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Home»Articoli»Recensioni»Yakuza 0: Director’s Cut – Recensione: Kiryu, Majima e 60 fotogrammi al secondo

Yakuza 0: Director’s Cut – Recensione: Kiryu, Majima e 60 fotogrammi al secondo

Yakuza 0 Director’s Cut, nella variante per Switch 2, è in assoluto la miglior versione portatile del gioco. La nostra recensione.
Alberto DestroBy Alberto Destro16 Giugno 2025
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yakuza 0
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C’è un rituale che ogni nuova console Nintendo sembra non voler eludere: mettere alla prova la sua architettura con un titolo “non suo”, portando in casa giochi nati altrove, talvolta ancorati a un’estetica e a una filosofia decisamente più adulta di quella a cui la casa di Kyoto ci ha storicamente abituati. Nel caso di Switch 2, questo battesimo passa per Yakuza 0: Director’s Cut, un’operazione che, al netto di un pretesto narrativo ormai familiare e metabolizzato, ha un solo obiettivo: dimostrare che oggi anche Nintendo può permettersi conversioni tecnicamente complesse senza che questo implichi compromessi drastici. E in larga parte, riesce a farlo.

Più che un semplice porting, questa edizione per Switch 2 è una rilettura accurata del titolo che nel 2015 riportò il nome Yakuza (o Ryū ga Gotoku, per i puristi) sotto le luci della ribalta. Un prequel narrativo, certo, ma anche un esperimento di stile in cui Kiryu e Majima si muovono dentro una Kamurocho viva, pulsante, carica di quegli eccessi narrativi e stilistici che oggi sono marchio di fabbrica della saga. Eppure, questa volta il focus non è tanto sul contenuto – che resta eccellente – quanto sulla sua presentazione tecnica. E nel caso di una macchina ibrida come Switch 2, l’equilibrio tra prestazione e portabilità diventa l’autentico terreno di confronto.

Una fluidità che sorprende

yakuza 0

La prima, grande conferma arriva già nelle prime fasi di gioco: Yakuza 0 gira a 60 fotogrammi al secondo stabili, sia durante il gameplay che nelle numerose cutscene. E questa, per una console Nintendo, è una dichiarazione d’intenti. Non si registrano cali evidenti né durante le risse, spesso popolate da decine di NPC ed effetti particellari, né durante l’esplorazione libera delle aree urbane. La stabilità dell’esperienza è pressoché identica sia in modalità docked che handheld, con Nintendo Life che ha parlato di “fluidità impeccabile” persino in portatile. In altre parole: non c’è bisogno di scendere a compromessi per godere dell’esperienza completa in mobilità.

Tuttavia, il passaggio ai 60 fps si rivela un’arma a doppio taglio nelle sequenze narrative più dense. Se da un lato si apprezza la scorrevolezza generale, dall’altro alcune animazioni – pensate in origine per i canonici 30 fps – risultano eccessivamente fluide, quasi innaturali. Un dettaglio? Forse. Ma per un titolo che affida moltissimo all’espressività e al ritmo cinematografico dei dialoghi, è una scelta che merita di essere evidenziata.

Portatile o docked, la resa non cambia

yakuza 0

Sul fronte della risoluzione, la situazione è altrettanto solida. In modalità docked si parla di una risoluzione che oscilla tra i 1440p e i 4K upscalati, con un lavoro di ottimizzazione che, pur non nativo al 100%, restituisce immagini nitide, texture ben definite e una pulizia generale superiore alla versione PS4 originale. È verosimile che Switch 2 stia sfruttando una combinazione di upscaling e rendering dinamico, ma il risultato visivo è più che convincente.

Dove la Director’s Cut brilla, però, è in modalità portatile. Qui si ha la netta percezione che Switch 2 stia finalmente colmando il gap con esperienze tipicamente console. La profondità di campo, l’illuminazione notturna di Kamurocho, i volti dei personaggi: tutto sembra mantenere una qualità grafica inaspettatamente alta per un device mobile. Non c’è dubbio alcuno di essere di fronte alla versione più bella di Yakuza 0 mai giocata su uno schermo portatile.

Yakuza 0 Director’s Cut: novità vere, non solo facciata

yakuza 0

Questa Director’s Cut non si limita però alla ripulita estetica. In un colpo solo introduce un doppiaggio inglese inedito, con nomi noti del panorama vocal come Matthew Mercer e Yong Yea, oltre a sottotitoli multilingua (finalmente anche in italiano). Ma la novità che cambia davvero il passo dell’esperienza è il salvataggio manuale in qualsiasi momento, che mette fine all’obbligo di cercare le cabine telefoniche sparse per la mappa. Una scelta che non intacca la coerenza ludica dell’originale, ma che migliora drasticamente la qualità della vita per chi gioca oggi.

Le cutscene aggiuntive – circa 25 minuti inediti – arricchiscono la backstory di Majima e danno ulteriore profondità al suo arco narrativo, già considerato tra i più riusciti della serie. Nulla che rivoluzioni l’economia narrativa, sia chiaro, ma per i completisti rappresenta un valore aggiunto concreto.

La modalità Red Light Raid

Accanto alla storia principale, trova spazio una nuova modalità chiamata Red Light Raid, accessibile in single player o via matchmaking online. Si tratta, in buona sostanza, di un’arena a ondate con nemici via via più aggressivi. L’idea è quella di offrire un playground alternativo dove mettere alla prova le proprie combo. Il risultato, però, è altalenante. Pur funzionando discretamente come break tra un capitolo e l’altro, la modalità manca di quella varietà strutturale che potrebbe renderla più longeva. Interessante, ma non indispensabile.

Quanto all’online, SEGA continua a dimostrare una certa reticenza a innovare: la connessione è stabile, ma manca ogni tipo di feature moderna. Niente lobby avanzate, niente matchmaking evoluto. È un’aggiunta funzionale, certo, ma che sa ancora di “giapponesata anni 2010”.

In Conclusione

8.3 Impressionante

Sega non ha solo portato Yakuza 0 su Switch 2: ha voluto dimostrare che la nuova console Nintendo può gestire con disinvoltura un open world urbano, cinematografico, tecnicamente ricco. E il risultato è positivo. Il frame rate solido, la pulizia grafica, le migliorie alla quality of life e il supporto multilingua fanno di questa Director’s Cut la miglior versione portatile del gioco – e, in qualche frangente, la più completa in assoluto.

Resta qualche incertezza: la fluidità delle cutscene non convince del tutto, qualche elemento ambientale soffre di pop-in, e il comparto online è ancorato a logiche superate. Ma sono pecche marginali in un contesto ampiamente promosso.

  • Voto Game-eXperience 8.3
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