Un card game grintoso, che decide di presentarsi sul mercato un gameplay audace, ma al tempo stesso rischioso. Leonardo Interactive, si riaffaccia sul mercato videoludico con Shattered Heaven, un gioco di carte con una spiccata componente narrativa, in un mondo dark fantasy e post apocalittico. Uno scenario perfetto per una sanguinosa lotta per l’ascensione e porre fine ad un eterna maledizione. Vi lasciamo, dunque, alla nostra recensione di Shattered Heaven.
Uno sguardo alla storia: la sanguinosa lotta per l’ascensione
Shattered Heaven ci porta al centro di una storia dai contorni dark e fantasy, mostrando alcune sfaccettature che rivolgono lo sguardo verso uno stile narrativo lovecraftiano. Questo mix, dove non si notano degli eccessi tra le varie componenti, aiuta a creare un giusto contesto per i diversi personaggi coinvolti nella storia, dove spiccano maggiormente i 3 protagonisti, Andora, Ishana e Magni. Costoro vengono coinvolti nel rituale dell’ascensione, dove 4 fazioni si danno battaglia per scalare un’imponente torre e giungere sulla sommità. Qui si deve compiere un estremo gesto: sacrificare la vita di una vestale per ristabilire un ordine perduto.
La caduta della divinità suprema, ha gettato il mondo in uno stato di devastazione. Un qualcosa che abbiamo già visto in un qualsiasi scenario post apocallittico, dove i pochi sopravvissuti vivono in funzione di questa unica speranza. Un sanguinoso rituale che si compie ogni 40 anni, senza mai chiedersi il perchè di questa indotta violenza. Il destino, però, ha sempre in serbo numerose frecce al suo arco, e non essendoci un finale scritto a priori, numerose battaglie procedurali da affrontare e altrettante scelte da compiere, lasciamo a voi ogni considerazione del caso.
Il gameplay: c’era una volta un card game, un roguelike e un RPG
La premessa dietro al gameplay di Shattered Heaven ci porta a ritenere il lavoro svolto dall’italianissima Leonardo Interactive piuttosto audace. Non è facile entrare, senza essere notati, nell’esclusivo mondo dei card game, che vede adesso puntare i riflettori su titoli del calibro di Marvel Snap, Gwent ed Hearthstone. Mostri sacri che sembrano destinati a non essere scalfiti da nessun possibile competitor, anche se sulla scena vi sono dei progetti che meritano comunque il nostro interesse. Uno studio nostrano ci vuole provare, tentando una strada irta di pericoli. Quando si provano a mischiare più generi tra loro il rischio di finire con un nè carne e nè pesce e dietro l’angolo. Un rischio aggirato con intelligenza ed umiltà di chi non ha niente da perdere ma solo da guadagnare.
Il gameplay di Shattered Heaven propone una serie di combattimenti che vengono generati in maniera del tutto procedurale utilizzando l’artifizio dell’esplorazione di un dungeon, che altri non è che uno dei piani della torre dell’Ascensione. In fase di avanzamento, oltre agli scontri prima citati (e su cui torneremo a brevissimo), vi sono anche numerose altre attività da fare, che dimostrano la spiccata vena ruolistica del gioco. Tra sessioni di dialogo a scelta multipla caratterizzate dal cd. Butterfly Effect e scorribande nel dungeon, il punto di incontro resta sempre l’Equinox Chatedral, una specie di hub dove poter fare degli ottimi acquisti, craftare pozioni e far progredire i nostri personaggi.
Per quanto le sessioni di dialogo finiscano, talvolta, per diventare estenuanti e poco verosimili (complice quei movimenti innaturali dei vari personaggi che sembrano respirare sempre in maniera affannosa in ogni situazione), le relazioni tra le diverse parti in gioco hanno guadagnato il nostro interesse. Non sempre e solo “tappabuchi”, ma in grado di far evolvere la storia e lo spessore caratteriale dei vari protagonisti di Shattered Heaven.
