Che quella attuale sia divenuta, con il passare del tempo, la Remaster Generation, mi pare fuori discussione. L’andazzo preso, infatti, negli ultimi anni dalla industry del videogame, ha visto la stessa partorire, a cadenza periodica, ri-edizioni in alta definizione o, nel migliore dei casi, remake di classici appartenenti alle passate generazioni di macchine da gioco., con buona pace della creatività.
Volendo accettare, seppur malvolentieri, questa situazione innestata nel quadro spaziotemporale che abbiamo vissuto negli ultimi anni, mai avrei, però, pensato di assistere alla prima iterazione della update generation. Si perchè The Outer Worlds: Spacer Choice Edition, altro non è che la versione in alta definizione, per lo più a pagamento, di un gioco uscito nemmeno quattro anni fa. Ed è dunque con il sopracciglio inarcato che mi accingo ad enunciarvi i miei dubbi e le mie perplessità a riguardo, nella recensione di The Outer Worlds: Spacer’s Choice Edition.
Dal presente con furore…
Gli ultimi anni hanno visto tornare infatti, a cadenza periodica, vecchie glorie videoludiche debitamente tirate a lucido, per soddisfare i palati dei giocatori old school ma, soprattutto, per porre rimedio ad una cronica crisi creativa che, indiscutibilmente, ha assalito il mondo del gaming tutto.
Esempi lampanti di questo trend sono le remaster di Assassin’s Creed III e Rogue, Resident Evil 2 e 3, Bioshock, Saint’s Row: The Third e, ovviamente, The Last of Us ep.1. Il capolavoro Naughty Dog è infatti stato protagonista di non una ma ben due remastered. Questa pletora di titoli, al netto delle effettive qualità produttive, sottolineano, come già evidenziato, quanto sopra citato. The Outer Worlds: Spacer’s Choice Edition va ad aggiungersi, dunque, a questo elenco
Come vi dicevo, e come ben saprete, The Outer Worlds ha debuttato il 25 ottobre 2019, vedendo la luce su Pc, PlayStation 4 ed Xbox One, piattaforma su cui venne addirittura incluso, per via della acquisizione di Bethesda da parte di Microsoft, nel Game Pass.
Pochi mesi dopo giunse, pur debitamente rivista e rimaneggiata, la versione Nintendo Switch, versione che portò però a compimento una omogenea distribuzione del titolo su tutte le piattaforme esistenti. Pur essendo un prodotto concettualmente concepito per la vecchia generazione di macchine da gioco, The Outer Worlds rappresenta uno degli ultimi blockbuster (seppure a basso budget) cronologicamente rilasciati sulla ottava generazione di macchine da gioco.
Innovazioni…ma non troppo
The Outer Worlds: Spacer’s Choice Edition si pone a metà strada tra una remaster ed una definitive edition del gioco originale. Al suo interno spicca, infatti, la presenza dei due dlc precedentemente rilasciati, Pericolo su Gorgone e Assassino su Eridano oltre, ovviamente, al gioco base.
Le sopraccitate espansioni sono ben più di semplici DLC, andando a fungere da veri e propri add on narrativi, utili ad espandere una narrazione non propriamente enciclopedica e di grande durata, caratteristica dovuta alla natura “low budget” dell’ultima produzione Obsidian. Assistiamo inoltre all’innalzamento del levelcap e alla conseguente possibilità di maggiore ampliamento del percorso evolutivo del nostro eroe, per via di una maggiore possibilità di personalizzazione degli skill tree a nostra disposizione.
Sta di fatto, comunque, che i due dlc ivi presenti non rappresentino una novità, in quanto già precedentemente rilasciati per l’edizione old-gen e alla fine, escludendo l’innalzamento del levelcap al livello 99, risulta palese la totale assenza di nuovo materiale ludico in questa versione next-gen, come a sottolineare la pigrizia di Private Division o, per lo meno, l’apparente voglia di monetizzare a costo zero.
Passando al comparto strettamente tecnico, The Outer Worlds: Spacer’s choice edition fa sfoggio di un nuovo sistema di illuminazione volumetrica e di un decente re-work delle texture del mondo di gioco, nulla che faccia gridare al miracolo, sia chiaro ma, per lo meno in questo, la differenza con l’originale si vede. Punto di merito, invece, per la gestione del meteo dinamico, unica novità evidente e palpabile, per quanto implementata in modo abbastanza “grezzo”.
Un’Edition con troppo fumo e poco arrosto
Nonostante venga sbandierata, poi, una AI, sia degli alleati che dei nemici, rivisitata e più reattiva, non mi è parso di notare chissà quali differenze dalla versione originale, riscontrando sempre gli stessi bug e glitch che avevo utilizzato nella edizione per Xbox One da me giocata al tempo.
