Con Halloween alle porte Panstasz non poteva cogliere occasione migliore per rilasciare ufficialmente il suo modesto progetto particolarmente atteso dai fan degli horror. Dal lontano febbraio 2020 lo sviluppatore polacco ha tenuto i suoi seguaci sulle spine sui social, senza rilasciare update frequenti in merito a World of Horror, rimasto da allora in Early Access. L’annuncio dell’imminente lancio dato questa estate durante gli eventi successivi alla Summer Game Fest 2023 del buon Geoff Keighley ha stupito tutti, catturando l’attenzione di chi non conosceva il titolo e facendo gioire i follower di vecchia data. Il risultato finale com’è, allora? Ve lo spieghiamo nel dettaglio con la recensione di World of Horror.
Il concept: chiara ispirazione mescolata
World of Horror cos’è, anzitutto? Si potrebbe definire come una classica avventura grafica punta e clicca con elementi roguelite. A comporre questo collage sono più storie sovrannaturali ispirate alle opere di Junji Ito e Howard Philips Lovecraft, ambientate tutte nella immaginaria cittadina nipponica di Shiokawa. In seguito a fenomeni anomali e inspiegabili, alcuni giovani studenti si trovano sospesi nell’incredulità, costretti a risolvere misteri per aprire le porte del faro sulla costa e svelare l’arcano. Quali creature stanno minacciando la nostra realtà, mescolandola a mutazioni aliene e disastri naturali?
Per arrivare a una conclusione i nostri “eroi” devono disfarsi di mostruosità e spiriti ispirati al folklore giapponese, con vene lovecraftiane che mantengono gradevole e distinto il gioco. Questi ostacoli spesso impediscono di vincere questa corsa contro il tempo: la lancetta dell’orologio della catastrofe avanza senza pietà, e l’unico modo per avere la meglio sulle antiche divinità di altri mondi è affrontare le proprie paure.
World of Horror, difatti, impone al giocatore-protagonista di accelerare la risoluzione degli enigmi. A volte sono indagini estenuanti. Altre, invece, si tratta di misteri che restituiscono una sensazione di angoscia, come se il mondo stesse intrappolando la psiche in un piccolo assaggio dell’inferno che incombe sulla Terra.
Il gameplay: un loop piacevole, ma…
Ogni partita si compone di quattro o cinque investigazioni da completare, più o meno lunghe e complesse. Sopravvissuti a queste pseudo-torture psicologiche si ricevono le chiavi necessarie al fine di aprire il misterioso faro che sorveglia Shiokawa, correndo allora alla scoperta della verità. Il loop rimane lo stesso per ciascuna run, della durata pari a circa un’ora a seconda della difficoltà e della propria velocità, e in una decina di ore si vivono quasi tutte le situazioni pensate da Panstasz, singolo autore di questa intrigante opera. Pertanto, la rigiocabilità rimane moderata.
La quantità di mostri a disposizione garantisce effetti sorpresa – e tanti jumpscare – efficaci e incantevoli nel loro orrore. Gli incontri possono essere pacifici e tenersi con dialoghi inquietanti, o con scontri violenti. A determinare il nostro successo sono le caratteristiche chiave del nostro personaggio, selezionabile tra un cospicuo numero di opzioni. Mantenendo connotati ruolistici, l’eroe ottiene punteggi su Forza, Destrezza, Percezione, Intelligenza, Carisma e Fortuna. A seconda dello skill check da effettuare, il sistema valuta automaticamente la differenza di statistiche con nemici ed eventi singoli, decidendo se il protagonista della storia ha completato o meno la sua sfida o il suo compito.
Nel caso degli scontri si inseriscono ulteriori variabili, a partire dall’arma in nostro possesso. Esplorando le varie località di Shiokawa si possono trovare mazze da baseball, lamette da barba, forbici e quant’altro, ciascuna con i suoi bonus e malus. Altri fattori fondamentali sono le abilità passive sbloccate accumulando esperienza tra le varie mansioni e gli scontri; gli alleati che possiamo accogliere nel nostro party; o ferite e bonus ottenibili affrontando gli obbrobri a noi contrapposti.
