Questo è uno di quegli articoli che non vorremo mai pubblicare, di quelli che si scrivono da soli perchè gli occhi sono pieni di lacrime e le mani tremano di tristezza, ma non possiamo esimerci dal celebrare uno dei più grandi Artisti (con la A maiuscola) che il Giappone ci abbia donato: Akira Toriyama. Questo è il nostro omaggio, ricordando il suo contributo al mondo dei manga e del gaming.
Il Sensei dei manga
Il maestro Toriyama non è stato solo uno dei più grandi mangaka del ventesimo secolo; è stato colui che ha preso fra le mani un mondo stantio come quello degli shonen e lo ha plasmato e reso moderno, dettando i canoni che ancora oggi i maggiori manga di successo, provenienti da quel mondo, seguono. Dragon Ball è stato capostipite e pioniere di una catena di successori che debbono a Son Goku, Krilin, Bulma, Cell, Freezer e gli altri, tutta la loro fortuna. Da Naruto al sempiterno One PIece, da Fairy Tails al più recente Demon Slayer, tutti i mangaka si sono ispirati all’opera omnia del maestro.
E ci basta dare un occhio sui social per vedere quanti milioni di persone stiano, in questo momento, celebrandone la memoria. Da chi gli rende tributo disegnando un suo personaggio, a chi si incontra nel multiplayer di Xenoverse per ricordarlo, alzando le mani verso il cielo (ricordando un passaggio di Dragon Ball Z, quando Goku chiese al mondo di donargli parte della loro energia per sconfiggere Manjin Bu con la sua Genkidama). E poi, in fondo, chi da piccolo non ha mai provato a lanciare una Kamehameha, o come diremmo noi in Italia, un onda energetica, nella sua stanzetta? E quanti ora, da adulti, magari di nascosto, lo fanno ancora? O insegnano il movimento delle mani ai propri figli? Per non parlare dell’ironia surreale di Arale, del suo modo di affrontare la vita così alla leggera, senza pensare alle conseguenze, (che tuttavia presagiva un futuro verso il quale, oramai, stiamo correndo). E non era forse, questa visione futuristica, anche un avvertimento di dove la tecnologia, se non controllata, potrebbe portarci? E le storture che potrebbe provocare? E chi altri se non lui, il Sensei per eccellenza, poteva raccontare delle storie simili senza mai cadere nel retorico e/o nel drammatico?
Il suo contributo al mondo del gaming
Ma la penna di Toriyama non ha trasformato solo il mondo dei manga e degli anime. La sua fantasia ha dato un impulso geniale anche al gaming nipponico. Un nostro collega oggi ha scritto nella chat redazionale: “E’grazie a lui se amiamo i giochi giapponesi”. In questa frase si cela tutto quello che il Sensei ha dato al mondo videoludico. Da Pang in poi, passando per Dragon Quest, Chrono Trigger ed il futuro SandLand, il suo tocco ha trasformato quello che erano generi di nicchia in veri e propri capisaldi del genere, rendendo iconiche tra le altre le sue famose “cacchine blu”, che camminando per le strade del Giappone si trovano ovunque. La narrativa profonda e variegata che sapeva immaginare e rendere viva, ha gettato le basi per quello che poi sarebbe stato il futuro dei jrpg, e molti titoli devono al suo modo di approcciare il mondo videoludico, il loro successo.
Grazie al suo genio, il Giappone faceva conoscere a noi occidentali cosa significasse davvero “raccontare una storia” e fartela vivere pad alla mano. Grazie al suo stile, ha reso iconici persino dei picchiaduro come Tobal 1 e 2, usciti per Playstation tanti, forse troppi, anni fa. In questo nostro speciale dedicato ad Akira Toriyama possiamo meglio apprezzare il suo apporto al mondo del gaming, sia come scrittura che come character designer. Tuttavia oggi vogliamo ricordare una piccola perla nata per Xbox 360 e, purtroppo, mai riproposta, ovvero Blue Dragon. Il primo gioco a richiedere più dischi sulla console di Microsoft, il titolo era un vero capolavoro di design e di storia, che costò molta fatica al suo autore che dichiarò che quello sarebbe stato l’ultimo titolo al quale avrebbe davvero dedicato tutto se stesso.
Il potere femminile, secondo Akira
Toriyama ha avuto il merito di inserire all’interno dei suoi manga figure di donne forti e volitive, ribaltando quello che era lo stereotipo femminile negli anime durante quegli anni. Non più ragazzine deboli e bisognose dell’aiuto di un uomo per sopravvivere, bensì donne capaci di affrontare le avversità da sole e superare gli ostacoli contando solo su se stesse. La crescita di Bulma, da ragazzina viziata ma geniale a donna affermata e capace di domare un Super Sayan come Vegeta, a C18 e la sua incredibile forza, capace di trasformarsi in amore per Krilin e non fermarsi alla superficialità delle apparenze. Ma le sue donne non erano mai banali, mai piene di sovrastrutture, ma profonde e complesse, come la bellissima Jade di Dragon Quest XI, che nascondeva i suoi segreti dietro una forza fisica e morale, pronta a viaggiare per tutto il mondo per raggiungere i suoi obiettivi.
Certo, non mancavano i momenti “hot”, passateci il termine. Ed è proprio da una donna che nasce il successo di Toriyama, ovvero dal manga chiamato Tomato Police Woman. In questo manga sono già presenti tutti gli stilemi di femminilità che il maestro porterà in Dragon Ball. Un precursore, insomma, di quello che poi sarà la seconda ondata delle Majokko degli anni 90, a partire da Sailor Moon, che nella sua forza e nella sua debolezza riassume in pieno quello che Toriyama voleva raccontare sulle donne.
Sayonara, Sensei.
Sul maestro potremmo raccontare ancora molto altro, scrivere righe su righe piene di retorica, ma non servirebbe. Invece vogliamo chiudere gli occhi e ricordarci quando, da piccoli, accendevamo su Italia 1 e sulle note di Giorgio Vanni cantavamo: ”Chi sei, Goku non lo sai, però, presto lo scoprirai…” e vivere di nuovo, almeno una volta, quelle emozioni. Grazie, Sensei!