Il genere delle avventure investigative sta vivendo una seconda giovinezza, per merito di titoli (i vari Sherlock Holmes in nuce, seguiti da una pletora di produzioni targate Microids) sempre più diffusi ed apprezzati dal grande pubblico. Come evidenziato nel pur breve incipit, la forma delle avventure grafiche è quella che meglio è riuscita ad incarnare, per evidenti peculiarità progettuali, lo spirito di questo genere. Con Crimesight assistiamo, per la prima volta, ad un completo ribaltamento delle carte in gioco, trovandoci ad analizzare non una avventura grafica, bensì un PvP, sulla falsa riga di Among Us, di netta matrice investigativa. Riuscirà Konami a regalari una esperienza di gioco gradevole o ci troveremo di fronte ad un esperimento intrigante ma mal riuscito?
Anno 2075: nel pieno di una evoluzione tecnologica capace di soverchiare qualsiasi stilema logico, abbiamo assistito alla creazione di una intelligenza artificiale evoluta al punto da riuscire a prevedere ben il 90% dei crimini evitando, a mo di un Grande Fratello ante litteram, qualsivoglia devianza dalle linee di condotta pre-imposte.
Qualcosa, però, va storto ed assistiamo alla genesi di una intelligenza artificiale, ancora più evoluta, chiamata Moriarty, capace di realizzare crimini talmente sofisticati da risultare imprevedibili. Traendo spunto (e rendendo, di fatto, omaggio) dai romanzi di Sir Arthur Conan Doyle, la corsa ai ripari corrisponde alla apparizione di una ulteriore IA, nemesi della precedente, denominata Sherlock, al fine di contrastare ed annullare l’enorme falla apertasi in precedenza.
Una partita a scacchi giocata con pochi pezzi e movimenti limitati.
Avremo dunque un genio del crimine capace di allestire trame ed escamotage capaci di svicolare i fitti controlli di Foreseght, questo il nome della intelligenza artificiale originale, rendendo così possibile l’effettuazione di efferati quanto ingegnosi atti criminale; Moriarty dovrà dunque confrontarsi con Sherlock, una IA che, per via di deduzioni e strategia ha le potenzialità per metter in stallo la sua diretta antagonista.
E qui finiscono, ahinoi, le analogie con le opere di Conan Doyle: niente trama o narrazione diretta o derivativa ad accompagnarci tra una missione e l’altra. Saremo dunque costretti ad accontentarci di una premessa narrativa interessante, che perde, purtroppo, gran parte del suo potenziale narrativo in nuce all’inizio della avventura stessa.
A tal proposito, sgombriamo subito il campo da dubbi vari ed eventuali: Crimesight non è una avventura grafica mixata con una componente strategica. Le analogie, anzi, vanno ricercate in Among Us, diretto (e nemmeno troppo nascosto) punto di ispirazione di questa creazione ibrida made in Konami. A tal proposito, a differenza di Among Us, non avremo alcuna modalità PvE ma saremo costretti a giocare esclusivamente al PvP, scelta quanto meno bislacca, considerando che la modalità esclusa avrebbe rappresentato un ottimo modo per familiarizzare con le meccaniche, pur semplici e schematiche, di Crimesight. Ed è già in questa, pur sintetica, descrizione la principale peculiarità, che diviene al contempo il principale limite, di Crimesight: una schematica ripetitività.
Un PvP sulla falsariga di Among Us
Tre dei quattro giocatori si troveranno ad essere emissari di Sherlock ed il rimanente farà le veci di Moriarty. I primi tre avranno il compito di smascherare il quarto, quest’ultimo di allestire un piano criminale grazie al quale seccare la vittima predestinata. Ciò avverrà mediante la gestione di sei pedine, corrispondenti ad altrettanti personaggi (rinominati, ciascuno, con il nome di battesimo di sei famosi giallisti). Tra loro saranno presenti assassino e papabile vittima: ovviamente i due saranno visibili solo al giocatore impersonante Moriarty mentre le controparti dovranno lavorare di deduzione, osservando i movimenti delle pedine nelle varie stanze della villa (una sorta di tabellone di Cluedo dei giorni nostri) al fine di scoprire eventuali macchinazioni e smascherare il piano dell’omicida. I giocatori impersonanti Sherlock potranno muovere tre pedine per volta mentre Moriarty potrà muoverne solamente due per volta: va da se che l’assassino non potrà spostare la vittima, per non avere il compito eccessivamente facilitato. Alla stessa maniera l’assassino muoverà sempre per primo, bloccando dunque eventuali movimenti di quella determinata pedina da parte del team antagonista.
Dovremo muovere, comunque, le pedine nella casa per porre rimedio (è stato già detto Among Us?) ad eventuali inconvenienti di percorso nella magione (fughe di gas, mancanza di elettricità) e per far nutrire i personaggi. Non ottemperare a questo compito porterà gli stessi ad esser meno reattivi e a diventare, dunque, facili bersagli per il team “assassino”. Alla fine di ogni giorno Sherlock, la IA “buona” tirerà le somme degli eventi, fornendo indizi utili all’avanzamento nella fase deduttiva, e al contestuale smascheramento dell’assassino.
Qualora ciò non dovesse avvenire, dovremo resistere (evitando di crepare malamente) per dieci giorni nella villa, schivando i continui tentativi del giocatore/Moriarty di porre fine prematuramente alla nostra permanenza in loc(ul)o. A diversificare il gameplay ci penserà, se abilitato però in fase di selezione match, una ulteriore IA nemica, il cui unico compito sarà di creare diversivi, spostando un personaggio per volta, alla fine di depistare le indagini e dar modo al team Moriarty di aver ragione di quello Sherlock.
Se, a prima vista, tutto ciò potrebbe risultare interessante, si assiste, sin dalle primissime ore di gioco, ad uno stile schematicamente ripetitivo che andrà ad inficiare, non poco, il coefficiente di rigiocabilità di Crimesight che, allo stato attuale delle cose, non ha ricevuto alcun update sotto forma di diversivi o una modalità “season 2”. Le sole tre mappe disponibili, ad ora, nella offerta di gioco day one, presentano subito il conto in termini di longevità e variegatezza del gameplay relegando Crimesight ad essere solo la brutta, e ristretta, copia di Among Us, una partita a scacchi giocata con pochi pezzi e movimenti limitati.
Graficamente Crimesight si lascia guardare, senza far gridare al miracolo e anche il design dei personaggi, caricaturale ma mai particolarmente ispirato, non sconvolge per accuratezza realizzativa.
La recensione in breve
Crimesight rappresenta, sulla carta, una interessante variazione sul tema dei detective games, sostituendo alla forma “avventura grafica” una inedita progettazione in ambito PvP, provando a ricalcare (fallendo, però in gran parte) quanto visto con Among Us, titolo cui il prodotto Konami è palesemente ispirato. Mancanza di varietà nelle situazioni di gioco e assenza di un comparto narrativo di rilievo vanificano infatti ottime premesse, rimaste tali solo sulla carta e condannando, a meno di future aggiunte all’offerta di gioco, Crimesight ad un imminente caduta nell’oblio. Divertente, per carità, con meccaniche di gioco anche interessanti ma, ahinoi, troppo monotono.
-
Voto Game-Experience