Negli ulimi anni il mondo del gaming è stato invaso, a livelli di sovraffollamento, da un sempre maggiore numero di card game, ognuno con la propria peculiarità e ognuno, soprattutto, capace di creare da zero (o quasi, prendendo origine da franchise di successo) una fanbase di tutto rispetto. è questo il caso di MTG: Arena, Heartstone e, tra i tanti, Gwent: A Witcher Card Game. Card Shark va ad inserirsi, in un modo del tutto particolare, in questo filone, facendo di tutto per allontanarsene il più possibile. Incuriositi? Bene… non siete gli unici.
In Card Shark non sarà necessario saper giocare a carte per vincere.
Ambientato nel lontano 1700, durante il regno di Luigi XV, Card Shark ci vedrà nei panni di un inserviente muto che, dopo aver conosciuto un “gentiluomo” con la passione del gioco d’azzardo (e del baro…), si troverà ingiustamente accusato di omicidio, trovandosi costretto a scappare, in compagnia del sopraccitato gentleman, al secolo Comte De Saint Germain che si offrirà di insegnarci le tecniche del baro, grazie alle quali potremo svuotare tasche e patrimoni delle più importanti casate nobiliari francesi. Si, perché, letteralmente, mentre in ogni card game che si rispetti, gran parte del tempo sarà dedicato al deck building e alla pedissequa, quasi maniacale, conoscenza delle regole del gioco in oggetto, in Card Shark, paradossalmente per un card game, non sarà necessario saper giocare a carte per vincere.
Il nostro nobiliare accompagnatore, magister vitae dell’imbroglio, ci prenderà infatti sotto la sua ala protettiva, con lo scopo di farci diventare provetti bari, insegnandoci tecniche di imbroglio attive o passive al fine di permettergli di vincere al tavolo o, nel caso in cui si fosse direttamente coinvolti nella partita, metodologie di manipolazione del mazzo tali da spostare l’ago della “fortuna” dalla nostra parte. Ci capiterà dunque di dover servire vino al nostro opponente, riuscendo così a spizzarne la mano e comunicare seme e quantità di carte di quel seme, mediante dei segni preventivamente concordati, al nostro gancio. Tutto ciò, ovviamente, facendo attenzione a non far sversare vino dal bicchiere, al fine di non insospettire il nostro opponente.
Artisticamente, Card Shark è un piccolo capolavoro
Questa sarà solo la prima di una serie di tecniche, ventotto per la precisione, che metteranno a dura prova le nostre meningi e le nostre capacità mnemoniche, tecniche grazie alle quali impareremo a disporre le carte nel mazzo al punto giusto, a tagliarlo e a segnare le carte in modo da favorire la mano del nostro nobile collaboratore e portare a casa la vittoria finale. In ognuna di queste iterazioni, importantissima sarà la velocità di esecuzione: metterci troppo tempo insospettirà il nostro avversario, alzando la soglia di attenzione (già innalzata dalle eventuali precedenti vittorie contro di lui) e maldisponendolo nei nostri confronti, portandolo a muovere accuse di baro che potrebbero, facilmente, finire in una aggressione fisica nei nostri confronti.
Vincere per scoprire una macchinazione regale
Con l’avanzare del gioco, aumenterà anche il livello di difficoltà: si passerà dal dover allestire fino a due mazzi di carte, e dal dover preparare in tutta segretezza un secondo mazzo con il quale sostituire quello iniziale per continuare ad avere il vantaggio nei confronti dei nostri avversari: sovente sarà necessario prendere appunti per ricordare l’esatto numero e seme delle carte distribuite al tavolo o i sempre più difficili segni o tecniche di taglio del mazzo. Più si andrà avanti con la narrazione, perché Card Shark cela una trama non di poco conto, le varie combinazioni tra segni, tagli del mazzo ed escamotage vari, porteranno realmente in alto il livello della sfida, rischiando di far perdere la pazienza ai giocatori meno dotati di manualità e di memoria. Non nego, infatti, di aver fatto ricorso, più di qualche volta, ad appunti “fisici” su un taccuino molto old-school, per provare a memorizzare, almeno nelle prime iterazioni, le meccaniche cui, volta dopo volta, il mio alter ego digitale veniva introdotto: per fortuna, dopo la spiegazione è possibile impratichirsi quante volte si vuole (o richiedere, nuovamente, la spiegazione) in dei tutorial itineranti, tra uno spostamento e l’altro.
Come dicevo poco sopra, Card Shark ci porterà a contatto con sempre più facoltosi nobiluomini desiderosi di farsi spennare. Si passerà dunque dal singolo chiacchiericcio da taverna a pettegolezzi nobiliari sempre più “importanti”, direttamente proporzionali all’altisonanza del tavolo cui staremo giocando, fino ad arrivare a scoprire una congiura nei confronti di Luigi XV ed un presunto matrimonio segreto in cui lo stesso sovranosarebbe coinvolto. Le crescenti difficoltà tecniche nell’effettuazione dei “numeri” per barare sono dunque giustificate dalla presenza di un comparto narrativo intrigante e sapientemente gestito. Va detto anche che, incorrere in troppi errori potrà portarci, nel migliore dei casi, alla bancarotto, nel peggiore addirittura alla morte. Card Shark ci fornirà, comunque, l’accesso ad una banca comune per recuperare parte delle finanze e tornare in pista e, comunque, la possibilità di ri-iniziare a giocare, in caso di morte, anche se senza tutte le notazioni (in-game) sui trick fino ad allora imparati (e qui si comprende il senso di prendere appunti “fisici”), salvo poterli ri-acquisire mediante la partecipazione a tavoli “liberi”, usati per impratichirsi nella nobile arte del baro.
Artisticamente, Card Shark è un piccolo capolavoro: le animazioni pur semplici e schematiche brillano per stile e design, al punto che par di essere all’interno di un cartone animato, fatto di immagini statiche, in stile settecentesco. E’ come vivere un sogno ad occhi aperti, fatto di meraviglia, risate e frustrazione (tanta frustrazione) per via dei continui fallimenti che, già dai livelli medio-alti, ci porterà a ripetuti fallimenti o game-over.
Piattaforme disponibili: PC e Nintendo Switch
Piattaforma testata: PC
La recensione in breve
Card Shark è un piccolo e piacevole gioiello capace di trasportarci indietro di tre secoli, facendoci rivivere le imprese (e le frustrazioni) di un giovane muto desideroso di gabbare facoltosi giocatori grazie alle sue doti con le carte. Un gameplay capace di generare dipendenza (e senso di sfida, talvolta frustrazione), ci porterà alla scoperta di un comparto narrativo di primo ordine, accompagnati da uno stile grafico semplicemente pazzesco, pur nella sua semplicità e schematicità. Non adatto di sicuro a tutti i palati, Card Shark fa di tutto per farsi apprezzare o odiare, spingendo al massimo sulle sue peculiarità.
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Voto Game-Experience