Tanta crudezza servita a Km Zero in questo ottavo episodio della serie tv di The Last of Us. Non è stato facile scriverne la recensione senza ricordare la mole di disumanità che ha accompagnato questi circa 50 minuti di passione, trascorsi i quali siamo rimasti lì sulla poltrona attoniti, con unico e grande interrogativo: perché tutto questo? The Last of Us è l’estremizzazione di un qualcosa che nel 2013 vedevamo come pura fantascienza, ma che oggi non riteniamo più come tale. Ancora ci lecchiamo le ferite per i quasi 2 anni e mezzo, tra andirivieni, in cui siamo stati costretti a limitare i contatti e le relazioni sociali.
L’episodio in questione estremizza questo lato cupo delle relazioni sociali, con un predicatore che fa di tutto (ma proprio tutto) per non far mancare nulla alla sua comunità, dove ricopre la figura di padre e padrone. Joel ed Ellie sono quell’eccezione che conferma la regola, un uragano che non lascia scampo a nessuno. Il rapporto tra i due si consolida sempre di più, ora dopo ora, giorno dopo giorno, momento dopo momento. E adesso siamo arrivati al dunque, o quasi. Prima di goderci questo ultimo grande momento, vi lasciamo alla nostra recensione dell’episodio 8 di The Last of Us, la serie Tv.
Nelle puntate precedenti
Ellie e Joel si incontrano per caso. Il destino ha deciso di farli incontrare nel corso del primo episodio, affidando al primo una pericolosa missione: trasportare quella che sembra essere una possibile cura per il Cordyceps. I due, accompagnati da Tess, partono in questo viaggio della speranza, affrontando i temibili clickers ed evitando i non amorevoli morsi degli infetti. Purtroppo, nel corso del secondo episodio della serie, qualcuno decide di lasciare anzitempo la partita. Il viaggio inizia a farsi sempre più in salita.
L’episodio 3 di The Last of Us è quello che a tutti gli effetti può rientrare nel novero dei cd. filler, raccontando la storia d’amore tra Bill e Frank. Una pausa dal corso regolare degli eventi, ed una mosca bianca rispetto a quanto visto nei primi due episodi, ma assolutamente funzionale all’evoluzione del rapporto tra Joel ed Ellie. Un rapporto che migliora ancora di più nel corso del quarto episodio, in uno scenario di guerriglia urbana che vede una Kansas City teatro di una spietata caccia all’uomo.
In questo contesto i due protagonisti incrociano le loro strade con Henry e Sam, anche loro fuggitivi. Si capisce subito che l’unica speranza per tutti è quella di collaborare, anche perché il vero nemico giace nel sottosuolo. Il quinto episodio rimette tutte le cose al loro posto, completando – nel peggiore dei modi – la fuga da Kansas City. Direzione Wyoming. E finalmente Joel e Tommy, fratelli nella vita come in armi, si riuniscono a Jackson, un piccolo angolo di paradiso. Ma si tratta solo di una breve pausa per rifiatare e rimettersi in marcia, una pausa che per quanto breve ha messo i due protagonisti faccia a faccia e senza filtri. Un sesto episodio molto intenso a livello emotivo e forse tra i migliori dell’intera serie sinora.
Il settimo episodio ci racconta un piccolo frangente della storia passata di Ellie, senza una famiglia e all’interno di istituto d’istruzione FEDRA. Qui trova l’amicizia e anche l’amore in Riley, ma la loro relazione non è altro che una veloce meteora. Tante cose iniziano ad avere un senso, e Joel lotta ancora tra la vita e la morte.
Divisi ma uniti
Joel lotta ancora tra la vita e la morte. Ellie è riuscita a trovare il coraggio e suturare la ferita come poteva, ma l’infezione (non del Cordyceps) avanza e delle medicine neanche l’ombra. Come anche il cibo, il che costringe la giovane a dare seguito agli insegnamenti del suo mentore. La fame, però, è nemica anche di una piccola comunità di sopravvissuti. Devoti e fedeli alla dottrina della religione cristiana, al punto da manifestare i tratti caratteristici di una setta. Al comando vi è un tale di nome David, che maschera nelle sue vesti da predicatore la sua vera indole spietata.
