3 personaggi, 3 universi che condividono lo stesso mondo, in procinto di collassare su stesso. Una premessa stuzzicante quella di Trinity Fusion, che cavalca il trend del momento. I rumeni di Angry Mob Games, dopo le ultime fatiche di Brawlout (2018) e Toysburg (2015) cambiano genere e tentano la strada del platform di spiccata inclinazione action. Il fattore sfida è insito nella sua natura roguelike, che, con le “maledette” regole punitive, impone un respawn importante dopo ogni morte. Precisamente, si ricomincia dall’inizio del livello, perdendo tutti i potenziamenti passivi e mantenendo lo sviluppo del personaggio.
La narrativa soffre il peso del gameplay e non decolla mai del tutto. L’idea di base, quella di un collasso multidimensionale con le realtà che si piegavano su loro stesse, era molto promettente. Ma come succede quasi sempre in produzioni di matrice indie, le scelte a livello di budget tendono inesorabilmente a fare “figli e figliastri”. Ci finiamo di mezzo quasi sempre noi italiani, con il nostro idioma che non trova una collocazione in Trinity Fusion. Un “prendi e porta a casa” che, fortunatamente, non peggiora di tanto sull’esperienza generale.
Le meccaniche di gioco sono caratterizzate da un ritmo fast paced, con una danza della morte che alterna schivate e colpi senza sosta. Lato tecnico, tanto di cappello per quello che concerne la componente artistica. Un livello di definizione grafica in grado di caratterizzare positivamente il design dei personaggi e delle varie ambientazioni. Non ci vergognamo nel dire che non ce lo aspettavamo, e tutto questo va a favore del fattore immersione.
Bene, ci siamo resi conto che il tempo per il consueto sproloquio iniziale è giunto al termine. Non cambiate canale e proseguite con la nostra recensione di Trinity Fusion.
Storia e protagonisti: 3 personaggi in cerca di una realtà
Angry Mob Games decide di non impegnare troppe risorse sul fronte della narrativa, dando il meglio di se su quello gameplay. D’altronde come dargli torto, visto che, nell’economia dell’equazione del divertimento, vi è uno sbilanciamento importante (e oltremodo fisiologico). Un’affermazione che in molti potrebbero smentire, visto che, in questi ultimi anni, vi sono stati numerosi testimoni illustri dell’esatto contrario.
Dopo aver preso e portato a casa questa decisione, facciamo la conoscenza delle tre protagoniste Altara, Kera e Naira. Eroine nei loro universi, destinati a finire nel collasso più totale. Nel mentre che si cercano di assegnare colpe ed identificare i responsabili, dobbiamo fare piazza pulita nelle 3 ambientazioni offerte da Trinity Fusion, ovvero Outside, Fallen e Infinite. Ognuna di esse è caratterizzata da un sottotesto che viene preannunciato nella intro iniziale e che trova riscontro anche nel graphic design dei livelli e degli NPC nemici.
Il grosso della narrativa si svolge all’interno di un hub centrale denominato The Citadel, che sembra fungere da punto di snodo dei destini intrecciati delle 3 eroine, oltre che da fucina per lo sviluppo delle abilità del personaggio. La natura roguelike di questo action platform individua in questo luogo anche il punto di respawn a seguito dei vari e numerosi decessi che ci attenderanno in Trinity Fusion.
Tirando le somme, la storia ideata da quelli di Angry Mob Games aveva delle buone basi di coerenza ma si è dimostrata solo un substrato su cui “appoggiare” il gameplay. Sussulti e colpi di scena, per quanto presenti, sono tranquillamente “skippabili”. L’assenza di una localizzazione in italiano, inoltre, ci fornisce un altro valido motivo per non cambiare idea.
Gameplay: semplice equivale a divertente
Trinity Fusion si presenta come un action platform di matrice roguelike, caratterizzato da un level design procedurale in stile 2.5D. Il sistema dei controlli si dimostra subito reattivo, con una dinamica di parry in grado di unire l’utile e il dilettevole. Al posto della classica parata le nostre eroine potranno contare su una schivata in grado di alimentare una finestra in bullet time (se la mossa viene performata con il giusto tempismo).
L’arsenale a disposizione, almeno nella prima parte di gioco, vede una suddivisione netta delle abilita offensive in uso alle 3 eroine. L’unica costante è nel range degli attacchi, con una mossa offensiva a corto raggio ed un’altra a medio-lungo raggio. La padronanza “dell’alternanza” delle due mosse è la chiave di volta per procedere tra i vari livelli ed evitare – per quanto possibile – il viaggio di sola andata verso La Cittadella.
L’esplorazione della mappa avviene in tutte le direzioni. Un comodo navigatore ci aiuta a capire dove ci troviamo e in quale direzione ipotetica ci aspetta la conclusione del livello. Uno spassionato consiglio: cercate solo di non avere fretta nel procedere verso la fine dello stage. Disseminati qua e la vi sono numerosi potenziamenti/equipaggiamenti da scoprire. Visto e considerato che non dovrebbero esistere mai livelli uguali tra loro (per via della generazione procedurale), possiamo ritenerci più che soddisfatti. Il condizionale, però, non è stato messo così, a caso.
Una soddisfazione che arriva anche sul fronte grafico. Le menti creative della software house rumena confezionano, infatti, un lavoro niente male. Level design e personaggi sono graficamente gradevoli, con l’illusione della terza dimensione ottimizzata da una profondità di dettagli più che interessante. Una positiva e gradita sorpresa, che arricchisce di qualità questa piacevole esperienza platformica.
Pazienza e disciplina: la base del roguelike
L’idea di base di un platform roguelike votato all’azione funziona, solo che prima di vedere crescere il potenziale del proprio personaggio occorre del tempo. Il titolo Trinity Fusion, infatti, contiene un clamoroso spoiler circa la caratteristica madre del gioco. Man mano che si andrà avanti, infatti, le realtà collasseranno e i personaggi con esse al punto riunire il loro potenziale, sino al raggiungimento della forma completa. Come pretesto per progredire verso il finale non è poi così male, se non fosse che gli “altri” stimoli non sono poi tantissimi.
Sul fronte narrativo, come vi abbiamo anticipato nelle battute iniziali della nostra recensione, la situazione non è delle migliori e la fruizione di quel minimo di storia viene “rallentata” dall’assenza di una localizzazione in italiano. Il sistema di generazione procedurale dei livelli, talvolta fa li bizze, riproponendo delle strutture già affrontate i universi contrapposti. Al netto di queste defezioni, il divertimento, con Trinity Fusion non manca. Considerando la dimensione produttiva dello studio indie rumeno, il nostro plauso è assolutamente meritato.
VERSIONE TESTATA: Xbox Series X
La recensione in breve
Un action platform con degli spunti interessanti, ma che si dimostra acerbo su alcuni aspetti fondamentali. La narrativa si dimostra solo un pretesto per "ospitare" un gameplay che ruba la scena con la sua vena action fast paced. La proceduralità dei livelli fa spesso e volentieri cilecca, ripresentando alcune strutture già viste. Bene sotto il profilo grafico, decisamente oltre le nostre aspettative.
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Voto Game-eXperience