Gli ultimi mesi per Unity sono stati a dir poco tumultuosi. Non si erano ancora placate le polemiche per la proposta della tassa sugli sviluppatori, sulla quale la compagnia è stata costretta a fare retromarcia con la coda tra le gambe, che è arrivata anche un’imponente ondata di licenziamenti.
Come riporta anche Game Developer, dopo quella difficile fase comunicativa Unity è passata attraverso un processo di ristrutturazione aziendale che ha portato al taglio di 1800 lavoratori. L’ex CEO John Riccitiello se n’era giò andato, sostituito dall’attuale CEO ad interim Jim Whitehurst, e la direzione annunciata dalla compagnia era quella verso un maggior profitto, in modo da accontentare soprattutto gli investitori.
In questo clima difficile, diversi sviluppatori hanno preso in considerazione la possibilità di cambiare motore di sviluppo. Senza spostarsi necessariamente sull’Unreal Engine di Epic Games, ci sono molte proposte open source che solleticano i team di sviluppo. Per questo Unity non può concedersi ulteriori esitazioni e passi falsi e deve trovare il modo di riconquistare la fiducia vacillante.
Lo stesso Whitehurst ha assicurato che il processo di ristrutturazione interna è completo. Non solo, ma la sua promessa è che d’ora in avanti la compagnia diventerà focalizzata sul prodotto e non sui dati finanziati. All’unisiono con il chief product e technology officer Marc Whitten, il CEO ha assicurato che Unity si concentrerà sul supporto alla creazione di videogiochi, invece che suddividere i suoi sforzi su un range troppo ampio di prodotti.
L’esperienza passata di Whitehurst, che ha ricoperto il ruolo di CEO in Delta Airlines e Red Hat tra gli altri, lo ha portato a capire che cosa può funzionare e che cosa va evitato in una grande compagnia. La reazione esplosiva della community dopo la proposta della nuova tassazione dimostra che c’è tanta passione intorno a Unity, e questa va sfruttata nel modo giusto.
Secondo il CEO, troppe compagnie che acquisiscono consenso cadono inevitabilmente nell’errore di diventare orientate alle vendite più che al prodotto, e successivamente finiscono per essere orientate ai dati finanziari. La nuova direzione annunciata da Whitehurst potrebbe rappresentare la scossa che serve a Unity.
Se le cose andranno per il verso giusto sarà un buon momento per tutta l’industria. A fare le spese di questo successo, però, sarebbero solo i 1800 dipendenti che hanno perso il lavoro e che dimostrano come un’eccessiva attenzione agli azionisti e ai numeri rischi di portare danno a chi svolge il lavoro vero e proprio di sviluppo.