L’attesa è finita: Baldur’s Gate 3 è qui e, ve lo diciamo subito, supera agilmente l’eredità dei capitoli originali, firmati da una BioWare che, negli ultimi anni, si è smarrita tra insuccessi consecutivi. Dopo Dragon Age Inquisition, Mass Effect: Andromeda e Anthem non hanno conquistato l’utenza quanto le icone del passato. Si deve ritornare alle origini della casa di sviluppo per trovare le radici di una realtà gloriosa, tra Baldur’s Gate, Neverwinter Nights e Star Wars: Knights of the Old Republic. Oggi di questi RPG sacri rimangono solo nostalgia e coraggiosi tentativi di accettare i compromessi per rivivere la storia del genere.
La categoria dei GDR classici (o cRPG) purtroppo nel corso degli anni è stata coperta da una coltre di nebbia fin troppo fitta, dalla quale pochi studi sono riusciti ad emergere come fari nella notte, in primis Larian Studios. La serie Divinity ha dato nuova linfa vitale al genere grazie ad Original Sin, arrivato sul mercato nel 2014. Obsidian Entertainment ha mantenuto vivo l’interesse con Pillars of Eternity e Tyranny. Owlcat Games ha cercato di portare gli aficionados verso altri orizzonti con la serie ispirata a Pathfinder, l’alternativa al sistema classico di D&D. Il segnale lanciato dalle software house è stato chiaro: i GDR “vecchio stile” non sono morti come molti credevano. Eppure, la mancanza del nome “Baldur’s Gate” ha continuato a farsi sentire.
Inesplorato da tredici anni, dall’uscita di Baldur’s Gate II: Shadows of Amn, il Faerûn doveva tornare, e rispettando la cadenza triennale Larian ha colto questa occasione d’oro, con il benestare di Wizards of the Coast. Nel 2020 Baldur’s Gate 3 ha visto il debutto in accesso anticipato, a tre anni da Original Sin II. Altri tre anni, e il terzo capitolo è arrivato. Ecco la recensione di Baldur’s Gate 3.
L’immensità di Baldur’s Gate 3
Trovare le parole giuste per descrivere l’immensità dei Forgotten Realms è faticoso. Superate le cento ore di gioco la mente è sopraffatta da un’overdose di esperienze vissute al di sopra del fiume Chionthar, a più di 120 anni dagli eventi del secondo capitolo. Ve lo diciamo subito: la storia canonica scritta da Adam Smith e diretta da Swen Vincke è sublime. È chiaro che il compendio offerto da Wizards of the Coast con i ricchi manuali di Dungeons & Dragons e l’amore per gli episodi targati BioWare abbiano giovato al team belga. Mentre i Divinity Original Sin potevano essere criticati per l’assenza di una vicenda autentica e innovativa, Baldur’s Gate 3 ha precedenti di alta caratura sui quali posarsi.
Le fondamenta gettate nei primi Duemila, accompagnate dal più recente modulo “Discesa nell’Avernus”, hanno servito su un piatto d’argento tutte le informazioni utili al compimento di quello che, a oggi, è il GDR definitivo. Baldur’s Gate 3, infatti, non può essere definito altrimenti. La sua struttura a tre atti potrebbe risultare elementare se osservata da distante. In realtà, l’intreccio delle vicende che legano decine di personaggi tra loro – sia in nostro controllo, sia NPC apparentemente superflui – è impressionante.
Ci si trova dinanzi a una ragnatela tanto immensa quanto appiccicosa, dove ogni singolo gesto può mutare radicalmente il percorso da noi scelto, dove è facile trascorrere ogni singolo istante a bocca aperta, in balia di dialoghi scritti magistralmente e incontri singolari. Ogni atto include boss memorabili, momenti che sembrano durare un’eternità, conversazioni che pesano come macigni sul cuore e sulla mente.
Sin dalle prime battute Baldur’s Gate 3 è incontenibile, getta il giocatore nel bel mezzo dell’azione con tanti quesiti e poche conferme, a bordo di un’astronave aliena prossima a collidere con i territori circostanti la città del Mare delle Spade e infettati da girini Illithid. Raramente si notano tempi morti, poiché nei dintorni di Baldur’s Gate c’è sempre qualcosa da fare, un tesoro da trovare e un nemico da sconfiggere, buono o cattivo che sia.
Libertà vigilata
Quella del giocatore resta una sorta di “libertà vigilata”, dove si può liberamente deviare dalla storia principale esplorando vicoli che sembrano senza uscita ma che, trascorse decine di ore, mostrano le conseguenze nei modi più inaspettati. Baldur’s Gate 3 è una sorpresa continua, in cui entrare in una locanda o aprire una porta in una casa qualunque può cambiare la vita dei personaggi in un istante.