Al netto di tutte queste caratteristiche che, sin dal loro annuncio, avevano lasciato in me qualche dubbio, confermato in toto all’atto pratico, il ritorno su Alcione vive dei medesimi alti e bassi della versione originaria. La mano di Obsidian è sempre ben visibile e ciò si può notare sin dall’editor iniziale che, in guisa a quanto visto in Fallout: New Vegas, ci permetterà di indirizzare l’esperienza di gameplay plasmandola sulle nostre preferenze.
Il comparto narrativo, pur invariato rispetto a quanto visto tre anni e mezzo fa, si fa apprezzare nella sua totalità, mettendoci in contatto con una narrazione stratificata, segmentata ma coerente, grazie a decine di missioni secondarie che ben si integreranno nel corpus narrativo principale.
A tenere vive le vibes da Fallout: New Vegas penseranno i dialoghi, la cui centralità risulterà fondante per una corretta evoluzione del nostro playthrough. Parimenti, anche la libertà di scelta a nostra disposizione ci ricorderà il perchè del successo di Obsidian nell’ambito ruolistico.
Tante luci (ed altrettante ombre) di un remake
Li dove termina il comparto narrativo, però, troviamo i difetti che, al netto delle dichiarazioni di marketing, risultano invariati rispetto alla versione 1.0 di The Outer Worlds. Le meccaniche di combattimento ed interazione con i nemici, già datate al momento della prima uscita, si ripresentano tali e quali mettendoci al cospetto di un Action RPG dotato di un comparto Action che odora di stantio, nell’anno domini 2023.
Anche The Outer Worlds: Spacer’s choice edition soffre della stessa “semplicità” di accesso ravvisata nel diretto antesignano. Non avranno infatti peso elementi come la gestione del sonno o delle dinamiche di buff / debuff, a causa di un livello di difficoltà eccessivamente tarato verso il basso. Non è stata implementata inoltre, nonostante le critiche ricevute dalla fanbase, una modalità di crafting, fornendoci, dunque, un prodotto si accessibile ma oggettivamente monco.
Se a ciò aggiungiamo una generale penuria nella varietà delle armi differenti, non corretta nemmeno in questa “soft remaster”, capiremo bene che il lavoro di attualizzazione, pur decentemente realizzato, porta in sé una endemica pigrizia realizzativa che non fa elevare di molto il prodotto a nostra disposizione rispetto al materiale di origine.
Prestazioni next-gen?
Come ogni versione next gen che si rispetti, anche The Other Worlds: Spacer’s Choice Edition innalza l’asticella del livello grafico, rispetto alla controparte old gen. Nella fattispecie avremo a nostra disposizione due modalità, una improntata alle prestazioni e l’altra, prevedibilmente, dedita alla massimizzazione dell’impatto grafico.
La prima delle due modalità ci permette di fruire della versione 2.0 di The Outer Worlds massimizzando il frame rate, per lo più stabile, salvo sporadici cali, sui 60 fps, sacrificando però in modo eccessivo la controparte grafica che risulta essere di poco superiore a quella vista nella versione originaria.
Il vero salto di qualità grafico si ottiene selezionando la seconda modalità, riscontrando però un frame rate che definire ballerino sarebbe un eufemismo. Questa modalità, che targettizza il rapporto risoluzione – framerate a 4k/30fps risulta essere inattendibile, trovandoci ad assistere a continui cali di frame rate anche in situazioni di neutralità a schermo, senza nemici o particolari effetti di luce.
Questa problematica è stata inoltre riscontrata, seppure in modo molto più marcato, anche nella versione pc, soggetta purtroppo a review bombing a causa di questi problemi, con Private Division costretta a scusarsi per lo status del prodotto, promettendo una futura patch.
Il prezzo della next-gen
The Outer Worlds: Spacer’s choice edition, venduta in versione standalone al prezzo di 47,99€, è disponibile come update a pagamento per gli acquirenti del gioco base. Non basterà, però, avere acquistato (copia fisica o digitale) la versione “liscia”: sarà infatti necessario aver acquistato separatamente anche le due espansioni: solo allora sarà possibile procedere, versando l’obolo di ben 10 euro, alla fruizione di questa versione next-gen.
Questo elemento risulta paradossale, considerando come software house del calibro di Cd Projekt Red abbiano reso disponibile in modo completamente gratuito l’update di The Witcher 3, a ben 8 anni dall’uscita del gioco originale: fatichiamo sinceramente a comprendere il perché di questa scelta commerciale.
A chiusura del cerchio, giunge l’impossibilità, almeno per il momento, di importare i salvataggi dal gioco originario a questa enhanced version, lasciandoci, dunque, godere si di una grafica migliorata ma con l’obbligo di ri-iniziare daccapo le nostre scorribande nel mondo di Alcione: MEH!
La recensione in breve
The Outer Worlds: Spacer's choice edition è una remaster pigra e realizzata in modo altalenante.
Ad un impianto grafico di sicuro spessore non corrisponde una adeguata ottimizzazione.
Un prezzo di accesso elevato, per i possessori del gioco, unito alla mancata compatibilità dei salvataggi completano il quadro di insieme.
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Voto Game-Experience