Thymesia è il primo gioco del neonato OverBorder Studio con sede a Taiwan e prodotto da Team17, noto publisher che punta alla distribuzione dei videogiochi indie. Di prossima pubblicazione il 18 agosto per PC, Xbox e Playstation, il gioco del team taiwanese cerca ispirazione dai titoli di From Software, rientrando così nel genere “Souls-like” avente però qualche caratteristica che lo rende più unico rispetto alla miriade di giochi associati a questo genere.
Da quel lontano 2011 Dark Souls ha influenzato in maniera dirompente il settore dei videogiochi, creando un genere assestante denominato “Souls-like” che avrebbe portato a un sacco di sviluppatori all’imitazione delle opere di From Software. Thymesia di OverBorder Studio è uno di quelli, prendendo come punto di riferimento l’esclusiva Sony Bloodborne, tra ambientazioni, mood e stile di gioco.
L’obbiettivo degli sviluppatori di Taiwan è decisamente importante, considerando il budget limitato investito e gli anni di lavoro dedicato; ma soprattutto perché avrebbero dovuto superare il più grande ostacolo di un gioco di questo genere: farsi notare tra le centinaia di opere indie che esistono ed escono in continuazione.
Ci saranno riusciti? Beh, questo lo scoprirete leggendo i miei pensieri a riguardo, ma vi posso anticipare che Thymesia è sicuramente un gioco che si differenzia dalla massa, ma che per errori banali risulta sottotono su molti aspetti. Adesso basta spoiler, preparate i vostri unguenti che il sangue corrotto dev’essere debellato.
Il mondo di Thymesia e il comparto narrativo
Da quel che si conosce sin da subito sul mondo di gioco, il regno di Hermes si basava sull’alchimia che fungeva da scienza fondamentale per il settore medico. Tra i vari studi di sviluppo, l’evoluzione del sangue era stato l’elemento chiave della disfatta del regno che, a causa di un infezione che riusciva a colpire chiunque, portò al crollo totale della società. Thymesia inizia in un punto non definito degli avvenimenti (almeno all’inizio) e sarà Corvus, un cacciatore che ha perso la memoria, scoprire la verità sulla tragedia del regno di Hermes attraverso l’esplorazione dei suoi ricordi.
Alla fine dei conti, il comparto narrativo non l’ho trovato nulla di estremamente elaborato e coinvolgente. Anche se le basi ci sono, la narrazione silente che il team taiwanese ha cercato di riprodurre non è stato sufficiente per raccontare in maniera interessante la storia di Thymesia. L’unico modo di scoprire la lore è attraverso degli appunti sparsi nelle mappe e dai dialoghi degli NPC e dei Boss, ma nulla di più. Nonostante gli oggetti contengono un riquadro per la descrizione, il testo risulta sempre molto semplice e banale, non raccontando nulla di effettivamente utile.
In giochi come questo, dove il gameplay è il fulcro dell’intrattenimento, la narrativa risulta spesso secondaria, ma ciò non implica che debba essere trascurata: l’intenzione di OverBorder Studio sul comparto narrativo di Thymesia sono palesi, ma la realizzazione è stata fatta male e con poca cura ai dettagli, rendendo la “caccia agli appunti” noiosa e con pochi stimoli.
I ricordi di Corvus e la ripetizione delle missioni secondarie
Se il comparto narrativo non mi ha convinto, la struttura delle missioni e il world building ancora meno. Esplorando i ricordi di Corvus, quindi frammenti di aree del Regno di Hermes, ho sentito una perenne sensazione di soffocamento dovuta alla massiccia presenza dei muri invisibili, per di più senza essere minimamente mitigati nell’ambiente.
Le mappe sono artisticamente curate, offrendo una grande bella ambientazione e scorci molto interessanti, ma la struttura di per se risulta spesso ridondante: corridoio, piazza e scale (le prime due hanno nemici nascosti dietro le pareti o sdraiati quasi nello stesso punto). Se questo non pesa nei primi ricordi, proseguendo nell’avventura si troveranno spesso situazioni del genere che fanno storcere il naso.
Per quando riguarda le missioni di Thymesia sono suddivise in due, missioni principali e secondarie. Quelle principali sono l’esplorazione obbligatoria della mappa fino al boss di fine livello, mentre quelle secondarie appaiono una volta completata quelle principali. Gl obbiettivi sono facili da completare, ma peccato che queste saranno ambientate sempre nella medesima mappa della missione principale, con gli stessi nemici se non per un miniboss inedito (in alcuni casi).
Il vivo di del gioco: il gameplay
Se per adesso abbiamo avuto dei bassi, con il gameplay raggiungiamo un livello piuttosto alto (anche se pure qui c’è un problema non da poco): frenetico e ricco d’azione, le combo di azioni possibili da eseguire sono davvero tante e la varietà di approccio alla sfida è molto alta, nonostante Corvus abbia una sola arma. Thymesia spicca per l’alta giocabilità che possiede e vi posso assicurare che mi ha dato tante soddisfazioni.