Le strade di Ellie e David si incontrano. Le finalità sembrano le stesse, anche se gli obiettivi sembrano non coincidere alla perfezione. La giovane vuole salvare Joel, il predicatore è alla ricerca di una coppia solitaria responsabile della morte di un membro della loro comunità. Ed ecco che il destino, come suggeriscono le terrificanti parole proferite da David ad Ellie nel tepore di un improvvisato falò (uno dei climax della puntata), trova ancora la via per manifestare la sua presenza.
Ormai è chiaro che il “tenore” della puntata sarà un qualcosa di molto simile a quanto già visto nel quinto episodio, solo che questa volta Ellie sarà completamente sola. La giovane mette in atto tutti gli insegnamenti di Joel e si difende come può prima di finire nelle grinfie di David. Ed è in quel momento che inizia la festa. Come diceva John Rambo: “Lasciami stare, o ti scateno una guerra che non te la sogni neppure”. Quei racconti che dipingevano Joel come una bestia assetata di vendetta, beh, erano meglio che restavano tali.
L’umanità, questa sconosciuta
L’ottavo episodio della serie TV di The Last of Us è decisamente quello più crudo. Abbiamo oramai capito che i runner, clickers, bloater – e tutti le varie forme del Cordyceps – non interessano un granché agli showrunner della serie. Il core business sinora è stato tutto incentrato sulle relazioni umane, con tutti i drammi che ne conseguono. Anche in questa puntata di momenti drammatici ce ne sono parecchi, con decisioni ai limiti della (dis)umanità. Non è colpa di nessuno, sia ben chiaro, ma è proprio figlio del momento in cui tutti i sopravvissuti si trovano a fare i conti. Non si riescono a identificare con chiarezza i buoni e i cattivi, un punto di contatto che abbiamo apprezzato anche nel gioco.
In questo episodio, ci sono due storie che si incontrano in un preciso momento. Il “bisogno” è il catalizzatore di questo incontro, la vendetta è solo il contesto. Ellie si trova, per la prima volta, sola contro tutti, con “a carico” la vita di un altro, responsabile delle sue azioni e non più vittima di se stessa e del contesto che la circonda. Lo stesso David, predicatore premuroso, si dimostra per quello che è, o quanto meno, per quello che è stato costretto a diventare. Onoriamo l’apparizione dell’attore che interpretò Joel nel gioco, Troy Baker, che questa volta osserva il suo personaggio dall’altra parte della barricata.
Ellie diventa una moneta di scambio, un po’ come è sempre stata la sua vita da quando qualcuno ha scoperto il suo dono. Di fatto lei, per Joel, doveva essere solo una consegna per ottenere qualcosa in cambio. Una batteria, piuttosto che cibo, armi e munizioni. E cosa ha ricevuto in cambio, una bella “facciata” contro il destino. Il problema è che quando togli un cucciolo alla propria famiglia, la bestia si scatena. Ed è quello che succede in questo ottavo episodio. Una disumanità senza precedenti, che arriva dritto allo stomaco. Il bello e il brutto di The Last of Us, che sia con o senza controller tra le mani.
Non abbiamo altro da aggiungere, se non per il fatto che si poteva esplorare meglio la storia di David e della sua comunità di appartenenza. Per il resto, non ci aspettavamo altro dal pre-season finale. E l’attesa, adesso, è ancora più alta.
La recensione dell'ottavo episodio
Un episodio senza filtri o censure di sorta. Una crudezza e disumanità che meglio dipingono il dramma in cui vivono tutti i sopravvissuti alla pandemia. Un ritmo incalzante, in un altalena di emozioni che lascia poco spazio alle riflessioni, ma solo un grande vuoto nello stomaco. Non ci aspettavamo altro per i preparativi del gran finale.
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Voto Game-Experience