Ricorderete certamente come nelle scorse settimane si sia diffusa in rete l’accusa da parte di alcuni giornalisti ed analisti che vogliono il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, doversi dimettere da amministratore delegato della compagnia da lui creata.
Dopo l’interessante notizia di cui sopra, ecco che anche in queste ore giungono in rete delle notizie di questo tipo, con Frances Haugen, donna che ha fornito alla stampa i documenti interni dell’azienda a cui dobbiamo il noto social network e riguardanti l’inchiesta ‘Facebook’s Files’, che è tornata a chiedere pubblicamente la testa del buon Zuckerberg.
Secondo la donna, questo deve dimettersi perché con lui alla guida l’azienda americana non potrà mai migliorare, come invece potrebbe fare con un altro dirigente alla sua guida.
Qui di seguito trovate le sue dichiarazioni condivise durante un’intervista sul palco alla conferenza tecnologica del Web Summit a Lisbona:
Credo che sia molto improbabile che Facebook possa cambiare veramente se lui rimane CEO. Io spero che si renda conto di quanto bene possa fare al mondo, forse c’è la possibilità che qualcuno prenda il suo posto. Penso che Facebook sarebbe più forte con qualcuno disposto a concentrarsi sulla sicurezza”.
Haugen ha scatenato una vera e propria tempesta di fuoco intorno a Facebook, che la scorsa settimana ha cambiato il suo nome aziendale in Meta, quando ha fatto trapelare decine di migliaia di pagine di documenti interni dell’azienda alla Securities and Exchange Commission, ai legislatori e al Wall Street Journal. Il mese scorso, anche un consorzio di organizzazioni giornalistiche, tra cui la CNN, ha ottenuto i documenti, ora noti come “Facebook Papers”, ed ha pubblicato decine di articoli a riguardo.
Per chi non sapesse di cosa stiamo parlando, questi documenti forniscono uno sguardo più approfondito su molti dei maggiori problemi dell’azienda, incluso il modo in cui vengono gestiti l’incitamento all’odio e la disinformazione sulla piattaforma, con alcuni gruppi che sono in grado di utilizzare le app associate per causare violenza e danni nel mondo reale in particolar modo alle minoranze.
Da parte sua Facebook ha ripetutamente respinto le affermazioni di Hagen, affermando che i documenti che ha fatto trapelare forniscono un’immagine distorta della ricerca e degli sforzi che vengono puntualmente effettuati all’interno dell’azienda per evitare le accuse di cui sopra.
Per chi non sapesse chi è, la Haugen ha lavorato per diversi anni all’interno di Facebook, essendo anche parte del Civic Integrity team, team che doveva vigilare sull’integrità delle elezioni presidenziali del 2020.