Per tutto il gioco avremmo una sola arma principale, la sciabola, la quale sarà in grado solo di parryare i nemici con l’apposito tasto e ferire i nemici. Con “ferire” intendo che attaccando con la sciabola o eseguendo un Parry, il giocatore applicherà un danno da ferita, permettendo così di poter diminuire un pezzo della barra della vita grazie all’attacco pestilenziale eseguibile con il dorsale destro.
Esatte avete letto bene: i nemici hanno due barre della vita essenzialmente. Vi posso garantire che questo fornisce uno step di difficoltà non ridicolo negli scontri importanti quali miniboss e boss. Il dover dosare l’attacco con la sciabola e l’attacco pestilenziale è un elemento molto stimolante in Thymesia, e ad avvalorare questa figata ci sono le armi pestilenziali: sono armi usate dai nemici ottenibili dai frammenti che rilasciano alla loro sconfitta o rubandoli.
Nel primo caso, una volta sbloccata si ha la possibilità di equipaggiarne al massimo due e si possono usare quante volte si vuole, a patto di avere sufficiente energia pestilenziale; in alternativa si può rubare l’arma pestilenziale dal nemico tenendo premuto lo stesso grilletto per l’attacco pestilenziale, ma che sarà utilizzabile una sola volta. Questo vale per tutti i nemici, boss inclusi. Queste armi fanno diverse azioni tutte finalizzate all’attacco e possono variare da armi particolari come doppie lame, martelloni, alabarde, o buff ai danni e knockback.
Ad aggiungere varietà vi sono le piume che permettono di interrompere determinati attacchi speciali e eseguire in alcuni casi delle contromosse speciale.
Questa moltitudine di caratteristiche molto belle vengono in parti vanificati dalla pessima gestione della schivata: nonostante vi siano dei talenti dedicati (più tardi ne parliamo), il tempo di schivata rispetto agli attacchi dei nemici, specialmente i boss, è così breve da avere un’alta percentuale di insuccesso. Ciò risulta tedioso a lungo andare, dando così una delle sensazioni più sbagliate che un souls-like potrebbe dare: morire non per colpa propria. Nonostante questo, una volta imparato i tempi di attacco e aver compreso i movimenti dei nemici, è tutto in salita e il problema della schivata è risolvibile dallo spamming del parry in molte occasioni.
Il tocco di classe dei Talenti e il livellamento
Se c’è una cosa che devo elogiare in pieno è il sistema di livellamento e le classi: rapido, intuitivo, ampio e soddisfacente. Come su Dark Souls si ottengono le anime, qui su Thymesia otterrà delle essenze alla sconfitta dei nemici le quali potranno essere investite per avanzare di livello su tre parametri, forza, vita e pestilenza. Per ogni livello si otterrà un punto talento spendibile nella sezione apposita che si suddivide in più voci dedicate alla sciabola, alla schiavava, età, contando quasi una 50ina di talenti sbloccabili.
Questa immediatezza nell’investire la propria esperienza non è una cosa da poco, anzi, fornisce un modo di approccio rapido e accessibile a chiunque. Forse i talenti sono incasinati, ma una volta compreso le meccaniche è tutto un gioco sul scegliere la combo perfetta di talenti contro determinati boss. Questo fornisce un’alta rigiocabilità su molte boss fight, anche se limitato dalla presenza della sola sciabola.
Il comparto tecnico
Parlare del comparto tecnico di Thymesia non è tanto semplice. Nonostante questo sia il primo grande gioco del team taiwanese, il risultato è molto buono ma sussistono delle piccolezze che è corretto osservare. Tecnicamente parlando è perfetto: nessun calo di frame, ottimizzato a dovere e accessibili a molti PC anche di fascia medio-bassa. Invece le animazioni, la ripetizioni degli stessi nemici e la presenza massiccia dei muri invisibili sono le conseguenze di un team nuovo, fresco e inesperto. Giustificabili? No, ma quanto meno comprensibili.
Sul punto di vista grafico è senza infamia e senza lode: visivamente parlando è molto carino da vedere e come detto prima le mappe sono anche carine, ma di per se le texture, i modelli e gli effetti non sono di grande livello, ma non così basse da bocciarle.
Una grande mancanza è l’assenza totale di un doppiaggio che costringe Il giocatore a leggere i sottotitoli durante le bossfight e vi assicuro che non è una cosa facile. Mentre invece gli effetti sonori sono azzeccati al contesto come la meravigliosa colonna sonora che mi ha accompagnato durante tutta l’esperienza.
La recensione in breve
Thymesia è sicuramente un soulslike degno di nota grazie al suo gameplay originale e frenetico, anche se scivola sulla gestione della schivata che può essere facilmente risolvibile. Peccato invece che il comparto narrativo sia lasciato totalmente a se stesso, con una narrazione della lore inadatta e mal pensata. Idem il level design che spesso risulta scarno e con poca inventiva, seguendo lo stesso pattern per troppe volte. Non è stata una grande scelta quella di non fare un doppiaggio, ma come alcune lacune tecniche sono facilmente perdonabili. Ad addolcire la pillola vi è la giusta scelta di semplificare e rendere più immediato il livellamento e l’eccelso comparto sonoro che possiede una colonna sonora davvero importante.
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Voto Game-Experience