Recita un adagio, “Mai giudicare un libro dalla copertina”. Un assioma sulla cui veridicità in pochi, ci auguriamo, avrebbero da ridire: vero è che, in tempi nemmeno troppo sospetti, nel mondo dei videogiochi proprio le copertine giocavano un ruolo tutto tranne che secondario. Di certo lo ricorderanno i più attempati, quando soltanto una decina d’anni fa le edizioni “big box”, oggi tanto cercate dai collezionisti, erano all’ordine del giorno per i PC gamer. Quando i nomi di artisti come Susumu Matsushita, Bob Wakelin o Steve Hendricks divenivano più famosi per via di opere d’arte che, anno dopo anno, davano “un volto” ai giochi più celebri. Quando, in un’era senza internet e leak quotidiani, anche quella scatola di cartone poteva rappresentare un selling point tutto tranne che marginale in un mercato destinato, di lì a breve, a crescere esponenzialmente.
Non è quindi un caso se, con la propria ultima creatura, Bitmap Books voglia rendere omaggio a quelle figure, troppo spesso non celebrate come meritato, che hanno contribuito in modo essenziale alla definizione artistica del medium: ed eccoci qui con The Art of the Box, altra monumentale opera dell’editor inglese che, nelle tradizionali “oltre 500 pagine” (564, per la precisione) di altissima qualità racconta vita, carriera e opere di “illustri sconosciuti” che, inconsapevolmente, hanno spinto migliaia di giocatori ad acquistare un nuovo gioco basandosi, per l’appunto, sulla sua copertina. Vi lasciamo alla nostra recensione di The Art of the Box.
Un libro che si può giudicare dalla copertina
The Art of the Box è l’ultimo compendio dell’editore britannico, da sempre attento alle tematiche artistiche più profonde del medium, focalizzato sulle biografie e le carriere di 26 artisti di prim’ordine il cui operato, tra gli anni 80 e 90, ha caratterizzato l’estetica dei mercati orientale e occidentale del videogioco. I più esperti riconosceranno i nomi dei citati Matsushita e Hendricks, a cui si aggiungono altri inchiostri eccellenti quali Ken Macklin, Rodney Matthews, Tom DuBois, Mike Winterbauer e molti altri – apprezzatissimo anche l’omaggio ai compianti Bob Wakelin e Oli Frey, recentemente scomparsi. Non doveste ricordare molti dei nomi presenti in questo tomo, siamo comunque pronti a scommettere che, nella maggior parte dei casi, basterà uno sguardo alle oltre numerose tavole disponibili per capire istantaneamente di cosa si stia parlando.
Il tradizionale approccio didascalico di Bitmap Books funziona alla perfezione anche in The Art of the Box: immagini ad alta risoluzione e testo si fondono in armonia, dando vita a sezioni monotematiche in cui, per ciascun autore, viene sviscerata la biografia e la carriera, ma anche l’evoluzione artistica e il segno peculiare lasciato nell’industria. Il tutto condito con interviste e retrospettive estremamente interessanti, che forniscono ulteriori dettagli e contesti relativi alle opere da loro prodotte.
Il punto di forza di The Art of the Box, ovviamente, è la forte componente artistica, che vanta oltre 350 tavole dai colori brillanti che non lesinano alcun dettaglio. L’intervallo coperto dalla disamina di Bitmap Books è indubbiamente ampio, e spazia dai primi titoli di Atari VCS (dove la fantasia e l’estro dell’artista erano davvero fondamentali, considerando l’evoluzione grafica dei tempi) per arrivare a opere più recenti (troverete, tra le varie cose, retrospettive su Dishonored, sull’evoluzione artistica che ha caratterizzato i più recenti Doom, sulle fonti di ispirazione del recente Evil West). L’elenco dei titoli “coperti” dal volume, che potete consultare comodamente nella pagina dedicata del sito ufficiale, è impressionante a dir poco.
I maggiori punti di forza
Due, almeno per chi vi scrive, sono i punti di maggior forza di The Art of the Box: il primo, innegabile, è la sua capacità di mostrare come l’arte “da copertina” sia innegabilmente evoluta nel corso degli anni riuscendo tuttavia a rimanere sempre fedele a sé stessa. Questo vale tanto 40 anni or sono, quando l’immaginazione e l’autorialità ne rappresentavano la componente principale (per capirci, devi essere molto fantasioso quando il titolo che vuoi presentare raggiunge a malapena i 4bit di grafica), quanto in tempi a noi più vicini – quando, considerando gli enormi passi avanti raggiunti dalle GPU, si sarebbe potuto optare per soluzioni più impersonali e “comode” senza per questo far storcere il naso di alcuno.
Il secondo, decisamente più personale, è lo spazio dato anche ai grandi maestri della cultura orientale. Tutti noi sappiamo che, in molti casi, il medesimo gioco presenta box art differenti a seconda del mercato di riferimento (in alcuni casi, come quello di MegaMan, con risultati extra-europei al limite dell’imbarazzante). Al netto del discorso fatto in apertura, ossia di come in taluni casi una copertina “dedicata” possa rappresentare un selling point non trascurabile a seconda che il target market sia orientale o occidentale, l’insight che Bitmap Books riserva ai maestri orientali (Matsushita, Ogura o Shinkiro) permette al lettore di apprezzare una visione artistica completamente differente ma, non per questo, meno affascinante.
Scoprire la storia, l’evoluzione, le fonti ispiratrici di questi maestri è un piacere indiscutibile per gli appassionati di questi temi, al punto che – non lo nascondiamo – un ulteriore appendice dedicata esclusivamente al mondo del Sol Levante sarebbe giunta estremamente gradita. Chissà, magari un update del genere è già nei piani di Bitmap Books, che (al netto del nostro piccolo desiderio) riesce tuttavia nell’impresa di sfornare un libro unico nel suo genere e che, come più volte ribadito nel corso delle nostre recensioni, dovrebbe assolutamente fare compagnia ai suoi fratelli maggiori nelle vostre librerie.
Se abbiamo stimolato la vostra curiosità, non vi resta che acquistarlo quanto prima.
La recensione in breve
The Art of the Box rappresenta, nel vasto catalogo di Bitmap Books, una delle opere più interessanti e “trasversali” attualmente disponibili. Caratterizzato come sempre da un’estetica di prim’ordine, una scelta dei materiali (la grammatura della carta, la lucentezza delle immagini) invidiabile e un’offerta contenutistica densissima di informazioni, l’ultima creatura del publisher inglese si configura come un tomo imprescindibile per chiunque sia in grado di scorgere ed apprezzare, oltre al “semplice” aspetto ludico, anche le altre componenti vitali del DNA di questo medium. Un volume monumentale, bellissimo tanto da esporre quanto, e soprattutto, da rileggere. Se l’arte è il vostro pane e vorreste approfondire cosa si nasconde dietro quelle enormi, bellissime big box che hanno caratterizzato l’infanzia di molti giocatori, difficilmente troverete opportunità migliore.
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Voto Game-eXperience