Lasciamo per ultimo la componente più importante del gameplay, quella che riguarda le dinamiche del gioco di carte. Iniziamo subito dal grande assente, un vero e proprio sistema di chain che collega le diverse abilità delle carte con azioni causa-effetto concatenate. La scelta è ricaduta su un sistema turn-based dove si ha la possibilità, in ogni turno a disposizione, di scegliere se attaccare il nemico (attacchi fisici e/o intrisi di magia), curare/potenziare il personaggio (anche mediante utilizzo di pozioni) e trincerarsi in difesa ed aumentare la capacità di assorbimento del danno. Gli AP a disposizione deciderà il numero di mosse e il potenziale delle carte sfruttabile nel turno, in un valzer che vede aumentare il suo ritmo man mano che ci si avvicina al gran finale. Il deck, per forza di cose, non può mai restare nella sua impostazione di base, e la sua costruzione non può prescindere da una breve analisi dei pro e contro di ogni carta. Nulla è mai lasciato al caso.
Design e grafica: the Italian style
La dimensione artistica confezionata dalle menti creative di Leonardo Interactive è di primissimo livello. Parliamo di riproduzioni in due dimensioni, che prendono vita nelle sessioni di combattimento (ma senza regalare mai delle animazioni spettacolari). Un immobilismo che si perde per via della dovizia con cui vengono concepite le ambientazioni, con dominanze cromatiche che stringono la mano ad un lovecraftiano dark fantasy. Tinte cupe e poco accese e con dominanze poco “sgargianti”. I vari dungeon non spiccano per estensione, questo è da rilevare, ma si presentano sempre originali e solo in pochissime occasioni con idee “già viste”.
Il plauso più grande va al design dei vari personaggi e protagonisti di Shattered Heaven, originali e con quella grinta che alcuni riconoscono con il termine “cazzimma”. Piccole perle del nostro saper fare, in un contesto dove, oggigiorno, si vive di clichè e cose già viste. E per una volta ogni tanto, ce la cantiamo e ce la suoniamo.
Il grande assente: la localizzazione in italiano
Comprendiamo che lo sviluppo di un videogioco porti con sé numerosi costi necessari ed inevitabili. Come ogni progetto che si rispetti, vengono messi a budget degli importi, con decisioni da prendere affinché si raggiunga l’obiettivo finale della pubblicazione del gioco. Quando si parla di tagli, la localizzazione è uno dei primi agnelli sacrificali, soprattutto in un contesto produttivo di medio-piccole dimensioni. Decidere di non tradurre il videogioco in un particolare idioma, oltre ad essere una scelta che esclude una fetta di pubblico non indifferente, dimostra, in maniera silente ma non del tutto invisibile, che l’azienda ha deciso di puntare su un preciso mercato di riferimento e/o una fetta di utenti già precedentemente individuata. In passato, nel caso di produzioni estere che decidevano di non localizzare il gioco in italiano, la scelta è stata quella di non enfatizzare troppo tale mancanza, evitando, altresì, di far finta di niente.
In questo caso di specie, però, ci sentiamo in dovere e dire la nostra, anche perché da un’azienda italiana con sede in Roma con già due titoli attivo (che hanno riscosso un discreto successo), questa scelta si dimostra piuttosto strana. Una decisione che si riverbera sull’esperienza di gioco, in quanto la profondità lessicale della lingua anglosassone non è la medesima di quella italiana, per quanto pur sempre gradevole all’udito. Esclusi “in casa” non è bello per nessuno, soprattuto quando si ha davanti un esperienza di gioco originale come quella presentata in Shattered Heaven. Evidentemente non siamo ancora del tutto pronti per questo.
La recensione in breve
Un gameplay audace, che intraprende una cammino irto di pericoli e riesce comunque a portare a casa il risultato. La formula che mixa card-game, RPG e roguelike si dimostra interessante, la scelta di non localizzare il gioco in italiano un po' meno. Resta il fatto che, ancora una volta, Leonardo Interactive dimostra che sa il fatto suo, e adesso non è più una novità sulla scena.
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Voto Game-Experience