Ogni scontro, quindi, richiede di mantenere elevati i punteggi di Stamina e Razionalità – ovvero salute fisica e psichica – mentre si seleziona una sequenza di azioni per debellare la minaccia. Esistono attacchi mentali – altrimenti chiamati Spell, ovvero Incantesimi – e fisici, con possibilità di usare alcuni secondi per caricare i colpi e accertarsi che vadano a segno o infliggano più danni.
È un peccato, però, che gli scontri possano essere affrontati tendenzialmente in un singolo modo per avere quasi sempre la meglio. Trovata la chiave di volta, le battaglie sembrano quasi una minuscola parentesi nell’esplorazione, quando in realtà queste due componenti dovrebbero bilanciarsi e definire un’esperienza orrorifica di spicco.
La grafica: la meraviglia in pochi bit
Fortunatamente questo possibile passo falso sul fronte ludico viene accompagnato da un comparto audio e video di tutto rispetto. I disegni, difatti, sono realizzati dallo stesso Panstasz con MSPaint, offrendo un risultato che appare tanto vetusto quanto moderno e dettagliato. Gli umani senza volto e gli abomini lovecraftiani sono fantastici da vedere proprio grazie a questa scelta estetica, pienamente azzeccata.
World of Horror è quindi una danza tra un gameplay appagante e difettoso, e un immaginario che sbalordisce l’occhio e persino l’orecchio. Ebbene sì, poiché la proposta 1bit (con opzione 2bit disponibile, se desiderata) trova parallelamente una colonna sonora egregia, composta appositamente per generare ansia, mettere fretta e rappresentare anche musicalmente l’eccentricità delle storie narrate.
È una danza tesa, complessa e assolutamente coinvolgente, in cui si sfidano maledizioni e fantasie malate rimanendo facilmente di stucco. Integralmente, pertanto, Panstasz ha fatto centro ed è difficile negarlo. Questa è una lettera d’amore infernale che, rimossa la volontà di abusare di meccaniche che garantiscono successi, sa terrorizzare e far cadere il giocatore in errore.
World of Horror causa dipendenza
Se si rimuove la suddetta possibilità di risolvere tutte le battaglie con i mostri alla stessa maniera, World of Horror è capace di causare dipendenza con il suo approccio trial and error e la sua variabilità. È un gioco inquietante e divertente per il quale ormai si spera nell’inserimento di più elementi con cui aumentare la rigiocabilità, già comunque capace di offrire decine di ore di svago e sgomento – a patto che sappiate masticare l’inglese, data l’assenza dell’italiano.
Anche così, del resto, questo è un gioco horror straordinario con molte sfaccettature da scoprire. I pezzi del puzzle si combinano sapientemente e nell’insieme sono favolosi. Insomma, World of Horror riesce ad essere ciò che vuole essere: un tributo a due maestri dell’horror di culture differenti, un amalgama di storie, città e divinità, in un libro virtuale bello da vivere e leggere nonostante i suoi intoppi.
VERSIONE TESTATA: PC
La recensione in breve
World of Horror ha sempre saputo premere i tasti giusti dei fan del genere con un’estetica semplice ma efficace, chiaramente ispirata a giganti come Lovecraft e Junji Ito, realizzando infine un immaginario con sfumature comiche ricolmo di citazioni alla cultura pop. Il gameplay è semplice e il loop potrebbe forse stancare una volta esplorata la maggior parte degli scenari. In definitiva, però, per quanto avrebbe indubbiamente giovato di più contenuti in questa versione 1.0, sa colpire con la sua natura modulare e randomica. Essendo realizzato da un singolo sviluppatore in MS Paint, non ci si può definire insoddisfatti.
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Voto Game-Experience