A causa delle acque non molto buone nella quali sta navigando ultimamente la compagnia, il CEO di Ubisoft, Yves Guillemot, ha deciso di mettere in atto un’azione senza precedenti: decurtarsi più di 300 mila euro di stipendio. La decisione è avvenuta di spontanea volontà da parte del CEO che ha deciso di intraprendere questa strada a causa dei problemi economici che l’azienda sta vivendo.
Infatti, vi ricordiamo come, in un recente report, è emerso come la compagnia non sia stata in grado di raggiungere i guadagni che aveva comunicato pubblicamente ai vari mercati ed è quindi per questo motivo che Yves Guillemot ha voluto dare il buon esempio e rinunciare ad una somma ingente di denaro che era a lui destinata.
Il CEO di Ubisoft rinuncia a più di 300 mila euro a causa di mancati guadagni
Come riportato nel succitato report, il denaro che Yves Guillemot avrebbe dovuto ricevere riguarda la compensazione annuale variabile o comunque un bonus percentuale che gli viene attribuito in base a come Ubisoft riesce a vendere e quindi, di conseguenza, guadagnare. Questo compenso sarebbe dovuto ammontare a circa il 53.1% ma, con il suo spontaneo taglio di stipendio, arriverà ad incassare “solo” 624.824 euro. Certo, si tratta comunque una somma molto cospicua, ma senza la sua rinuncia si sarebbe parlato di una cifra che avrebbe raggiunto quasi un milione di euro.
Ma seppur ci troviamo difronte ad un decisione nobile, il CEO di Ubisoft non gode di una grande stima, soprattutto dopo lo scandalo sulla cattiva condotta sessuale messa in atto da alcuni dipendenti della compagnia. Come ricorderete, si alzò un grosso polverone sull’azienda a causa di diffusi abusi sessuali che dei dipendenti misero in atto nei confronti di alcune colleghe donne, sfociando in diverse dimissioni.
Ad ogni modo, le prospettive di vendita e finanziarie di Ubisoft rimangono ancora indecise e traballanti, nonostante il successo che Assassin’s Creed Valhalla sta avendo che però non riesce a reggere da solo l’intero mercato di Ubisoft. Come conseguenza, l’utile operativo è sceso del 14%, le vendite del 5% e le azioni hanno avuto un crollo di circa la metà del valore durante l’anno fiscale conclusosi il 31 marzo.