Accolto dalla critica in maniera piuttosto tiepida e senza particolari elogi all’epoca della sua prima uscita datata 2019, Tequila Works tenta nuovamente la fortuna riproponendo il suo adventure/horror GYLT sulle console di attuale generazione e su PC.
Uscito originariamente su Stadia come esclusiva al lancio dell’ormai defunta console ideata da Google, le avventure horror di Sally tornano in un porting per PC, PS5 e Xbox Series X/S. Potrà risplendere di luce nuova oppure si rivelerà essere niente di più che una minestra riscaldata? Scopritelo assieme a noi nella nostra recensione di GYLT!
Le macerie di Stadia
C’era una volta Stadia, una piattaforma di Cloud Gaming ideata da Google arrivata con un carico di buone premesse nel 2019 ma che ha lasciato il mercato soltanto dopo quattro anni di attività, lo scorso gennaio. Un’uscita di scena che ha fatto interrogare la community del videogame sulla questione delle cloud console, una destinazione sempre più certa per l’industria del videogioco la cui strada da percorrere però sembra ancora lunga.
In questi quattro anni di vita, Stadia, che recentemente ha chiuso i battenti, ha ospitato anche una manciata di esclusive, poche per la verità, che non hanno però saputo risollevare le sorti di un progetto ormai defunto. Fra queste c’è anche GYLT, un’avventura dalle tinte horror realizzata da Tequila Works, studio spagnolo già autore del platform adventure Rime, con protagonista una ragazzina di 11 in cerca di un’amica scomparsa.
Emily, ti presento Sally…
Il gioco si apre con la piccola Sally intenta ad appendere volantini con il volto di una giovane. Emily, la sua amica nonché compagna di scuola ha infatti fatto perdere le proprie tracce da ormai qualche mese, periodo durante il quale la protagonista non ha mai smesso di cercarla.
Ed è qui che il tema del bullismo, che scopriremo essere ricorrente in GYLT, fa la sua prima comparsa in questo gioco. Alcuni bulli infatti inseguiranno la povera Sally fino a farla cadere dalla bici nel bel mezzo di una foresta. A seguito della caduta Sally perde i sensi e, una volta risvegliata, scopre di non riconoscere il luogo in cui si trova.
Decide quindi di avventurarsi per la foresta fino a trovare una stazione per la teleferica dall’aspetto poco rassicurante e apparentemente abbandonata. Una volta compiuta la salita, Sally ritrova la sua Bethelwood ben diversa da come l’aveva lasciata. Macchine ferme per la strada, asfalto distrutto, edifici a pezzi e luci soffuse sembrano donare alla pacifica cittadina un’insolita aria tetra e spettrale.
Giunta alla sua scuola, Sally scorge da una finestra Emily che sembra essere in fuga da qualcosa e decide quindi di inseguire la sua amica, ignara di ciò che la attenderà all’interno di quella che, a giudicare dall’aspetto, non sembra essere lo stesso edificio tanto caro alle due bimbe.
Una tranquilla gita spaventosa
Pronti via, GYLT parrebbe essere un’avventura a tinte horror dai toni fanciulleschi, un po’ come visto nell’apprezzatissima serie di Tarsier Studios Little Nightmares. Anche in questo caso siamo d’innanzi a un titolo caratterizzato da uno stile grafico cartoonesco anche se, per ciò che concerne GYLT, la componente narrativa, più rarefatta nella serie di Tarsier, è decisamente più marcata. L’impressione infatti, almeno all’inizio, è quella di stare giocando a un simil-Life is Strange.
Pochi minuti di gioco e subito veniamo smentiti da quelle che, a tutti gli effetti, sono meccaniche action in salsa stealth, durante le quali controlleremo Sally all’interno di alcune location popolate da misteriose creature da cui nascondersi e fuggire. Il gameplay di GYLT è quindi piuttosto derivativo e, per certi versi, anche fin troppo ciclico e banale. Quelli che dovrebbero costituire il principale pericolo, ovvero i mostri, si rivelano ben presto essere dei semplici ostacoli facilmente aggirabili e controllati oltretutto da una CPU piuttosto schematica e ripetitiva.