Larian Studios, come un buon master di D&D, incanala l’esperienza ma garantisce margini di movimento pronti a rimuovere qualunque sensazione di costrizione. I colossali ambienti esplorabili nell’arco dei tre atti celano una miriade di incontri risolvibili nei modi più logici o impensabili. Il potere è in mano al giocatore, che può lasciarsi andare alla frenesia, all’avidità, o essere un saggio giudice e cortese aiutante del popolo.
Gli avvenimenti si aggrovigliano in una trama articolata, rovinata da minuscole imperfezioni che nell’insieme non tradiscono il giocatore. La conclusione è quindi un’esplosione che si manifesta nelle ultime ore del terzo atto, con la chiusura del cerchio per tutti gli eroi chiamati a salvare o condannare il Faerûn, che ancora una volta coinvolge Bane, Bhaal e Myrkul, oltre a figure leggendarie viste nei primi capitoli.
Proprio come D&D
Il fanservice per chi adora i Forgotten Realms non manca, ed è molto appagante. Il ritorno di arcinemici ed eroi del passato sarà gradito ai veterani. Per i neofiti, invece, costituisce l’occasione giusta per vivere avventure lontane dagli standard attuali ma altrettanto emozionanti, grazie alle quali oggi possiamo goderci Baldur’s Gate 3. Proprio come Critical Role e Stranger Things per Dungeons & Dragons, il terzo capitolo del cRPG per eccellenza può essere considerato la miccia che porterà tanti giovani giocatori verso i giochi di ruolo “old school”, e non solo.
La struttura di Baldur’s Gate 3 può sembrare poco accessibile a causa di un’interfaccia ricca di elementi e forse fin troppo profonda. Bastano però il tutorial e un’ora di gioco per apprendere le dinamiche fondamentali e iniziare a sbizzarrirsi disattivando trappole, bypassando rompicapi, o impilando casse per ottenere vantaggi sui nemici.
Proprio come nel gioco da tavolo, dal quale Baldur’s Gate 3 riprende le regole della quinta edizione, sta alla fantasia del giocatore decidere come affrontare un combattimento o un’intera quest. Larian Studios non impedisce affatto di approcciarsi agli eventi chiave nel modo più discutibile o banale possibile. Il game design supporta in toto il giocatore e impedisce ciò che è oggettivamente impossibile, null’altro.
Bilanciamenti e strategie
Il secondo limite che gli estranei al genere potrebbero criticare è il sistema a turni per le battaglie, tutt’altro che insoddisfacente. L’unico neo riguarda il bilanciamento degli scontri: affinché ci si trovi sempre nel mezzo di una vera sfida, Larian introduce a parità di livello un eccesso di nemici, incrementando la difficoltà. Pertanto, non bisogna mai aspettarsi combattimenti dalla risoluzione immediata. Nelle circostanze peggiori è possibile rimanere anche più di un’ora alle prese con un singolo boss, specialmente una volta giunti all’atto 3 e al livello 12, il massimo raggiungibile con ciascun personaggio.
Chi proviene da D&D pen & paper noterà inoltre alcune variazioni al regolamento ufficiale, ritoccato per potenziare ulteriormente certe classi. I poteri extra offerti dai girini Illithid e il reset delle classi giocano a favore del giocatore. In aggiunta, è possibile cambiare le caratteristiche del proprio alter ego e dei personaggi canonici per comporre il party perfetto. Un metodo poco naturale e focalizzato sul powerplay, ma che può sempre divertire.
La bellezza intrinseca alla ricerca delle strategie migliori, tra incantesimi di controllo, danni ad area e barbari impavidi, rende il bilanciamento una singola goccia d’olio in un oceano limpido. Baldur’s Gate 3 sa essere frustrante e cattivo anche alla difficoltà normale, ma è proprio questo il bello. Per chi vuole soltanto seguire la narrativa c’è sempre la modalità ad hoc. Chi invece vuole farsi del male può selezionare la difficoltà “stratega”. Insomma, Larian ha pensato a tutto.
Maturo al punto giusto
Ma veramente a tutto, anche alle menti più perverse e ricche d’immaginazione. La creazione del personaggio è tra i fiori all’occhiello di Baldur’s Gate 3. Pur non essendo tremendamente profondo, accoglie la modifica di dettagli spesso snobbati come la vitiligine e l’eterocromia. Non include purtroppo una personalizzazione avanzata dei tratti facciali come quella vista negli editor degli sportivi firmati 2K. Ciononostante, i preset disponibili sono di altissima qualità e anche in Full HD non deludono mai.
