Siamo abituati che i giochi su licenza arrivino spesso in fretta e furia pur di cavalcare la popolarità mediatica di un film famoso, spesso con risultati mediocri. Date le diverse tempistiche con cui Crystal Dynamics si è dedicata a questo suo Marvel’s Avengers era lecito aspettarsi un capolavoro, invece non è andata proprio così: tutti i dettagli nella nostra recensione.
VENDICATORI UNITI!
La trama di Marvel’s Avengers inizia con una missione conclusasi disastrosamente per i Vendicatori: il loro fallimento provoca la dispersione delle nebbie terrigene, le quali tramutano innumerevoli persone negli Inumani, persone dotate di super poteri, ma considerate pericolose per lo scarso controllo che hanno su di essi e per questo prese in custodia dall’A.I.M. (acronimo di Avanzate Idee Meccaniche). La giovane Kamala Khan è una degli inumani emersi da questa crisi, nonché grande ammiratrice degli “eroi più potenti della terra”, pertanto toccherà a lei convincere il gruppo a riunirsi dopo aver trovate le prove che la catastrofe è stata causata proprio dalla stessa azienda tecno-scientifica che ha peraltro tradito Capitan America e compagni.
La campagna ha una durata di circa 10-12 ore (a cui si aggiungono delle missioni secondarie) e vede gli eventi dipanarsi passando il testimone a ciascuno dei supereroi, man mano che vengono reintegrati, ma tenendo sempre la novella Vendicatrice in erba come collante.
Sui personaggi e sulla trama si può spendere qualche riga, data l’enorme quantità di materiale a cui gli autori potevano attingere. Non potendo replicare le fattezze degli attori per motivi di diritti d’autore, si è cercato di dare un’interpretazione propria ma che in realtà finisce per ricopiare furbescamente le caratterizzazioni cinematografiche, integrandole con altri elementi presi invece dai fumetti (come appunto Kamala Khan e la A.I.M.). Se in generale la messa in scena dei personaggi funziona piuttosto bene (con l’entusiasmo e la carica della piccola Miss Marvel, l’introverso e poco loquace Bruce Banner, lo scanzonato Tony Stark e via dicendo), la trama poggia su qualche luogo comune e non riserva momenti eclatanti, salvo alcuni colpi di scena talmente banali e scontati da non essere neppure tali.
Pur senza pretendere molto, la qualità della scrittura è semplice al punto da far sembrare che l’autore si sia documentato guardando una manciata di film e abbia letto qualche pagina Wikipedia per trarre spunti con cui riempire il resto della storia e trovare un antagonista nuovo. E questo è un peccato, perché guardando alla continuity fumettistica sarebbe stato possibile inserire molti più avversari iconici con cui imbastire epiche battaglie, anziché soltanto i pochi presenti (piuttosto che l’ennesimo scontro contro un generico robot o macchina corazzata dell’A.I.M. erano disponibili decine di antagonisti ancora inediti nei film e ugualmente interessanti). Manca quindi quell’attenzione al fan service e alle citazioni che avrebbe potuto non solo appagare maggiormente i fan di lunga data, ma anche rafforzare l’identità stessa di questo prodotto per tutti gli altri (anche questo possibile da fare e con la massima libertà, specie dato che questo Marvel’s Avengers non condivide la continuity dei film).
Pad alla mano, il sistema di combattimento è un action-brawler che su diversi aspetti assomiglia a quello della serie Batman Arkham, ma che inevitabilmente non riesce a replicarne la profondità del sistema free-flow per una serie di motivi. Marvel’s Avengers infatti deve far giocare con sei personaggi diversi, ciascuno dei quali dotato del suo stile ben preciso. Nel rendere le peculiarità di ciascun supereroe, il lavoro svolto è ottimo, in quanto giocando con i membri della squadra si ritrovano riprodotti fedelmente gli aspetti tipici: lo scudo di Capitan America, la rapidità della Vedova Nera, l’elasticità di Miss Marvel, la pesantezza dei colpi di Hulk, la volatilità di Iron Man e il martello tonante di Thor. Non manca niente, tuttavia il modello GAAS e la struttura orientata al grinding che esso comporta finisce per incidere negativamente sul game design e sulla giocabilità.
La rosa di mosse di ogni eroe è infatti estremamente ridotta, dato che gran parte delle tecniche sono bloccate dietro un albero di abilità che rappresenta un discreto muro di grinding e accumulo punti esperienza, penalizzando quindi la varietà delle azioni utilizzabili sin da subito. Questo porta ad una ripetitività e una superficialità eccessiva nelle opzioni a disposizione del giocatore, limitando la profondità del sistema di combattimento. Dover cumulare punti esperienza a iosa per sbloccare mosse che dovrebbero (e potrebbero) essere disponibili sin da subito, finisce per causare ore di grinding prima di arrivare ad avere una rosa sufficientemente ampia per godere a pieno del personaggio. Il tutto da replicare per ciascun altro supereroe, al punto che anche considerando il supporto gratuito e la pubblicazione di altri Avengers nei prossimi mesi (Spider-Man e Occhio di Falco in primis) difficilmente si avrà voglia di ripetere una procedura ogni volta.
