Sin dal debutto di Xbox 360 e PlayStation 3 la console war è stata combattuta a suon di esclusive, volte a portare dall’una o dall’altra parte della barricata fans desiderosi di giocare un determinato titolo ed impossibilitati a farlo se non acquistando la console di diretta pertinenza. Gli ultimi anni hanno visto però, complice il graduale sbarco delle esclusive di peso dell’una o dell’altra franchigia prima su PC e poi su console concorrente, questo fenomeno affievolirsi. Mentre, dunque, Nintendo fa della chiusura del proprio ecosistema la chiave del suo successo, mantenendo inalterata la politica delle Killer app in esclusiva, Sony e Microsoft stanno gradualmente abbattendo un muro costruito in quasi venti anni di concorrenza (più o meno) spietata. Ed è così che assistiamo al debutto sulla sponda Sony di una delle esclusive che contribuirono, insieme ad Halo, a lanciare la console war ai tempi della settima generazione di macchine da gioco. Ed è dunque il momento della recensione di Gears of War: Reloaded, nella sua versione PlayStation 5. Passo dovuto o semplice specchietto per le allodole? Scopriamolo insieme.
Diciannove anni e (non?) sentirli…
L’uscita, nell’oramai lontano 2006, di Gears of War su Xbox 360 rappresentò l’inizio di un dominio generazionale (complice anche le difficoltà incontrate dai team di sviluppo con la gestione del processore Cell di PlayStation 3) che avrebbe visto Microsoft tirare le fila per svariati anni, venendo ripresa solo a fine generazione da Sony, grazie ad una serie di Killer App, tra cui The Last of Us.
Questo preambolo fa ben immaginare quanto, al netto del valore assoluto del gioco oggetto di recensione, l’approdo su PlayStation 5 di Gears of War: Reloaded (la versione definitiva e migliorata del capolavoro Epic Games) rappresenti il definitivo abbattimento delle barriere mono-brand, la resa incondizionata della politica delle esclusive come fattore attrattivo per i giocatori verso l’una o l’altra console.
Ed è così che, a distanza di ben diciannove anni dalla release originale, anche i videogiocatori Sony potranno mettere le mani sul gioco che diede inizio ad uno dei franchise più affascinanti dei tempi recenti, un brand capace di portare, ancora oggi, acqua al mulino di Microsoft, nonostante le ultime produzioni non abbiano brillato come la trilogia originale. Unico distinguo, che sarà (purtroppo) un leitmotiv ricorrente nel corso di questa recensione è appunto l’età anagrafica di questo prodotto che, pur essendo a tutto tondo un capolavoro fatto e finito, risale comunque a quasi quattro lustri fa: una eternità in ambito videoludico. E questa distanza dall’E-Day originale, si fa sentire, ahinoi, tutta.
(ennesima) Versione definitiva
Gears of War: Reloaded giunge, dunque, su PlayStation 5 (ma anche su PC ed Xbox Series X/S, per la precisione) in quella che, almeno per questa generazione, rappresenterà la versione definitiva dell’opera prima di questa epopea Sci-Fi. E, come è lecito aspettarsi da una rivisitazione next-gen, la versione Reloaded massimizza quanto di buono già visto nella Ultimate edition (la versione definitiva per la passata generazione di macchine da gioco), portandolo alla sua massima evoluzione tecnologica.
Potremo dunque gioire delle (dis)avventure di Marcus & soci in 4K (per quanto upscalato e non nativo) e 60fps, con pieno supporto all’HDR e all’audio spaziale 7.1. Quello che già potrebbe sembrare un passo gigantesco, rispetto alla ultimate (“lockata” a 1080p e 30fps), non è che l’antipasto di quanto questa versione possa offrirci. Al supporto, infatti, per VRR e feedback aptico (nativi su PlayStation 5) si va ad aggiungere una rivisitazione in 4K del parco textures e una gestione dei caricamenti che rende praticamente continuo il gameplay, senza tempi di caricamento alcuno.
