Google Stadia ha chiuso i battenti definitivamente. Come promesso da mesi, il 18 gennaio è stato l’ultimo giorno in cui gli iscritti alla piattaforma videoludica di Google hanno potuto accedere ai suoi giochi. Non ci sono stati passi indietro e ripensamenti, nessuna sorpresa dell’ultimo minuto e nessuna cerimonia particolare, per far dimenticare il più in fretta possibile un progetto fallimentare morto prematuramente.
Qualche giorno fa Google aveva comunicato la riconversione dei suoi controller Stadia, che con lo sblocco della connettività Bluetooth possono ora essere aggiornati e utilizzati con altri dispositivi. Non solo, ma gli utenti iscritti al servizio in streaming hanno potuto beneficiare, in questi mesi, di rimborsi per recuperare quanto speso, una mossa di estrema correttezza da parte di Google.
Oggi il sito ufficiale riporta un semplice messaggio di ringraziamento a tutti coloro che hanno giocato e si sono divertiti con Google Stadia. La comunicazione ricorda che i servizi sono ormai interrotti, con la chiusura dei server che si è realizzata completamente alle 9 del 19 gennaio. L’avventura di Google nel mondo dei videogiochi si è fermata ed è facile supporre che passerà molto, molto tempo prima che l’azienda si tuffi di testa in altri esperimenti simili.
Sulle cause del fallimento di Google Stadia ci sono state analisi e controanalisi per mesi, ma quello che importa oggi è che le porte del servizio sono state sigillate ufficialmente. Sui social le manifestazioni di affetto da parte di chi ha creduto nella scommessa sono state molte, con messaggi di ringraziamento e video o foto che mostravano i giocatori con il controller in mano fino agli ultimi istanti di vita del servizio. Da oggi, però, si volta pagina.
Tra i principali fan di Stadia vi abbiamo segnalato uno streamer che ha passato 6000 ore su Red Dead Redemption 2 e che ha ricevuto in premio da Rockstar Games una gran quantità di oggetti di merchandising dedicati al gioco.