Per poter raggiungere determinate aree dovremo prima superare alcuni semplici puzzle che, anche in questo caso, non brillano certo per varietà e originalità. La sensazione che si percepisce per tutta la durata di GYLT è quella di una semplice passeggiata all’interno della casa degli orrori di un parco tematico, piuttosto che una vera e propria avventura horror in grado di generare ansia e terrore. Se già di per se il gioco non fosse già abbastanza semplice, la torcia ottenibile dopo una manciata di minuti e utilizzabile a mo di arma a la Alan Wake è fin troppo potente e renderà di fatto GYLT un titolo affrontabile senza alcuna difficoltà di sorta.
L’orrore del bullismo
La scuola di Bethelwood, principale teatro delle vicende narrate in GYLT, cela dietro a sé creature orripilanti, strani graffiti, manichini inquietanti e altri elementi classici del genere che, almeno in teoria, dovrebbero creare la giusta atmosfera horror. Come già detto in apertura, la tematica portante in GYLT è quella del bullismo, delle sue vittime e dei carnefici, che sembrano in qualche modo aver lasciato il segno in questa lugubre versione “malvagia” della scuola di Bethelwood.
Log e collezionabili sparsi qua e la ci daranno ulteriori dettagli sull’origine di questo luogo oscuro, dettagli di una trama però che, nemmeno stavolta, non si distingue all’interno sconfinato panorama delle opere narrative di questo genere.
Nonostante la scelta encomiabile da parte di Tequila Works di affrontare un tema delicato come quello del bullismo, il risultato però non sembra essere all’altezza dell’impegno richiesto e il risultato è una semplificazione di un problema assai ben grave attraverso i soliti cliché ed espedienti narrativi del tutto forzati. Sally sembra infatti accettare fin troppo di buon grado le stranezze che accadono nella Bethelwood alternativa, salvo poi non intuire le dinamiche dietro alla scomparsa di Emily già ampiamente prevedibili fin dai primi istanti di gioco.
Oltretutto, Tequila Works ha deciso di narrare il suo GYLT, il cui comparto grafico è comunque nella media, alternando cutscene in stile fumetto e altre in CGI senza però un vero fil rouge, come se gli sviluppatori fossero rimasti in bilico fino all’ultimo su quale fosse il modo migliore per inscenare le avventure di Sally ed Emily. Un vero peccato perché il potenziale inespresso da questo titolo è enorme e dagli autori di Rime c’era da aspettarsi francamente di più.
Da Stadia fino a oggi
Tequila Works allarga quindi il suo pubblico ma di fatto ripropone lo stesso identico gioco visto, almeno da chi l’ha posseduta, su Stadia. I quattro anni sul groppone iniziano a farsi sentire anche se, come avrete potuto anche voi constatare leggendo queste righe, i problemi di GYLT sono ben altri e permangono anche in questo porting per le console di attuale generazione e PC.
Certo, il prezzo budget al quale il gioco è proposto potrà stuzzicare la curiosità di qualcuno, ma la triste verità è che GYLT rischia di passare nuovamente e, con ogni probabilità, per l’ultima volta inosservato.
La recensione in breve
GYLT torna dopo l'esordio su Stadia e approda sull'attuale generazione di console e PC. Un'avventura cartoonesca a tinte horror e che affronta un tema delicato come quello del bullismo. Probabilmente potrà piacere a un pubblico di giovanissimi, anche se presumibilmente l'intento di Tequila Works era ben diverso.
Gameplay fin troppo semplice e un art direction non del tutto ispirata fanno di GYLT un'occasione mancata.
Un titolo che non brillò all'epoca e che tutt'ora non riesce a convincere, una triste metafora del breve ciclo vitale di Google Stadia.
Per la serie: "era bravo ma non si applicava".
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Voto Game-eXperience