Da quel tanto atteso 20 ottobre 2016, giorno in cui le prime certezze su una delle console più dibattute dagli internauti dacché esiste questo mercato, Nintendo Switch, hanno acquistato consistenza, sembra ormai trascorsa un’eternità. Che poi è la medesima quantità di tempo che ci separa dal 13 gennaio, data in cui il colosso dell’intrattenimento giapponese svelerà al mondo, con dovizia di particolari, la sua nuova ammiraglia.
Fin dal principio la politica adottata dalla grande N riguardo a Switch è stata quella del massimo riserbo che, piaccia o meno, ha scatenato un mare incontenibile di aspettative, sfociate in voci di corridoio incontrollate, leak e notizie che, giornalmente, si contraddicono o addirittura annullano l’un l’altra. Di tutto questo, Nintendo, ringrazia. Pubblicità gratuita che si autoalimenta da sé e prepara il terreno al lancio della nuova console made in Kyoto. È Il grande gioco del marketing che premia i lungimiranti e affossa gli sprovveduti. Tuttavia, nel mare di dubbi e incertezze in cui Nintendo fa sguazzare il suo pubblico, qualche isola si comincia a scorgere all’orizzonte. Nello specifico, Seasons of Heaven.
Tralasciando le ipotesi che in questi giorni si sono rincorse sull’ipotetica line-up di lancio di Nintendo Switch, a destare interesse è stato l’annuncio ufficiale del sopracitato titolo, con tanto di trailer pubblicato dal portale francese Gameblog e rimbalzato, poi, su tutte le testate specializzate.
Ma cos’è Seasons of Heaven? Riportando le poche informazioni che si conoscono attualmente, il gioco, sviluppato dallo studio indie francese Any Arts Production, sarebbe un’avventura basata sull’omonimo libro nel quale il giocatore vestirà i panni di Yann, un bambino affetto dalla sindrome di Asperger accompagnato da Ani, il suo adorato bulldog francese. Il teaser, rilasciato una settimana fa, mostra ben poco di quello che realmente potrà offrire il suddetto titolo ma sarebbe estremamente interessante se Nintendo, per rilanciare il rapporto con le terze parti andato in pezzi durante la passata generazione e per spingere le vendite della propria console, facesse appello a giochi alieni al suo portfolio. Indubbiamente promettenti, ma comunque distanti da quanto la grande N è solita offrire.
“Sarebbe”, ma in realtà non è.
Quel condizionale, infatti, prelude al fattaccio: Seasons of Heaven, forse, non è mai esistito. Secondo le indagini svolte dal sito web americano Switch News, il creative director del gioco avrebbe ricevuto nel 2014 una sonora bocciatura da Nintendo riguardo al progetto che, successivamente, ha acquisito le fattezze di un libro. Nel medesimo anno Any Arts Production spostò la propria sede in quel di Los Angeles ma, sempre a detta di Switch News, nel 2016 la software house versava in condizioni economiche talmente precarie da non essere nemmeno in grado di continuare a pagare i propri uffici.
Oggi, il gioco ha fatto la sua prima apparizione finendo sotto i riflettori di tutto il mondo ma è stato lo stesso Nico a sottolineare che quanto visto nel trailer proviene da una versione PC del gioco e che si augura di poter raggiungere la medesima qualità anche su Nintendo Switch. Trailer, a detta del già citato sito web, realizzato sfruttando la demo Kite di Unreal Engine. Nemmeno il full reveal trailer, rilasciato ieri dallo studio francese e in cui compare in bella mostra la dicitura “Coming for Nintendo Switch”, sembra aver dissolto i dubbi che avvolgono il progetto
L’intera faccenda pone quindi seri dubbi sullo stato dei lavori di Seasons of Heaven che non sarebbero mai stati avviati sul nuovo dispositivo del colosso giapponese visto che, tra l’altro, Any Arts Production non avrebbe nemmeno ricevuto il dev kit per lo sviluppo del gioco. Tesi corroborata anche dalle dichiarazioni fatte su Twitter dalla nota insider Laura Kate Dale il 19 dicembre.
Senza contare l’embargo posto a tutte le software house legate a doppio filo con Nintendo Switch che dovrebbe scadere proprio in concomitanza con la presentazione ufficiale della console.
A cosa è servito tutto questo trambusto allora? Che senso ha pubblicizzare un gioco (che a quanto pare, non esiste) per una console che non è ancora stata commercializzata e di cui si conosce poco o nulla?
Semplice: puro marketing.
Probabilmente un abile tentativo per generare interesse intorno a Seasons of Heaven e sperare di allargare il futuro bacino di utenza in vista di una eventuale campagna Kickstarter. E se tale si rivelasse, costituirebbe un increscioso precedente in un mercato che, di incresciosi precedenti, ne ha visti anche troppi (qualcuno ha detto Sean Murray?). Any Arts Production ha dimostrato, in realtà, quanto sia facile vendere fumo tanto alla stampa specializzata quanto al pubblico e, al contempo, generare un ritorno di immagine, il quale verrà poi convertito in credito nel momento in cui Nico Augusto e il suo team inizieranno la raccolta fondi per il gioco. Ovviamente questo non sarebbe il primo caso di “progetto fantasma” che finisce su Kickstarter ma è di certo la prima volta che una software house pubblicizza il proprio gioco per una console che, tra le altre cose, è a tutt’oggi avvolta dal mistero. Un bel campanello d’allarme che non è scattato al momento giusto permettendo a Any Arts Production di raggiungere il proprio scopo. In fondo, si sa, la pubblicità è l’anima del commercio. E in un mercato come quello dei videogiochi, in cui la competizione tra le piccole e medie software è sempre più serrata, emergere è diventato l’obiettivo primario ancor prima di realizzare il proprio prodotto. Soprattutto se si pensa che, oggi, persino le major del settore investono molte più risorse in pubblicità che nella realizzazione di un gioco. Ubisoft docet.
Manovre comunque ingiustificabili e che, inevitabilmente, finiscono per influire sul prodotto finale danneggiando tanto l’utenza quanto gli stessi team di sviluppo che faticano poi ad ottenere l’attenzione del pubblico sempre meno propenso a concedere la propria fiducia. Emblematiche in tal senso sono state le parole Jean Christophe Baillie, sviluppatore del sandbox spaziale Dual Universe, in relazione al caos scatenato dall’opera prima di Hello Games: “No Man’s Sky ci ha rovinato”. Parole cariche di rabbia e sicuramente scaturite dalla forte battuta di arresto che ha subìto la sua raccolta fondi su Kickstarter a causa del gioco sviluppato da Sean Murray. Per certi versi è comprensibile la sfiducia della community nei confronti di Dual Universe, titolo che per quanto diverso da No Man’s Sky, si fonda sulle stesse premesse ma resta comunque un chiaro segnale di come il pubblico reagisca con sdegno di fronte a manovre di marketing aggressive e controproducenti sul lungo periodo.
In definitiva, la vicenda legata a Seasons of Heaven potrebbe costituire un ulteriore ostacolo tra gli studi di sviluppo indipendenti e la loro utenza, sempre se, quelle che allo stato attuale costituiscono delle semplici voci, si riveleranno fondate.
Come finirà questa vicenda e se tutti gli interrogativi legati al titolo troveranno risposta non c’è ancora dato saperlo ma, come si diceva in apertura, un fatto è certo: Il grande gioco del marketing premia i lungimiranti e affossa gli sprovveduti. Fortuna permettendo.