The Game Awards 2020: considerata l’enorme quantità di bile che ho in corpo in questo momento, direi di andare per ordine e per prima cosa assolvere ai miei compiti di “giornalista di settore” fornendo un distaccato e freddo resoconto sull’evento The Game Awards 2020 prima di introdurre il mio ampio parere personale di giocatore “veterano”. Parere che sarà poi il vero fulcro dell’articolo, per separare queste righe che state per leggere dalla massa di news pure e semplici che scorreranno sui vostri social nelle prossime ore.
Il premio Game of the Year viene assegnato a The Last of Us Part 2 previa presentazione del celebre regista Christopher Nolan: oltre ad essersi aggiudicato l’ambito premio GOTY, l’opera di Neil Druckmann si porta a casa anche numerosi premi prestigiosi come quello di Miglior Performance (vinto dall’attrice Laura Bailey) Miglior Direzione Artistica e Miglior Action/Adventure. Ghost of Tsushima si prende il discusso Player’s Choice Award, ovvero la “scelta del pubblico” tra le polemiche già scaturite in rete mentre Hades conquista un (quasi scontato) premio Best Indie Award. Sorprese per il piccolo (e molto fortunato, va detto) team di Among Us che si ritrova in mano due premi: Best Multiplayer Award e Best Mobile Award. Piccola chicca finale: hanno annunciato l’esistenza di Perfect Dark. Se il nome non vi dice nulla, si tratta di una vecchia e gloriosa IP targata Rare che ha visto i suoi natali su Nintendo 64. Non è chiaro se si tratti di un reboot o di un remake al momento.
Qui si conclude il mio lavoro “semplice” e passo ora alla corposa sezione che va a parlare non tanto dei giochi (anche perché c’è veramente poco da dire) quanto dell’evento The Game Awards 2020 in sé. E’ pur ora di iniziare a parlare di queste faccende in maniera decisamente più seria, più diretta, più “da videogiocatori” e smetterla di fare ovazioni ad ogni pillola zuccherata che quest’industria ci fa ingoiare tra un attore famoso ospitato e l’ennesimo refrain “it’s a great time to be a gamer”. Cosa voglio dire con questo preambolo? Semplicemente che la presentazione The Game Awards 2020 ha messo in mostra, in modo decisamente evidente, quanto il modo di comunicare e di crogiolarsi nell’autoreferenzialità sia diventato endemico ed insopportabile da vedere. Lo show si è rivelato piatto, deludente, dai toni sempre più impomatati e dalle dinamiche sempre più noiose.
Faccio un piccolo passo indietro: stiamo parlando di videogiochi. Stiamo parlando della più grande rivoluzione dell’entertainment dai tempi del cinema e della televisione. Stiamo parlando di un settore che ha cambiato il mondo, che ha cambiato le vite di molti di noi (compresa quella di chi scrive queste righe) e le ha rese più divertenti, ricche di fantasia e divertimento. Per alcuni è addirittura stato l’ago della bilancia tra la vita e la morte. E’ un mondo incredibile fatto di creatività, di arte, persino di “lotta” e di combattimento contro le regole della società. Ora abbiamo grandi eventi, gestiti come presentazioni alla moda e senza più un briciolo di quella follia, di quell’appassionante scintilla che anni fa ci presentava Satoru Iwata contro Reggie Fils-Aimé in una lotta in stile anime come opening della presentazione Nintendo all’E3 2014.
The Game Awards 2020 probabilmente sarà ricordato come uno degli eventi più soporiferi, scarni e diversamente interessanti della storia recente. Un guazzabuglio inguardabile di frasi fatte, attori/attrici che ormai hanno capito dove tira il vento (a prescindere dalle loro effettive abilità come artisti) e ci ritroviamo a consegnare premi senza aver mai avuto un briciolo (noto) di interesse nel settore. Io personalmente ADORO Kenau Reeves come attore e come persona, adoro le opere di Nolan… ma cosa accidenti c’entra il grande, grandissimo registra di Tenet e della trilogia di Batman con un premio per il miglior videogioco dell’anno? Il cinema ed il videogioco NON sono attigui, non lo saranno mai anche se tentano ogni giorno di cacciarci in gola questo concetto a forza di titoli privi di gameplay e con dentro attori da milioni di dollari. Cyberpunk 2077 non diventa un gioco migliore perché c’è dentro Kenau Reeves: diventa un gioco migliore se correggono le valanghe di bug che l’ammorbano e lo rendono stabile e divertente. Super Mario divertiva milioni di persone anche prima che l’ormai celebre voce del simpaticissimo attore americano Charles Martinet lo accompagnasse ad ogni release. Poi ovviamente ci sentiamo dire “bisogna vendere un gioco AAA a 70 euro al lancio perché produrre videogiochi è diventato molto costoso”. Magari evitare di ficcare in ogni produzione attori dal cachet multimilionario, avere 20 distaccamenti all’estero ed imparare un po’ da chi ora si chiama “indie” potrebbe giovare a tutta l’industria senza intaccare la qualità.
Semplicemente, e lo dico con tutto il rammarico possibile, sono stanco ed esausto di vedere videogiochi presentati uno dopo l’altro come se fossero modelle in passerella: rapide occhiate a trailer spesso fuorvianti, parole di entusiasmo farlocco a coronare la sfilata e poi via alla prossima chicca da consumare nell’arco di pochi minuti. Sono stanco di vedere attori che non c’entrano NULLA con il mondo videoludico con premi alla mano, da consegnare a chi magari dei videogiochi ci ha fatto un lavoro. Sono stanco di frasi ripetute all’infinito, di presentazioni dai toni mirabolanti e che spesso celano soltanto autoreferenzialità, grandi tributi a loro stessi ed al nome che portano. Sono stanco delle luci psichedeliche, dei lustrini inutili, delle sfilate alla moda, dei pezzi musicali lanciati in diretta solo per allungare la broda e per dare l’ennesimo colpo di lingua ad IP stra-famose che tutto necessitano tranne che ulteriori tributi sull’altare del successo.
Davvero vi piace vedere Geoff Keighley in piedi come un automa ripetere le solite frasi prima e dopo ogni reveal con l’espressione vacua di un televenditore ai The Game Awards? Davvero vi piacciono questi show pomposi e pompati? Davvero non vedete niente di male, di strano, di “fuori posto” in questo modo di comunicare qualcosa che dovrebbe avere al centro il divertimento e la creatività? Se davvero vi piace tutto questo, allora chiudete pure questo articolo e non pensateci più: siete parte del problema e per voi andrà sempre tutto bene.