La recensione di Ghost of Tsushima: Director’s Cut per PC rappresenta il culmine di un redemption arc che definire paradigmatico potrebbe sembrare riduttivo. Il debutto delle esclusive Sony, partito con il piede sbagliato per via della conversione di The Last of Us: Part I, da parte dei ragazzi di Iron Galaxy, ha preso una piega decisamente diversa con il passaggio di consegne del dipartimento sviluppo a Nixxes. Ed è così che, una esclusiva dopo l’altra, anche il cosmo Master Race ha visto pubblicati dei prodotti sempre più raffinati. Ghost of Tsushima: Director’s Cut rappresenta il punto più alto di questo processo di affinamento, un prodotto talmente rifinto da sembrare addirittura nativo per PC. Ma andiamo con calma, e scopriamone di più, con la nostra recensione di Ghost of Tsushima: Director’s Cut.
La via del Samurai
Ghost of Tsushima, originariamente pubblicato nel 2020 su PlayStation 4, giunge su PC nella sua versione più completa, denominata Director’s Cut. La medesima, per istanza, rilasciata appena pochi mesi fa, a settembre 2023, su PlayStation 5, comprendente l’espansione “Iki Island”, oltre ad una serie di migliorie grafiche e di quality of life capaci di perfezionare ulteriormente la già sfavillante esperienza di gioco originaria.
Così permanendo le cose potremo vivere, anche su PC, la totalità delle avventure di Jin Sakai, dalla caduta dei Samurai al termine della main quest originaria, passando infine per la espansione del comparto narrativo volente nella esplorazione dell’arcipelago di Iki la conclusione delle gesta del nostro alter ego digitale. Qual’ora aveste giocato tanto la versione PlayStation 4, quanto quella PlayStation 5 da cui la presente è mutuata 1:1, questa Director’s Cut per PC rappresenterebbe esclusivamente una versione 2.0, finemente ripulita e perfezionata, della esperienza originale.
Se invece siete tra i fortunati a non aver ancora messo le mani sulla saga di Jin Sakai, preparatevi a vivere una esperienza ludico-narrativa senza eguali, coadiuvata da una realizzazione tecnica pressoché perfetta, capace di render giustizia “poetica” alla visione originaria dei ragazzi di Sucker Punch. La via del Samurai non è mai stata così viva e sfavillante, grazie alla duttilità delle piattaforme master race e, soprattutto, all’alacre lavoro di ottimizzazione fatto da Nixxes Software.
Una conversione che pare un titolo nativo
Come debitamente anticipato, il passo falso derivante dalla conversione di The Last of Us: Parte I su PC è servito da lezione ai vertici Sony. Il cambio di direzione in corso d’opera, assegnando a Nixxes Software le successive conversioni, ha donato al mondo master race, versioni sempre più performanti di Ratchet & Clank: Rift Apart, Horizon: Forbidden West e, dulcis in fundo, Ghost of Tsushima: Director’s Cut – prodotto oggetto di questa recensione.
I due precedenti titoli sono infatti serviti come terreno di prova per saggiare le abilità del team di sviluppo con il materiale di partenza e la capacità di portare un progetto di partenza architettura PlayStation 5 su PC. Mentre Ratchet & Clank può definirsi un tentativo embrionale e la versione PC di Horizon: Forbidden West una prova generale, Ghost of Tsushima: Director’s Cut rappresenta la prova di maturità del team di sviluppo olandese.
I ragazzi di Nixxes Software ci consegnano infatti un prodotto talmente dettagliato e rifinito, padroneggiando con duttilità e agilità features come DLSS, FSR e XESS, native del mondo master race, presentandoci per la prima volta un prodotto capace di stupirci per leggerezza e fruibilità.
La potenza è nulla senza controllo
L’apertura di Sony al mondo PC ha significato l’accesso ad un cosmo in cui sono pressochè inesistenti i limiti di potenza computazionale delle macchine di riferimento. Ciononostante è necessario, alla fine di un corretto istradamento del processo di conversione, padroneggiare le varie scorciatoie predisposte dai produttori di hardware video per alleggerire il carico di calcolo delle macchine target.