Oltre a garantire un’immersività senza precedenti e scene di dialogo con animazioni pregevoli, tali soluzioni e il comparto grafico tout court mostrano il meglio di sé nei momenti più violenti e in quelli più “hot”. Nel corso dei tre atti ci saranno incontri ravvicinati con cadaveri, abomini vaganti e anche con corpi nudi “come mamma li ha fatti”, compresi gnomi, demoni e giganti. Qualcuno potrebbe criticarne l’eccesso, ma non è questo uno dei motivi per cui si ama D&D?
Baldur’s Gate 3, ad ogni modo, dà lo spazio giusto a ciascun momento, dalle storie d’amore tra gli eroi, alla crudeltà con cui un essere può ambire al potere assoluto. È un gioco maturo nel quale immergersi è meraviglioso, dove ogni atto include almeno una lezione di vita da portare con sé come un ricordo prezioso, ciascuna canzone della colonna sonora è poesia per le orecchie, e rimanere estasiati è forse fin troppo facile.
Inciampi minimi
Un gioco di ruolo di questa portata fino a oggi non si è mai visto e, pur senza raggiungere vette toccate da altri titoli, rappresenta nell’insieme l’ideale ricercato dai fan. Perché, sia chiaro, Baldur’s Gate 3 non è immacolato. La traduzione italiana comprende errori di battitura o addirittura porzioni di testo nemmeno tradotte. I personaggi comandati dall’intelligenza artificiale hanno un pathing (ovvero una selezione del percorso da seguire per spostarsi da un punto a un altro) spesso non ottimale. I combattimenti possono interrompersi nel mezzo dell’azione per calcolare le conseguenze di un turno su tutti i presenti. I controlli della camera non sono eccellenti. In più, non mancano bug che potrebbero costringere a ricaricare un salvataggio precedente.
Nella maggior parte dei casi si tratta di problematiche che Larian Studios sta già risolvendo con hotfix rapidi ed efficaci, o che risolverà con le prime corpose patch. I bug più critici, poi, sono situazionali e non così frequenti. Nel nostro caso specifico, in oltre 100 ore di gioco abbiamo riscontrato soltanto due criticità e due crash del gioco, ma nulla che comprometta l’intera campagna.
Baldur’s Gate 3 è un possibile GOTY
L’epicità di Baldur’s Gate 3 non si limita alle 100 ore di gioco circa con cui si può chiudere la storia principale. La rigiocabilità è assicurata dalla campagna alternativa Dark Urge, che tocca gli stessi eventi del culto dell’Assoluta ma con un’origine diversa. Il multiplayer, poi, rende possibile vivere una gargantuesca campagna di Dungeons & Dragons con gli amici, magari “ruolando” il proprio personaggio.
Baldur’s Gate 3 è magnifico anche nelle sue lievi imperfezioni. È un mondo ricco di vita, un capolavoro che avvolge il giocatore, eleva gli standard dell’industria e degli RPG classici impostando nuovi “requisiti minimi”. Si tratta del magnum opus di Larian Studios, frutto della passione di un team oramai da includere tra i titani del settore. È un importante candidato all’ambito Game of the Year, con tutte le carte in regola per essere definito tale con largo anticipo, nonostante il 2023 stia ancora per concederci delle potenziali gemme da gustare e custodire gelosamente.
La recensione in breve
Baldur’s Gate 3 è difficile da riassumere. Fondamentalmente, è la trasposizione di D&D che i fan desideravano da decenni, tra le meccaniche della quinta edizione e un Divinity Engine eccezionale. È il gioco di ruolo definitivo, già diventato una colonna portante non solo per il genere ma per l’industria videoludica in toto. La magnifica storia porta il giocatore verso orizzonti impensabili, esilaranti e strappalacrime. L’eccellenza si tocca o si rasenta tra colonna sonora, combattimenti esaltanti e quest incantevoli. Certo, non mancano bug e problemi nella localizzazione in italiano, ma si tratta di imperfezioni che si manifestano in poche circostanze, miseri attimi su oltre cento ore di gioco. Il team di Larian Studios si è superato: dopo i precedenti di spicco nella saga Divinity, e dopo tre anni di accesso anticipato, questa è la sua consacrazione definitiva, un lampo che ha veramente il sapore di “gioco dell’anno”.
-
Voto Game-Experience