Per quanto sia normale che qualche abilità non sia disponibile sin da subito, in questa occasione e sopratutto dato il tipo di giocabilità su cui poggia il titolo, si è decisamente esagerato. A questo si aggiunge anche una sporadica difficoltà nel far combaciare missioni e stili di combattimento così diversi. Per fare un esempio: le fasi in cui Iron Man può svolazzare e attaccare i nemici dall’alto sono sicuramente le migliori e riescono a divertire dato che valorizzano il modo per cui è pensato il suo utilizzo. Il doverlo usare invece in livelli ambientati prevalentemente al chiuso e a terra (che magari sono perfetti per Cap o la Vedova) invece è più fastidioso che appagante. Nel complesso la campagna rimane comunque discreta e godibile, anche se si limita spesso ad essere composta da missioni multi-giocatore affrontabili da soli o con i bot e altre sezioni narrative-esplorative ma molto lineari e guidate. Non c’è quindi un’attenzione all’esplorazione paragonabile alla serie Arkham, men che meno un ambiente open world in cui girare come in Spider-Man.
Altro aspetto su cui la formula da GAAS-multiplayer crea complicazioni è l’inserimento di equipaggiamenti (il cui reperimento è uno dei pilastri della fidelizzazione sul lungo periodo necessaria ai Game-As-A-Service). Sono disponibili molteplici oggetti con cui potenziare le statistiche di ogni supereroe, tuttavia la loro utilità è prevalentemente ristretta ad un banale incremento numerico per i valori di attacco e difesa, rafforzando ulteriormente il grinding in funzione di rendere più longevo l’endgame. Le missioni multi-giocatore sono infatti divise per livello di potenza come soglia di ingresso e questo valore si raggiunge andando a sommare la potenza di ogni oggetto o manufatto che il Vendicatore di turno porta con sé.
E anche quest’ultimo comparto finisce per perdere qualcosa in funzione del rilascio di contenuti “as service”. Il comparto multiplayer di Marvel’s Avengers è inizialmente divertente, dato che affrontare determinati livelli con un gruppo di amici, ciascuno al comando di un eroe così particolare, crea sicuramente una gradevole trasposizione di quelle che sono l’atmosfera e le battaglie dei film o dei fumetti. Tuttavia dopo molto poco emerge una certa ripetitività, non solo nelle mappe e negli scenari, ma anche nelle cose da fare. Pertanto a quale scopo continuare a dedicarsi ad oltranza a questa modalità se non per qualche partita saltuaria o raid nelle Warzone? La risposta più semplice sarebbe lo sblocco di costumi extra o altre personalizzazioni, non fosse che sono blindate dietro un BattlePass simile a quello dei Battle Royale odierni (che però sono distribuiti gratis e non come gioco tripla-A al prezzo di 70 euro) e che comporta ulteriore grinding, lievemente mitigato dalla presenza di sfide settimanali e giornaliere con cui avere qualche punto aggiuntivo.
Le cose non migliorano sul piano grafico per chi disponga di una console, specie nelle loro versioni base. La qualità tecnica è molto incostante e per quanto in alcuni punti si raggiunga un livello paragonabile a quello di un tripla-A contemporaneo, ci sono spesso cali con modelli poligonali piuttosto grezzi, specialmente in alcune sequenze filmate. La frequenza di fotogrammi è estremamente bassa e traballante nella campagna, sino a crollare in modo vergognoso nelle fasi più concitate del multi-giocatore, dove lo schermo è pieno di personaggi e nemici che si affrontano. La situazione migliora lievemente sulle console potenziate, ma non raggiunge comunque un buon risultato, mentre su console lisce risulta (in assenza di patch correttive sino ad ora) semplicemente un prodotto che aveva bisogno di un altro paio di mesi di ottimizzazione del motore grafico. Ulteriore conferma di come lo stato attuale di Marvel’s Avengers sia più vicino alla Beta è la copiosa presenza di bug e glitch grafici, sequenze filmate a scatti o dove l’audio del doppiaggio scompare per intero.
Versione testata: PlayStation 4
Versioni disponibili: PC, PlayStation 4, Xbox One, Google Stadia
La recensione in breve
Marvel's Avengers è un gioco che rimane schiacciato dalla sua eccessiva ambizione. La base per farne un buon gioco c'è di sicuro, ma la formula GAAS e il voler trasformare il suo multigiocatore in una specie di online stile Destiny o Division hanno portato all'inserimento di alcune scelte di game design che impoveriscono i contenuti e penalizzano la giocabilità. Come non bastasse la qualità grafica è incostante, martoriata da pesantissimi cali di fotogrammi su entrambe le console (base e potenziate). Il risultato generale lascia dunque molto a desiderare e per quanto possa offrire un discreto divertimento in alcuni suoi frangenti, rimane consigliabile aspettare un consistente numero di aggiornamenti che portino i contenuti e le migliorie tecniche di cui si sente molto la necessità allo stato attuale.
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Voto Game-Experience