Che si tratti di DLSS (2.0 e 3.0), di FSR (nelle sue svariate incarnazioni numeriche) o di XeSS, i ragazzi di Nixxes sono riusciti nell’arduo compito di eccellere in ciascuna di queste features, riuscendo addirittura a combinarle. Così facendo, evento mai visto prima in ambito PC, sarà possibile abilitare la frame generation technology, grazie all’FSR 3.1 anche su schede grafiche Intel ARC o NVIDIA RTX serie 3. Come risultato, sarà possibile ottenere, in tutta scioltezza, frame rate precedentemente impensabili anche su schede di precedenti generazioni.
Non solo artifici computazionali ma un processo di alleggerimento codice che permette di far performare nativamente bene, anche senza utilizzare tecniche di oversampling proprietarie, affidandosi esclusivamente alla bruta potenza di calcolo della macchina di riferimento. Il lavoro fatto da Nixxes, inerente il prodotto Sucker Punch, rappresenterà un inevitabile benchmark per i processi di conversione su PC. Il dado è tratto – complimenti Nixxes Software.
Stile da vendere
Ghost of Tsushima, tanto nella sua incarnazione originale, quanto nella Director’s Cut oggetto di questa recensione si è sempre distinto per una tara stilistica realmente fuori dal comune. Al netto, infatti, di un comparto poligonale di tutto rispetto, ancor più in questa edizione definivita per PC, ciò che colpisce è l’incredibile palette cromatica associata ad ogni singola scena.
Traendo infatti, a piene mani, ispirazione dalla lore giapponese, recepita e tramandata grazie a decenni di anime e manga, ci troveremo immersi in uno scenario il più delle volte onirico e, sovente, ci succederà di fermarci per godere appieno delle meraviglie visive inscenate dai ragazzi di Sucker Punch, e trasposte vividamente su PC da Nixxes Software.
Ci troveremo ipnotizzati, a seguire il vento che, oltre a guidarci, carezzerà dolcemente le verdi distese dell’isola di Tsushima, creando un comparto poetico di rara raffinatezza. Ad ulteriore dimostrazione del debito di riconoscenza nei confronti della cultura giapponese tutta, è stata inserita la possibilità di utilizzare un “filtro rendering Akira Kurosawa” atto a riprodurre, mediante l’utilizzo di una palette cromatica ultrasatura in bianco e nero, il feel di pellicole come “Yojimbo: la sfida del Samurai” o “I sette Samurai” del più famoso regista giapponese di sempre.
L’edizione definitiva
Quella portata al debutto su PC è una edizione onnicomprensiva del cosmo di Tsushima. Non solo, ovviamente, per la presenza, tanto del gioco base, quanto dell’espansione “Iki Island“, ma per via di un livello di realizzazione che la pone svariate spanne al di sopra della versione PlayStation 5.
Il mondo di Tsushima prende vita in maniera vivida sull’ecosistema PC, grazie ad una conversione allo stato dell’arte, capace di sublimare qualsiasi punto di forza del capolavoro già conosciuto anni addietro su PlayStation 4, ri-incontrato già migliorato nella sua incarnazione actual-gen.
Vi basti pensare che su un PC di fascia media (un I7 10700K equipaggiato con RTX 3080 standard, da 10Gb VRAM), Ghost of Tsushima: Director’s Edition riesce a performare a ben 140fps grazie alla combinazione di DLSS 2 e FSR 3.1. In aggiunta a ciò spicca il supporto a qualsivoglia tipologia di controller ed al feedback aptico in caso di utilizzo di DualSense.
La magnificenza di Ghost of Tsushima: Director’s Cut viene inoltre enfatizzata dal supporto di monitor Ultra Wide 21:9 e 32:9, oltre che della configurazione a triplo monitor trasportandoci, di fatto, nella migliore versione possibile del capolavoro Sucker Punch.
La recensione in breve
Ghost of Tsushima: Director's Edition sbarca su PC nella sua versione migliore. Una edizione definitiva capace di porsi svariate spanne sopra quella PlayStation 5 per via di supporto a tutte le tecnologie di scaling esistenti e di qualsivoglia periferica PC, dai monitor ultra-wide ai pad multi-brand esistenti. Una conversione che farà scuola: un vero e proprio punto di benchmark da cui non si potrà più prescindere.
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Voto Game-Experience