A poco più di un anno dall’uscita di Nintendo Switch, è giunto il momento di tirare le somme sulla nuova ammiraglia del colosso di Kyoto. Dodici mesi estremamente indicativi per valutare l’andamento della nuova macchina sul mercato, capace di surclassare, nel solo 2017, le vendite complessive del precedente hardware Nintendo nel suo intero ciclo di vita: 14,86 milioni di unità di Switch contro le 13,56 milioni di Wii U. Merito sicuramente di una campagna marketing oculata che, a differenza di quanto avvenne in passato, è stata in grado di comunicare fin da subito ai futuri acquirenti le peculiarità della console e, soprattutto, di un’offerta software costante nel corso del precedente anno assolutamente invidiabile: si parte con The Legend of Zelda: Breath of The Wild, Mario Kart 8 Deluxe fino ad arrivare a Splatoon 2, Super Mario Odyssey e, per concludere, con Xenoblade Chronicles 2. Fattori, questi, su cui Switch ha sedimentato il proprio successo e continua a crescere fuori e dentro il Giappone, dove è stata persino in grado di superare, in termini di vendita, il risultato conseguito da Playstation 4 nel primo anno da lancio.
Se è vero, però, che il 2017 è stato l’anno di Nintendo Switch, il 2018 al contrario, sembra essere di transizione. Dopo i remake di Bayonetta 1 e 2 e Kirby Star Allies usciti negli scorsi mesi, il futuro prossimo di Nintendo Switch sembra essere costellato da porting più o meno interessanti di titoli già pubblicati in passato proprio su Wii U. In fondo la precedente piattaforma Nintendo vanta una notevole libreria di titoli che purtroppo non hanno ricevuto il giusto apprezzamento a causa delle scarse vendite della console. A maggio, ad esempio, sarà la volta di Donkey Kong Tropical Freeze, che verrà seguito a ruota da Captain Toad: Treasure Tracker. Un’operazione necessaria per colmare le lacune sul calendario fino al lancio delle killer app annunciate per fine anno come Metroid Prime 4 o il nuovo Pokémon; titoli che potrebbero sempre venir rimandati al primo trimestre del 2019 nel caso di imprevisti nello sviluppo. Vero che Nintendo generalmente non fa passare troppo tempo tra la presentazione di un suo gioco e la sua pubblicazione ma del primo abbiamo giusto intravisto il logo nel Direct rilasciato in concomitanza dell’E3 del 2017, mentre del secondo non sappiamo praticamente nulla, anche se voci di corridoio vorrebbero un annuncio nel breve periodo.
I vecchi titoli Wii U, in questo momento, ricoprono un ruolo importante su Switch, sia perché per la maggior parte dell’utenza risultano essere prodotti assolutamente nuovi, sia perché, essendo produzioni interne sviluppate su un hardware proprietario, non prestano il fianco a critiche sul fronte tecnico; lo stesso non si può dire per i porting di produzioni tripla A di terze parti che, al contrario, sono giunti su Switch affetti da svariate problematiche, come ad esempio i lunghi tempi di caricamento che affliggono la versione portatile di Skyrim. È anche vero che si tratta di titoli che l’utenza Nintendo sembra apprezzare indipendentemente da queste criticità, e a tal proposito basta guardare i confortanti dati di vendita di FIFA 18 giunto su Switch, oltretutto, senza alcune delle sue peculiari modalità di gioco.
Tralasciando software e mere questioni numeriche, però, quello di cui Switch soffre più la mancanza, in questo momento, è un sistema operativo all’altezza con feature ormai presenti su qualsiasi dispositivo da gioco e non. Purtroppo Nintendo non è mai stata all’avanguardia per quanto riguarda il lato software delle proprie macchine, e oggi più che mai si avverte la necessità di aggiornare quello che, a tutti gli effetti, viene considerato dagli utenti come un “tappabuchi operativo” per consentire l’uso della console. Necessità che però il colosso di Kyoto non sembra avvertire e, anzi, ha più volte espresso la volontà di continuare a pensare a Switch come una console e non una piattaforma multimediale.
Ma la mancanza di un browser internet, app dedicate alla visione di contenuti in streaming, l’impossibilità di gestire la home o riunire in cartelle le icone dei propri giochi, potrebbero anche passare in secondo piano se Nintendo introducesse quantomeno un sistema concreto per proteggere i dati di gioco e creare party chat che non passino per la scomodissima applicazione disponibile su smartphone. Ancora oggi, infatti, è impossibile trasferire i salvataggi su dispositivi esterni e nel caso di malfunzionamenti della console, il rischio di perderli per sempre è alquanto elevato. E vista la longevità di alcuni titoli come i sopracitati Mario Odyssey e The Legend of Zelda: Breath of The Wild, non è certo una cosa di poco conto.
D’altro canto è apprezzabile che, finalmente, Nintendo abbia introdotto un sistema di sconti sugli acquisiti via eShop legato alle monete oro: ogni gioco acquistato (in copia fisica o digitale) consente di riscattare valuta virtuale da utilizzare per ottenere nuovo software. Certo, in molti rimpiangeranno il vecchio Club Nintendo, che offriva premi e gadget estremamente interessanti in cambio dei famosi Punti Stella, ma quantomeno sarà possibile risparmiare anche cifre considerevoli – se siete compratori compulsivi, sia chiaro – sui nuovi giochi. Peccato che tale sistema sia subentrato a un anno esatto dalla pubblicazione della console e chi ha riscattato a suo tempo monete oro, che hanno una validità di dodici mesi, ha visto volatilizzare la propria riserva di valuta virtuale prima di poterla effettivamente usare.
Insomma, al netto di tutti questi alti e bassi, Nintendo deve ancora trovare la quadratura del cerchio, ma non dubitiamo che si tratti di una questione di una manciata di mesi prima che anche gli ultimi problemi che affliggono Switch, diventino solo un lontano ricordo.