The House of the Dead non poteva certo mancare su Switch 2, pronto a vomitare piombo addosso a poveri zombie come ai vecchi tempi, con qualche ritocco tecnico e una manciata di extra. Framerate più stabile, grafica leggermente più pulita e mira giroscopica migliorata rendono l’esperienza più comoda ma, siamo onesti, difficile cancellare quella sensazione che il tempo abbia lasciato un segno tutto tranne che invisibile.
Tra ondate di nemici e boss iconici la frenesia arcade old school è ancora al proprio posto, ma livelli ormai prevedibili e un guazzabuglio di situazioni da B-movie già viste mille volte ricordano quanto, alla fine, il gameplay originale fosse semplice e lineare. Quindi sì, preparatevi a qualche sorriso nostalgico qua e là e a un numero indefinito di sparatorie frenetiche: ma basterà la nostalgia a sconfiggere il peso degli anni?
La trama in breve
Il primo episodio ci porta nella villa del dottor Curien, con Thomas Rogan e G impegnati a fermare l’apocalisse dei non-morti. La storia è essenziale e lineare a dire poco, con cutscene brevi e dialoghi funzionali: tutto serve più a collegare i livelli che a coinvolgere il giocatore in modo profondo. La caratterizzazione dei personaggi è minima (e sì, siamo gentili), limitata a frasi d’azione stereotipate, e persino gli eventi più concitati risultano prevedibili.
Il secondo capitolo si sposta a Venezia, dove James Taylor e Gary Stewart affrontano Goldman e le sue creazioni mutanti. L’ambientazione offre scorci interessanti, tra canali allagati, piazze vuote e edifici decadenti, ma il design dei livelli resta lineare: le ramificazioni sono poche e la differenza tra percorsi alternativi è spesso marginale. Le cutscene aggiungono quantomeno un minimo contesto, ma non bastano a rendere la storia più coinvolgente; il senso di tensione e pericolo è comunque contenuto. Ancora una volta la trama funziona da cornice al gameplay, ma non sorprende né emoziona.
The House of the Dead 2 Remake: aggiornamenti tecnici, ma poca sostanza
HotD 2 Remake porta miglioramenti tecnici visibili: scenari più dettagliati, animazioni dei nemici più fluide e texture più definite rendono Venezia più coerente e nitida. I boss iconici, come Chariot, Magician e Hermit, risultano più leggibili e visivamente curati, e alcune animazioni dei mutanti sono più dinamiche. Inutile aspettarsi alcuna rivoluzione significativa in termini di gameplay, che resta sostanzialmente quello degli anni ’90: lineare, diretto, immediato come un pugno nello stomaco ma, inutile negarlo, ripetitivo. Gli scontri con i boss, sono ancora oggi visivamente suggestivi, ma una volta entrati nelle meccaniche di gioco richiedono strategie banali e rapidamente prevedibili.
Le modalità extra, come Boss Mode e Training Mode, aggiungono varietà, ma non incidono profondamente sull’esperienza. Sia invece benedetta la modalità cooperativa locale, che permetterà a due giocatori (ciascuno armato di Joy-Con) di replicare quella vecchia “configurazione sala giochi” a base di “tu quelli a destra, io quelli a sinistra“. I percorsi ramificati e i finali multipli offrono motivazioni per rigiocare, ma la differenza tra le run è minima, e l’effetto sorpresa svanisce velocemente. La colonna sonora rimasterizzata, introdotta solo in questo capitolo, è piacevole e aggiunge un tocco di atmosfera, ma non riesce a trasformare il titolo in un’esperienza memorabile.
Insomma, in HotD 2 Remake non mancano contenuti “aggiornati”, ma non aspettatevi una rivoluzione. Il pacchetto include gallery, modelli 3D dei nemici, armi alternative, cheat, achievement e scoring avanzato, tutti elementi utili a chi ama esplorare ogni dettaglio del gioco. Come già detto, c’è qualche incentivo a rigiocare, così come la possibilità di affrontare le boss fight in modalità dedicata o esercitarsi nel Training Mode. Ciononostante, al netto di eventuale mania di completismo, non si tratta di nulla che porti la rigiocabilità in orbita.
The House of the Dead Remake su Switch 2: qualche sorpresa c’è
Il remake del primo episodio sfrutta la stabilità del framerate, la precisione della mira giroscopica dei Joy-Con 2 e i tempi di caricamento ridotti, rendendo la fruizione più comoda e immediata. Inutile dire che, anche in questo frangente, il gameplay ancor più ancorato agli stilemi del capostipite originale, con ondate di nemici prevedibili e boss medio/facili da gestire. Gli scenari, pur più nitidi e leggibili, si ripetono rapidamente, riducendo l’effetto sorpresa.
Le modalità extra e la cooperativa locale ci sono, così come il punteggio avanzato, ma offrono solo motivazioni lievi a rigiocare. Il primo episodio resta un tuffo nostalgico, utile per una sessione arcade veloce e sì, ancora capace di regalare grandi soddisfazioni in coop per chiunque abbia un numero ragionevole di primavere sul groppone, ma senza elementi capaci di sorprendere o appassionare a lungo.
Non morti di nuova generazione
Su Switch 2, framerate e texture risultano più stabili e definite, con anti-aliasing e filtering più efficaci. L’audio tridimensionale è più chiaro, con urla dei nemici e dettagli ambientali meglio distinguibili, e il giroscopio dei Joy-Con 2 rende la mira più immediata e precisa. Il feedback aptico restituisce una sensazione più concreta dei colpi, aumentando leggermente l’immersione.
Nonostante queste migliorie, la grafica resta datata per gli standard odierni (pur trattandosi di un titolo Switch privo di upgrade patch per la nuova console, è innegabile affermare quanto in giro si sia già visto molto di meglio), le animazioni semplici e i livelli lineari e prevedibili. Tempi di caricamento ridotti e precisione della mira migliorano il comfort, ma – come del resto lecito immaginare – non trasformano l’esperienza in qualcosa di moderno: Switch 2 rende il gioco più comodo da giocare, ma non salva la celeberrima saga dall’essere se stessa. Nel bene e nel male.
In Conclusione
I remake su Switch 2 mantengono il fascino vintage e aggiungono qualche miglioria tecnica, ma il gameplay resta sostanzialmente quello di vent’anni fa. HotD 2 offre più contenuti, finali multipli e percorsi alternativi, mentre il primo episodio rimane breve e lineare. La cooperativa locale e le modalità extra sono divertenti, ma non bastano a rendere l’esperienza memorabile. Il risultato è un prodotto nostalgico e funzionale, che diverte per qualche ora ma non sorprende. Qualche sorriso qua e là, qualche ondata di nemici interessante, qualche boss iconico: tutto molto bello da vedere, ma niente che lasci il segno. La nostalgia aiuta, ma il tempo si fa sentire.
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Voto Game-eXperience