Prendete tante, piccole componenti di vari titoli di genere action/adventure. Prendete la base di gioco Dragon’s Dogma II, l’aggressività necessaria e le meccaniche di Dark Souls, ma anche Assassin’s Creed, The Witcher e molti altri e si: anche alcune mosse di Wrestling direttamente da WWE 2K24 (prometto che il tutto avrà un senso, più trardi). Le ispirazioni e licenze poetiche prese da casa Pearl Abyss sono tante, alcune più grandi, altre minori, ma siamo siamo sicuri nell’affermare che nonostante l’apparente miscuglio randomico, Crimson Desert riesca a mantenere una sua identità ben chiara.
Questo, quantomeno nelle battaglie. Sfortunatamente la demo che abbiamo avuto modo di provare permetteva unicamente di sfidare 4 bossfight, sebbene in aree aperte. È un vero peccato che del mondo di gioco abbiamo visto gran poco, se non per la grande varietà delle 4 arene di combattimento e del video di presentazione iniziale.
Il team di casa Pearl Abyss sta cucinando “a fuoco lento”. Non c’è fretta nel rilasciare un titolo del genere, e la cosa si rispecchia perfettamente nel lavoro svolto, quantomeno finora.
Il mondo di gioco è ancora un mistero
Intendiamoci: il poco che abbiamo visto ci è piaciuto eccome. Il video di presentazione mostrava parecchie ambientazioni differenti, tra paesini, città e tanti biomi diversi. Una mappa di gioco che, tra l’altro, sembra essere molto più verticale di quel che sembri, cosa che ha catturato molto il nostro interesse.
Unico difetto che si nota abbastanza visivamente riguarda la componente “sporcizia:” essendo un’ambientazione mediovale fantasy, fa storcere il naso vedere come strade, muri degli edifici e ambientazione generale sia linda e pulita. Il bianco dei mattoni è fin troppo luminoso, ma parliamo di dettagli assolutamente trascurabili.
Un gameplay che va dritto al punto, con complessità
Entriamo nel vivo della prova con mano. La demo incomincia presentandoci in maniera parecchio brutale il nostro protagonista: Kliff. Siamo un guerriero mercenario che fa parte di una gilda che però a inizio demo viene tragicamente decimata. La situazione ci vede affrontare un’imboscata, occasione ottima per imparare i fondamentali e non solo del combat system. Attacchi leggeri, attacchi pesanti, combo, salti, calci, ribaltamenti e chi più ne ha più ne metta.
E per giustificare il sopracitato paragone con WWE 2K24, sono presenti anche alcune mosse e prese direttamente dalla più agguerrite delle Royal Rumble. Difficili da realizzare, ma incredibilmente soddisfacenti. E come ciliegina sulla torta, il giocatore ha a disposizione il Crow’s Wing, un potere sovrannaturale che gli permette di planare (idea persa in prestito da Breath of the Wild?). Questa abilità torna utile nelle traversate, o almeno così ci han detto, e nello sfidare alcuni boss particolarmente grossi e capaci di scagliare il giocatore in aria.
Un’ora di demo a mala pena basta per esplorare a fondo l’enorme quantità di mosse e combo possibili in game. Il sistema di combattimento di Crimson Desert è tra i più complessi che si possano trovare nei titoli di genere, ma ciò non vuol dire che non ci si possa divertire ugualmente: la varietà delle possibilità di gioco spazia dall’arma bianca ad arco e freccie, e senza dimenticare i “poteri magici” (una sorta di onda d’urto che impatta e stordisce i nemici). E anche i movimenti del giocatore sono variegati: rotolate, schivate, salti e molto altro. In tutto questo non dobbiamo dimenticarci i danni dei pericoli ambientali, come fuoco, torrenti e quant’altro. Che rimangono pericolosi anche per il giocatore, ovviamente.
Da demo in modalità Boss Rush
Superato il tutorial, si torna in un hub centrale per affrontare questi temibili 4 boss. In linea generale si scopre ben presto come il titolo indirizzi il giocatore verso uno stile di gioco molto aggressivo: non bisogna aver paura di attaccare.
Certo, ciascun boss presente è diverso e richiede un approccio ben preciso, ed è proprio questa enorme varietà di gameplay che rivela il potenziale immenso del gioco. Ma in ciascuna situazione non bisogna aver paura di fare “quell’attacco in più”, o dal lasciarsi ingolosire dallo spam di attacchi. Il gioco punisce, ma non castiga: è difficile arrivare alla morte, e se succede si può respawnare tranquillamente nel punto di morte senza perdere i progressi del combattimento (o scegliere di riaffrontare daccapo la lotta). Il primo è un Re decaduto, un colosso chiamato Staglord. Essenzialmente un omaccione composto da muscoli e pura rabbia, con tre fasi di combattimento che carica a testa bassa. Ottimo per mettere alla prova tempismo di schivata e combo rapide, ma anche per sfruttare la mano
Il secondo è il White Horn, un’enorme creatura ispirata dalla più remota e terrificante delle leggende delle terre del nord. Un mostro che attacca e basta, da tankare con scudo alzato e cure alla mano. La fase 3 è stato il punto più debole della demo: il mostro non faceva altro che spammare attacchi, cosi tanti che perfino la telecamera faceva fatica a starci dietro. La furia cieca non permetteva minimamente di poter studiare gli attacchi, e ha completamente rovinato il divertimento della battaglia. Il terzo era il più complesso. Il Reed Devil è un combattente in stile samurai, veloce, tattico e con poteri mistici. Il suo combattimento è stato quello più tecnico e soddisfacente, e ha richiesto l’utilizzo di pressoché tutte le risorse tra mosse disponibili e abilità di gioco. Specie la pazienza.
L’ultimo sfortunatamente non ho avuto modo di provarlo a causa del tempo limitato. Il che è un peccato: parliamo di un cambio di approccio totale al gameplay. La Queen Stoneback Crab è letteralmente una montagna vivente, un mostruoso granchio gigante di terra e roccia. La bossfight in pieno stile Shadow of the Colossus/Monster Hunter consisteva nell’arrampicarsi e colpire punti chiave per indebolire il mostro, per poi finirlo con una combo in cui si volteggia varie volte appesi a un filo per aria in stile Marvel’s Spider-Man. Come detto prima, si uniscono tanti generi e ispirazioni varie.
Ma quindi, com’è?
La volontà di voler continuare a giocare a Crimson Desert c’è, tanta quanta il rammarico per non aver potuto esplorare in libertà la mappa. Ma per quanto riguarda ciò che si è provato, possiamo ritenerci soddisfatti. Le battaglie sono belle e avvincenti (salvo qualche accortezza sull’aggressività del White Horn), e il menù di gioco parecchio approfondito. L’inventario e la gestione delle risorse non è molto intuitivo, ma sicuramente ben organizzato. I menù rapidi e la ruota delle azioni rapide è perfettamente funzionale. Come detto in precedenza, Pearl Abyss sta cucinando “a fuoco lento”, e se questi sono i presupposti, a noi va benissimo aspettare.