Parlare di Square Enix equivale, nella quasi totalità dei casi, a riferirsi alla saga di Final Fantasy. Ebbene, pur parlando di Visions of Mana, la sopraccitata affermazione risulta comunque verificata. Nato nell’oramai lontano 1989 su Gameboy, la serie Mana rappresenta, infatti, uno spin-off di Final Fantasy che, anche grazie ad un secondo capitolo seminale, quel Secrets of Mana, pubblicato su SNES nel 1993, è riuscita nell’impresa di guadagnarsi una fanbase tutta sua. Ebbene siamo qui a recensire Visions of Mana, nuovo capitolo della saga Mana dopo ben quindici anni di assoluto silenzio. Siamo dunque qui a commentare una mera operazione nostalgia o un nuovo exploit della famosa saga? Delle due, siamo pericolosamente più vicini alla prima delle due. Ma scopriamolo insieme, con la nostra recensione di Visions of Mana.
So far, so good
Pur essendo, di fatto, una saga minore, questo universo narrativo derivante da uno spin-off di Final Fantasy ha saputo ritagliarsi uno spazio tutto suo tanto che, i fan di tutto il mondo hanno gioito all’annuncio di Visions of Mana, primo capitolo originale e nuovo di pacca da ben quindici anni. Abituati, oramai, ai criteri produttivi AAA utilizzati da Square Enix per la realizzazione degli ultimi episodi di Final Fantasy, ci troviamo, in questo caso, di fronte ad un titolo che rema in direzione esattamente opposta.
Che si tratti di autoreferenzialità al glorioso passato della serie, o di una scelta dovuta ad una spending review dolorosa ma necessaria, poco ci importa. Visions of Mana si pone, finanzi graficamente, in diretta linea di successione con i passati episodi, portandoci un gioco si moderno ma con profondamente connesso con le origini della serie. Dimenticatevi dunque una conta poligonale da urlo e preparatevi a godere, invece, di un comparto artistico schematico e minimale ma di tutto rispetto, capace di estasiarci anche per via di una palette cromatica, anche essa mutuata dalle passate iterazioni, molto “euforica” e poco lineare.
Che si parli di grafica, trama o giocabilità, questo Visions of Mana sembra descrivere una lettera di amore verso i fan di vecchia data, portando a compimento e perfezionamento tutti gli elementi che gli stessi hanno imparato ad amare nel corso di ben oltre tre decadi in compagnia della saga Mana e tutto ciò, a ben vedere, non necessariamente è un male.
Una storia “magica”
In piena tradizione “Mana”, ci troviamo di fronte ad un classicissimo action-rpg con una marcatissima componente esplorativa. In Visions of Mana, vestiremo i panni di Val ed Hinna. rispettivamente Soul Guard e Alm, aventi il compito di portare a compimento il quadriennale viaggio verso l’albero del mana, al fine di donargli l’energia necessaria per la debita sopravvivenza del pianeta.
L’emissaria della Dea sceglie, ogni quattro anni, altrettanti Alm, portatori ciascuno di un elemento, affinchè la loro peregrinazione verso il “Tree of Mana”, garantisca allo stesso, per via della cessione del loro spirito, energia necessaria per la sua sopravvivenza. Hinna, nominata dunque Alm del fuoco, si metterà in cammino, in quello che potremmo definire un pellegrinaggio sacrificale, scortato da Val, sua Soul Guard personale.
Ci troveremo dunque ad intraprendere una peregrinazione dai toni agrodolci, con una narrazione dai toni leggeri e scanzonati, intervallata però da momenti narrativi che ci vedranno tenere il groppo in gola per troppo tempo, anteprima e graduale profezia di quello che sarà, forse, un sacrificio annunciato. Plauso va fatto ai ragazzi di Ouka Studios per aver saputo osare, inserendo una tara drammatica in un prodotto solitamente “easy playing” come la presente saga.
Squadra vincente non si cambia
Visions of Mana si va ad inserire nel filone dei gdr esplorativi, dando grandissima rilevanza alla esplorazione ambientale, non vista come mera smania da completisti ma come vera e propria necessità per trovare materiali e tesori utili per l’evoluzione dei nostri personaggi. A non appesantire l’opera di ricerca e pulizia dell’area di turno ci pensa la presenza di ogni singolo punto di interesse contestuale sulla mappa di gioco. Sarà nostro compito, dunque sviscerare la stessa in lungo ed in largo alla ricerca della tanto agognata energia elementale di cui abbisogneremo per evolverci.
Durante gli spostamenti, effettuabili a piedi o in groppa a buffissimi Pikul (adorabili lupacchiotti de noantri), ci troveremo spesso e volentieri ad inscenare scontri con i nemici che, volta dopo volta, ci si porranno davanti. Il tutto si svolgerà in tempo reale, senza interruzione di sorta o schermi di caricamento di alcun genere. Potremo scegliere di affrontare un nemico alla volta, anche se attaccati a gruppi, lockando l’attacco su di lui, aggredendolo a suon di forza bruta o mediante l’ausilio di magie varie ed eventuali.
Qui, per la prima volta, si viene a notare una certa “autoreferenzialità negativa” di Visions of Mana. Pur comprendendo la voglia di coccolare i fan storici della serie, non è possibile, nell’anno domini 2024 e all’interno di un action-rpg senza alcun caricamento, dover utilizzare fino a 4 azioni per lanciare un incantesimo. Questo stratagemma, pur utilizzato per rallentare la velocità degli scontri e per permetterci di scegliere l’approccio giusto contro il nemico di turno, spezza eccessivamente un ritmo altrimenti coinvolgente. Riempire, inoltre, la barra degli attacchi dopo un determinato numero di colpi andati a segno, ci permetterà di lanciare un attacco speciale.
Old school da impazzire ma…
Visions of Mana fa all in sulla fruibilità del sistema di gioco, donandoci un gameplay divertente ma mai frustrante, ulteriormente livellabile abbassando il livello di difficoltà. Questo elemento, messo in atto per favorire i giocatori old school, alla ricerca di una esperienza di gioco facilmente godibile, rischia però di essere un boomerang non da poco, in un periodo in cui la ricerca della difficoltà nei videogames sembra essere la tara distintiva necessaria per ottenere successo.
Qualsiasi particolare di Visions of Mana, dal gameplay, alla grafica, alla narrazione trasuda amore verso una concezione gaming “di altri tempi”, rappresentando questo la punta di diamante ed il principale difetto, assieme, di una produzione che, nella sua elementarità, sa regalarci momenti di puro divertimento.
Versione testata: Playstation 5
La recensione in breve
Visions of Mana diverte ma non stupisce. Lineare tanto nella trama, quanto nel gameplay, trasuda amore verso le dinamiche old school da ogni poro, autoescludendosi, però, da una gigantesca fetta di utenti. Un prodotto ben realizzato, divertente e accurato ma troppo autoreferenziale per esser un titolo del 2024.
-
Voto Game-Experience