparto multiplayer. Chi gioca alla serie o al genere ne è conscio, i problemi di connessione non sono mai mancati e in questo ambito dove il millisecondo può essere fondamentale per la vittoria, si creavano situazioni molto problematiche. In Strive abbiamo assistito slla piacevole sorpresa che il netcode rollback impostato dal team di Ishiwatari è in grado reggere le connessioni continentali e intercontinental, non causando grandi problemi di connettività o lag ingiustificati.
Pecca invece la lobby che rimane totalmente fuori contesto allo stile del gioco, ma ai fini del gameplay non è eccessivamente marcante.
La classificata è stata ideata come una scalata alla vittoria, in tutti i sensi: vi è questa torre divisa in piani in base alle skill dei partecipanti. Molto carino e che rende le partite calcolate su un certo range di bravura, il che può piacere o no.
Per chi invece volesse affrontare una partita libera è stato adibito questo parco virtuale nel quale si possono creare e/o partecipare a delle stanze private o pubbliche, con anche la possibilità di organizzare dei veri e propri tornei.
Uno spettacolo per gli occhi e le orecchie!
Quando si penserà a Guilty Gear Strive, tra le prime cose che sicuramente salteranno in mente saranno la sua grafica pazzesca e il suo sonoro da paura. Graficamente parlando è uno spettacolo, con coreografie assurde e un coinvolgimento delle scene che neppur il picchiaduro con la grafica più “reale” riuscirebbe a trasmettere. Ogni animazione, posa, abito, arma, espressione e ambiente sono stati curati nei minimi dettagli, ma proprio minimi. Lavori che sono irrilevanti per la fluidità del gameplay, ma che rendono molto più piacevole l’esperienza di gioco.
Su questo comparto lo potremmo definire un capolavoro, superando nettamente la già altissima qualità di Dragonball FighterZ.
Il maestro Ishiwatari non è solo un genio del mondo dei picchiaduro, ma anche un grande composer: le canzoni rock e metal del gioco sono state scritte e ideate da lui, e il risultato dimostra come questa persona ami il suo gioco. Le canzoni rispecchiamo perfettamente il mood di Strive e lo stile dei personaggi, partendo da canzoni puramente rockettare a roba molto più giapponese come il tema di Mei. Un consiglio che vi diamo e di ascoltare le OST indipendentemente se questo è un gioco che vi piaccia o meno, dato la loro grande profondità di voler “raccontare qualcosa” (Su Spotify potete trovare “Smell of the Game“, canzone promozionale del gioco).
Non sono da meno anche gli effetti sonori, capaci di trasmettere la pesantezza dei colpi, la stanchezza, lo sforzo dei personaggi e addirittura il loro godimento (Stiamo comunque parlando di personaggi fissati con gli scontri).
Versioni Disponibili: Playstation 4 e 5, Xbox One e Xbox Series X/S e PC
Versione Testata: Playstation 4
La recensione in breve
Reputiamo, e a gran voce, che Guilty Gear Strive sia uno dei migliori picchiaduro di sempre: veloce, immediato, accessibile a chiunque, bello da vedere e da sentire. La parte narrativa pecca, ma passa in secondo piano a fronte di un gioco eccezionalmente divertente e che saprà intrattenere gli amanti del genere per tante ore. Non è esente da difetti (nella storia del settore ne esistono pochi di titoli del genere), ma il nuovo gioco di Arch System Work impone un nuovo standard del genere che pure gli altri brand, volenti o dolenti, dovranno seguire. Il pregio più grande, tra i suoi tanti, di Guilty Gear Strive è che distrugge quell'aura da "genere elitario" che si è creato attorno al genere picchiaduro, diventato quasi un'esclusiva di una nicchia di persone professioniste o quasi del genere.
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Voto Game-Experience