Il piatto è completato dall’adozione di un sistema di illuminazione migliorato, coadiuvato e perfezionato da una debita gestione di ombre e riflessi, capaci di fornirci un feeling realmente next-gen. Tutta questa patina dorata, bella ed esteticamente inappuntabile, non riesce, però, a nascondere in toto l’età anagrafica del titolo oggetto di recensione ed il fatto che, in fin dei conti, si stia parlando della remaster di una remaster di un gioco nativamente progettato per Xbox 360. Perchè Gears of War, già graficamente appagante ai tempi della 360, vede tutto questo impianto grafico rinnovato e tirato a lucido, appoggiarsi su una ossatura risalente a ben diciannove anni fa.
Gameplay inossidabile ma…
Sgomberiamo, però, il campo da possibili equivoci. Al netto delle perplessità fino ad ora esposte, riguardo la datazione del capitolo originale, ci troviamo di fronte ad un masterpiece videoludico. Un prodotto che, nonostante i quasi quattro lustri sul groppone, riesce a trasmettere, in modo parallelo a quanto fatto originariamente, una sensazione di angoscia e di disastro inevitabile pari a pochi altri titoli. Gears of War: Reloaded fornisce ora ai giocatori del cosmo PlayStation la possibilità di fruire di una delle punte di diamante della (oramai ex) barricata Microsoft, potendo vivere in prima persona le avventure di Marcus Fenix e dei suoi commilitoni, nella perenne lotta contro le locuste.
L’unico dubbio riguardo il debutto del franchise di Gears of War su PlayStation non sta, infatti, nella qualità del prodotto convertito, ma nella scelta di questo capitolo, invece di proporre in un unico bundle la trilogia originale, lanciando dunque la volata al debutto multipiattaforma, nell’oramai imminente 2026, di Gears of War: E-Day. Questo anche perchè Gears of War: Reloaded prende in esame il primo episodio della saga che, al netto di un comparto narrativo tutt’ora di impatto, vede però il gameplay leggermente scalfito dai segni del tempo a causa di una macchinosità nella gestione dei comandi che non avremmo avuto, ad esempio, avessimo avuto la possibilità di giocare a Gears of War 4 o 5.
Modi e modalità…
Gears of War: Reloaded si presenta gravido di modalità, alcune direttamente ereditate dall’onorevole capostipite, altre inserite ex-novo per migliorare la qualtà dell’esperienza di gioco e per tentare di attualizzare un prodotto anagraficamente vetusto. Sarà dunque possibile giocare in due sulla stessa console, mediante split screen o con un’altro giocatore in co-op da una seconda console. A differenza di quanto succedeva, però, con il Gears of War originale, è stato abilitato il cross-play: sarà dunque possibile condurre a termine la campagna in cooperativa, utilizzando due sistemi di gioco differenti.
A tal proposito è stato inserito il cross-save, che permetterà di continuare la partita su qualsivoglia piattaforma. Per quel che riguarda il multi, tutti i contenuti precedentemente rilasciati, sotto forma di DLC per Gears of War, sono qui presenti e sbloccabili solo mediante la naturale progressione: non ci sarà dunque un in-game store. Saranno implementati, inoltre, server dedicati per la gestione delle istanze di matchmaking, garantendo, dunque, lag ridotto e possibilità di usufruire di server geograficamente vicini. La modalità multiplayer, inoltre, vedrà il framerate lockato a 120fps e la rimasterizzazione di tutte e diciannove le mappe multiplayer, con annesse textures in 4k. Sempre in ottica di cross-platforming, sarà possibile invitare amici dalle varie friend list, indipendentemente dalla piattaforma di riferimento.
Per chiudere, sarà possibile (ma non obbligatorio) collegare il proprio account Microsoft alla versione PlayStation 5. Così facendo potremo accedere alle friend list Xbox ed ottenere, contestualmente, una serie di achievement dedicati Xbox al graduale completamento degli obiettivi su PlayStation 5. In ultima istanza, ci preme ricordare che Gears of War: Reloaded verrà distribuito come update gratuito per tutti i possesori di Gears of War: Ultimate Edition.
La recensione in breve
Gears of War: Reloaded approda su PlayStation 5 fuori tempo massimo, pur con un carico di novità che permetteranno agli utenti Sony di tuffarsi appieno nelle avventure di Marcus Fenix e dei suoi commilitoni. Un comparto grafico di primo piano, rimasterizzato per l'occasione, non riesce però a nascondere l'età anagrafica di un prodotto che, nonostante sia un capolavoro indiscusso e meritevole di essere giocato, mostra palesemente su di se i segni del tempo.
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Voto Game-Experience